Mercoledì 21 ottobre

Settimana dopo la dedicazione – Mercoledì

Vangelo

Mc 6, 7-13
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo. Il Signore Gesù chiamo a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

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Dopo due vangeli di chiamata, ecco il vangelo della missione. Esso si sposa perfettamente con il tempo che stiamo vivendo, come ho già richiamato più volte ed anche con il mese missionario al quale vogliamo partecipare in unione a tutta la Chiesa. Anche oggi possiamo commentare questo Vangelo alla luce della parola che scandisce questo tempo: “solidali”.

I discepoli sono solidali della medesima missione del Signore: una missione iniziata da Cristo e da Lui sostenuta anche nell’agire dei discepoli.

I 12 sono solidali rispetto ad una missione che è comune, che deve essere condotta a due a due. Sono quindi partecipi l’uno della missione dell’altro. Anche se divisi per il mondo, anche se su fronti diversi, essi sono sempre partecipi di quell’unica missione di Cristo che rende partecipe l’uomo nell’azione di annuncio del Vangelo e che chiama alla partecipazione per il bene della vita della Chiesa.

I 12 sono anche solidali della vita delle persone a cui sono inviati. Essi devono condividere tutto di loro: il luogo di vita, il cibo, le aspettative, le difficoltà. Quella dei 12 è davvero una missione di solidarietà unica, partecipi e solidali della vita di Dio, si rendono partecipi e solidali della vita dell’uomo. Una doppia solidarietà: in Cristo e con l’uomo.

Apocalisse

Ap 1, 10; 2, 8-11
Lettura del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Nel giorno del Signore udii una voce potente che diceva: All’angelo della Chiesa che è a Smirne scrivi: «Così parla il Primo e l’Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita. Conosco la tua tribolazione, la tua povertà – eppure sei ricco – e la bestemmia da parte di quelli che si proclamano Giudei e non lo sono, ma sono sinagoga di Satana. Non temere ciò che stai per soffrire: ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte».

Anche il testo dell’Apocalisse può essere riletto alla luce della solidarietà di cui ci ha già parlato il Vangelo; siamo di fronte ad una chiesa che sta per essere investita dalla persecuzione. Ovviamente questo è il grande tema che si abbatte su molte chiese antiche e che preoccupa non poco nella Chiesa di quel tempo. Si tratta di pensare a cosa accadrà, a che fine faranno molto uomini, donne, bambini. Si tratta di pensare alla loro sofferenza, a cosa dovrà loro accadere. L’Apocalisse, lo abbiamo detto, è un libro di consolazione. Che consolazione si apre per tutti costoro?

La consolazione di essere solidali con Cristo. Ecco la prima consolazione di cui parla il testo. Ogni cristiano che soffre nella persecuzione sa di essere vicino a Cristo sofferente. Ogni cristiano perseguitato sa che, prima di lui, hanno perseguitato il Maestro e sa bene che non c’è tregua per il mistero del male che assedia la Chiesa. C’è una solidarietà che non può proprio essere saltata.

La consolazione che viene dall’essere solidali con tutti quegli uomini e quelle donne che nel mondo, nella Chiesa di quel tempo, soffrono. Anche questa solidarietà è fonte di consolazione. Sentendosi uniti tra loro, i grandi martiri si sono sostenuti a vicenda nell’atto di dare la vita per amore di Cristo.

La consolazione di essere partecipi dell’eredità dei santi. Anche questa solidarietà giova molto a colui che morirà martire: il premio per una vita donata è la vita in Dio, il premio per una vita che diventa donazione fino alla fine, è la visione stessa del volto di Dio.

Per noi.

  • Abbiamo anche noi questa forza?
  • Ci sentiamo solidali con tutti coloro che, nel mondo, soffrono per la testimonianza da rendere a Cristo?
  • Come ci sentiamo sostenuti verso quella meta per tutti che è la santità?

Le consolazioni che il libro dell’Apocalisse porta dentro di noi, sono davvero la fonte di quella solidarietà che anche noi, come uomini, dovremmo vivere. Solidali con gli uomini del nostro tempo, siamo chiamati ad essere portatori di speranza e di consolazione. Questa è la nostra missione questa missione è davvero alla portata di tutti. Tutti, infatti, possiamo essere partecipi di questa logica di comunione senza la quale non c’è alcuna missione. Chiediamo ancora al Signore e a Maria, che sempre intercede per noi, di essere pronti a vivere questa logica per il bene non solo della nostra anima, ma del mondo intero.

2020-10-16T08:37:38+02:00