Lunedì 20 settembre

Settimana della 3 domenica dopo il martirio – Lunedì

La settimana che iniziamo ci farà celebrare la festa di San Matteo e, per noi ambrosiani, soprattutto, Sant’Anatalo e tutti i santi vescovi milanesi, mentre per devozione, molti ricorderanno con gioia san Pio da Pietrelcina. Continuiamo anche in questi giorni la lettura della lettera di San Giovanni che lascerà poi il posto a quella di San Pietro.

Vangelo

Lc 17, 26-33
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Louscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva».

“Come avvenne nei giorni di Noè…”: al di là della vicenda, molto nota, del diluvio universale, appare chiaro che i giorni degli uomini sono sempre gli stessi: ci si dà da fare, si vende, si compra, si mangia, si cerca di vivere al meglio che si può, ovviamente accanto alle preoccupazioni, ai problemi, alle difficoltà che ogni generazione sperimenta. Perché ci sono uomini che, mentre si compiono le cose che tutti compiono, sanno accorgersi di ciò che Dio rivela? Perché ci sono uomini che “vigilano” mentre tanti altri vivono come capita, prendendo quello che c’è, non accorgendosi minimamente di quello che Dio rivela? Perché sono uomini che amano! Quando uno ama tutto diventa possibile. Anche nel tempo che si condivide con gli altri, buono o sfortunato che sia, chi ama trova sempre il modo per interrogarsi su cosa Dio stia rivelando e su cosa occorra fare per vivere bene il tempo che viene donato. Chi non ama, chi è ripiegato su sé stesso, chi mette la sua forza solo nelle cose da fare, vive il suo tempo ma senza vigilanza e, soprattutto, senza alcuna possibilità di accorgersi di quello che Dio rivela a chi lo ama.

1 Giovanni

1Gv 4, 15-21
Lettura della prima lettera di san Giovanni apostolo

Figlioli miei, chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio. E noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui. In questo l’amore ha raggiunto tra noi la sua perfezione: che abbiamo fiducia nel giorno del giudizio, perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo. Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore. Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo. Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello.

È questo il tema che possiamo anche ritrovare nella prima lettera di San Giovanni con la lectio che dura ormai da molti giorni e che ci aiuta a focalizzare ancor meglio i temi del Vangelo. San Giovanni parte da una considerazione di carattere teologico: non siamo stati noi ad amare Dio per primi. È lui che ci ha amati quando ancora non eravamo consapevoli di nulla. Dio, infatti, ama ogni uomo e, quindi, anche noi, dal profondo della sua eternità. Quando si giunge a questa consapevolezza, e cioè a capire davvero che non siamo stati noi ad amare Dio per primi, allora si comprende che si può amare come Dio ama. L’amore che ci possiamo scambiare come uomini, l’amore con il quale possiamo renderci vicini gli uni agli altri, deve nascere proprio da questa consapevolezza: amato per primo da Dio, ciascun uomo, ciascuna donna, può vivere un raggio di riflesso di questo amore, nel suo concreto donarsi agli altri, in una di quelle forme che sono rese possibili da Dio stesso che si rende vicino ad ogni uomo, in qualsiasi tempo.

Per San Giovanni questo è il cuore del Vangelo. Il primo e più importante o l’unico comandamento nel quale possiamo radunare tutta la fede cristiana, è proprio e solo il comandamento dell’amore. Chi ama imita Dio, chi ama cresce come Dio richiede. Chi ama, senza nessuna pretesa, con gesti che sanno di assoluta gratuità, imita Dio e ne diviene erede.

Anzi, terminava San Giovanni, l’amore che si deve rendere visibile e riconoscibile con pensieri, parole e gesti, dice anche di un altro amore che rimane nascosto, segreto, vissuto nell’intimo delle coscienze: la fede. La fede è e rimane quella forma invisibile di amore che viene poi testimoniata nelle opere della carità compiute con gratuità.

Per noi

Le parole di San Giovanni non sono certo nuove. Chissà quante volte le abbiamo già sentite, chissà quante volte abbiamo già avuto l’occasione di meditare su di esse. Eppure c’è sempre qualcosa che ci sfugge di questo comandamento dell’amore. Sebbene sia l’oggetto costante delle nostre meditazioni, sebbene ci sia grande attenzione per ricordarci di questo comandamento, poi i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre opere, dicono il contrario! Ci è sempre molto difficile cercare di fare nostro questo comandamento.

Chiediamo al Signore di avere molta pazienza con noi! Chiediamo al Signore di saper vivere bene i richiami che egli ci dona per vivere, con attenzione sempre rinnovata, anche quello che noi, da soli, non sappiamo vivere. Chiediamo al Signore la forza di stare nella sua Chiesa per ottenere quella benedizione che ci è necessaria per vivere il comandamento dell’amore.

2021-09-17T14:06:25+02:00