Martedì 20 ottobre

Settimana dopo la dedicazione – Martedì

Vangelo

Mc 3, 13-19
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo. Il Signore Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanerghes, cioè «figli del tuono»; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

Come ho già detto anche ieri, leggiamo anche oggi una pagina di vocazione. All’inizio di questo periodo dell’anno liturgico, che sottolinea la vita della Chiesa e la permanente presenza di Cristo nel mistero della Chiesa, leggiamo la chiamata dei 12 discepoli, che venivano espressamente richiamati. È chiaro l’intento del Signore e anche dell’Evangelista nel parlarci di questo episodio singolare della vita di ciascuno di loro: è la logica della comunione che presiede alla chiamata; è la logica della solidarietà che emerge da quella salita sul monte sul quale si costituisce quel collegio del tutto singolare che è il collegio apostolico. Anche la Chiesa, che rilegge queste parole, è invitata ad entrare nella logica della solidarietà al mistero della salvezza. La Chiesa che nasce e che sempre si deve richiamare alla logica di quella chiamata, trova nella partecipazione al mistero della salvezza la sua ragion d’essere.

Apocalisse

Ap 1, 9-20
Lettura del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmoa causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatira, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea». Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro. I capelli del suo capo erano candidi, simili a lana candida come neve. I suoi occhi erano come fiamma di fuoco. I piedi avevano l’aspetto del bronzo splendente, purificato nel crogiuolo. La sua voce era simile al fragore di grandi acque. Teneva nella sua destra sette stelle e dalla bocca usciva una spada affilata, a doppio taglio, e il suo volto era come il sole quando splende in tutta la sua forza. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito. Il senso nascosto delle sette stelle, che hai visto nella mia destra, e dei sette candelabri d’oro e questo: le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese, e i sette candelabri sono le sette Chiese.

Inizia oggi la lettura del libro dell’Apocalisse che segnerà questa ultima fase del tempo liturgico prima dell’inizio di un nuovo ciclo.

Il libro dell’Apocalisse è uno scritto pieno di consolazione, che vuole parlare proprio della consolazione della fede a chi, nel tempo, lotta per essa.

Potremmo dire che tutto il libro cercherà di sottolineare la partecipazione e la solidarietà dei credenti al mistero di salvezza che si dona in Cristo Gesù a ciascun credente e della partecipazione alla speranza che da questo mistero nasce ed emerge.

La solidarietà in questa speranza cristiana è la partecipazione anche alla sofferenza del Signore, come Giovanni ricordava bene rispetto alla sua vita: egli si trova a Pathmos proprio a causa della persecuzione che è in atto contro la chiesa. Persecuzione che, ai suoi occhi, acquista una luce del tutto particolare, infatti egli ha già visto morire tutti i suoi compagni, tutti coloro che sono stati apostoli con Lui. Nella sofferenza per la morte violenta di tanti amici ma nella certezza della risurrezione eterna, San Giovanni vuole rendere solidali i lettori in quel cammino di fede che solo può garantire forza e sicurezza per i giorni della vita.

Questa solidarietà è evocata anche rispetto alla famose 7 chiese dell’Asia minore, quelle 7 chiese che saranno subito coinvolte nello scritto. Anche qui si vede bene come la logica dell’Apostolo sia quella della condivisone, della partecipazione, il che fa dell’Apocalisse non quel libro terribile e terrificante che deve rivelare le cose ultime, come spesso abbiamo in mente, ma il libro della comune consolazione di fede, il libro che sostiene la fede di chi si sente chiamato da Dio a partecipare a quella salvezza eterna che è comune a tutti i battezzati, che è comune a tutti coloro che amano Dio e che desiderano compiere il medesimo cammino di salvezza.

Per noi

Credo che tutti siamo invitati a comprendere non solo la bellezza di questo scritto, ma, soprattutto, a comprendere l’importanza di quella solidarietà nella salvezza di cui, seppur brevemente, Giovanni ci ha parlato con queste sue brevi parole. Il mese dell’ottobre missionario ci sta facendo percepire la bellezza di una comune salvezza, di una comune consolazione che diventa, se noi lo desideriamo, principio che sostiene la vita.

Lasciamoci coinvolgere anche noi in questa dimensione, così da poter accedere a quella partecipazione alla consolazione che viene da Dio e che tutti siamo chiamati a condividere mentre viviamo il tempo in cui è la chiesa che, consapevole della permanente presenza del Signore, deve portare avanti l’annuncio del Vangelo e la consolazione che viene da Cristo.

Maria, che è ella stessa madre della consolazione, ci sostenga e ci guidi in questo cammino di salvezza.

2020-10-16T08:34:02+02:00