Mercoledì 21 aprile

Settimana della 3 domenica di Pasqua – Mercoledì

Vangelo

Gv 6, 1-15
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Le due Scritture di oggi possono essere radunate attorno ad un’unica domanda: che cosa conta di più nella vita del discepolo, della Chiesa? Che cosa deve contare di più nella vita dell’uomo?

Nel Vangelo ci sono moltissimi elementi che ci dicono cosa conta per Gesù. Conta, per esempio, stare in compagnia degli uomini. Egli è venuto per questo, per incontrare l’uomo ferito dal peccato.

Conta essere attento alle loro condizioni di vita, ecco la preoccupazione molto umana di Gesù per tutti coloro che lo stanno seguendo e che non hanno preso da mangiare. È un’attenzione molto fine del Signore, che avrebbe anche potuto finire la sua predicazione e rimandare tutti alle proprie case, invece di interessarsi, in prima persona, di quel cibo che era necessario per una moltitudine così grande.

Conta coinvolgere i discepoli. Ecco il senso delle interrogazioni del Signore e quel continuo rimando a ciò che si può fare, insieme, per una moltitudine così grande. Gesù avrebbe potuto fare qualsiasi cosa senza l’aiuto di nessuno. Non è lo stile di Gesù che, invece, preferisce coinvolgere gli uomini, partendo da quello che hanno, da quello che sanno fare, da quello che sanno dare.

Tra tutte queste attenzioni e cose che contano emerge, ben chiaramente, cosa conta soprattutto per Gesù: è il gesto dello spezzare del pane, anticipo, preludio della Santa Eucarestia. È un segno per la vita del discepolo, è un segno per la vita di quella gente che era fisicamente là ad ascoltare e ad osservare. È un segno per la futura Chiesa. Ciò che conterà sopra ogni cosa, nella vita dei singoli così come nella vita delle comunità sarà quel sacramento del pane spezzato, sarà quella presenza nel pane e nel vino che è l’Eucarestia.

Atti

At 6, 1-7
Lettura degli Atti degli Apostoli

In quei giorni. Aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani. E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.

Lo vediamo molto bene anche nella pagina degli Atti. Conta molto il servizio dei poveri, l’attenzione alle loro condizioni di vita, il “servizio delle mense”, cioè l’attenzione ai poveri che sono sempre parte di ogni società e, quindi, anche della prima Chiesa di Gerusalemme. Ma “non è giusto che noi trascuriamo il servizio della Parola” nemmeno per un intento così nobile. Non è giusto trascurare la Parola di Dio e il sacramento della sua presenza, che è riservato agli apostoli, nemmeno se si deve dar da mangiare ai poveri di una città. Non si deve trascurare quest’opera e non si deve assolutamente giustificare il distacco dalla sorgente che di quell’opera è il sostegno e il cuore. Senza Parola di Dio che la sostenga, senza attenzione alla comunione costante con il Signore presente nella sua Chiesa, si rischierebbe di perdere ogni riferimento a Dio e si rischierebbe di trasformare qualsiasi opera buona di carità in un attivismo senza anima. Ecco il perché di questa saggia decisione che porta all’istituzione del diaconato e, quindi, ad un ordine che si sappia interessare del servizio ai poveri lasciando i ministri della Parola e del Sacramento pienamente dediti al servizio ecclesiale per il quale la loro vocazione è stata pensata.

Indicazione preziosissima per noi, Chiesa di oggi.

Per noi

Le domande:

  • Che priorità diamo alle nostre assemblee?
  • Quanto conta il costante riferimento alla Parola e all’Eucarestia nelle nostre Parrocchie?
  • Quanto le azioni di carità discendono e dipendono dalla celebrazione?

Sono domande per noi! Sono domande che devono sempre inquietare la nostra Chiesa. Sono orizzonti di senso nei quali collocare tutto quello che viviamo, tutto quello che diciamo, tutto quello che fa parte del nostro modo di essere Chiesa oggi. Se tutto non partisse dal raduno per l’ascolto, l’annuncio, l’approfondimento e la comprensione della Parola di Dio e se tutto non trovasse il suo apice nella celebrazione della S. Eucarestia, sovvertiremmo l’ordine delle cose.

Non allontaniamoci mai dalla sorgente di amore, bene, pace che è contenuta nel Sacramento e nella Parola. Saremo Chiesa di Cristo nel tempo.

  • Siamo disposti a fare questo?
  • Ci facciamo questa domanda tutti i giorni?

Disponiamoci ad una verifica per essere, poi, pronti a vivere bene quel costante rinnovamento della vita che è iniziato nel Battesimo, ma che deve proseguire ogni giorno della nostra vita.

2021-04-15T17:29:10+02:00