Settimana dopo la dedicazione – Lunedì
Settimana scorsa abbiamo imparato a rileggere le scritture partendo dalla parola “partecipi” che il mese missionario ci ha consegnato. Questa settimana siamo invitati a riflettere sul tema “tessitori di fraternità” che rimane per tutto il mese, a partire dalla parola “solidali”. È quindi con questo “ritornello” che cercheremo di comprendere i testi biblici.
Vangelo
Gv 1, 40-51
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro. Il giorno dopo Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsaida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nazaret». Natanaele gli disse: «Da Nazaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaele: «Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
Mi pare che il primo aiuto ci venga offerto dal Vangelo. Sempre, quando inizia una nuova fase del tempo liturgico, come già vi ho detto più volte, la Chiesa di Milano ci fa leggere la chiamata di un apostolo. La chiamata di Filippo e Natanaele mi pare possa proprio essere riletta a partire da questa parola. Vediamo proprio questo atteggiamento in Andrea, che già aveva reso solidale il fratello Pietro della vocazione ricevuta, che, ancora, si accinge a rendere solidali altri della grazia avuta in dono. Ecco la partecipazione di Filippo, il quale, a sua volta, come avete sentito, rende solidale del dono della chiamata Natanaele, un suo concittadino. C’è, dunque, nel Vangelo di oggi, una chiara indicazione sulla solidarietà alla salvezza che viene messa in comune dai discepoli, tutti solidali allo stesso modo della grazia di Cristo. La vocazione non è una elezione esclusiva, ma un ministero di partecipazione e solidarietà nella grazia di Dio.
2 Giovanni
2Gv 1-13
Lettura della seconda lettera di san Giovanni apostolo
Io, il Presbitero, alla Signora eletta da Dio e ai suoi figli, che amo nella verità, e non io soltanto, ma tutti quelli che hanno conosciuto la verità, a causa della verità che rimane in noi e sarà con noi in eterno: grazia, misericordia e pace saranno con noi da parte di Dio Padre e da parte di Gesù Cristo, Figlio del Padre, nella verità e nell’amore. Mi sono molto rallegrato di aver trovato alcuni tuoi figli che camminano nella verità, secondo il comandamento che abbiamo ricevuto dal Padre. E ora prego te, o Signora, non per darti un comandamento nuovo, ma quello che abbiamo avuto da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. Questo è l’amore: camminare secondo i suoi comandamenti. Il comandamento che avete appreso da principio è questo: camminate nell’amore. Sono apparsi infatti nel mondo molti seduttori, che non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l’anticristo! Fate attenzione a voi stessi per non rovinare quello che abbiamo costruito e per ricevere una ricompensa piena. Chi va oltre e non rimane nella dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi invece rimane nella dottrina, possiede il Padre e il Figlio. Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo, perché chi lo saluta partecipa alle sue opere malvagie. Molte cose avrei da scrivervi, ma non ho voluto farlo con carta e inchiostro; spero tuttavia di venire da voi e di poter parlare a viva voce, perché la nostra gioia sia piena. Ti salutano i figli della tua sorella, l’eletta.
Leggiamo poi, oggi, la seconda lettera di Giovanni. Anche questo testo ci fa pensare alla solidarietà di molti alla salvezza, solidarietà che avviene, anzitutto, nella vita della Chiesa. San Giovanni parlava a “tutti coloro che partecipano della verità”, cioè a tutti coloro che si sentono radunati nel nome del Signore e che sono solidali della vita di quel suo mistico corpo che, appunto, è la Chiesa. Ancora Giovanni parlava di “figli che camminano nella verità”, ovvero di persone che vogliono vivere i comandamenti, come l’apostolo stesso diceva, ma che, ancor più, vogliono vivere l’unico comandamento del Signore, il comandamento dell’amore.
Cosa si oppone a questa solidarietà? Cosa si oppone a questo mistero di partecipazione della grazia di Dio? Si oppone la “dottrina dell’anticristo”, cioè quel divenire partecipi del mistero del male che, pure, raduna molti uomini. Questa solidarietà nel male non dovrebbe riguardare il cristiano, che si pone su un altro piano e che guarda alla vita in un modo del tutto differente, il modo di Cristo, cioè l’amore.
Da questa differenza nasce anche un comportamento molto pratico: San Giovanni chiede a chi partecipa del mistero di Dio di “non ricevere in casa e non salutare chi partecipa alle opere malvagie”. Siamo, quindi, di fronte anche ad un richiamo molto forte a non partecipare alla vita di chi opera il male, ma solo a quella di chi opera secondo il piano di Dio per la vita della Chiesa. Indicazione fortissima, alla quale forse siamo anche poco abituati, con quel tentativo che facciamo sempre di accoglienza di tutti e di ascolto di tutti!
Per noi
- Cosa significa, per noi, essere solidali della grazia di Cristo?
- Di quale vocazione siamo solidali?
Credo proprio che possiamo iniziare la settimana con questa riflessione sulla non esclusività della vocazione e sulla chiara indicazione che abbiamo avuto dalle scritture ad essere partecipi di quell’unico mistero di salvezza che rende bella la vita e che rende veri i nostri giorni. Papa Francesco ci richiama molto spesso alle necessità del vivere in comunione con gli altri, dell’essere solidali con il mistero di salvezza che viene proposto a tutti, del sentirci partecipi dell’unico cammino della Chiesa. Forse facciamo sempre un po’ fatica a comprendere tutto questo. Così come facciamo fatica a sentirci partecipi dell’animazione missionaria che siamo tutti chiamati a condividere, per il bene della Chiesa. Ben venga, allora, il richiamo che riceviamo, così da essere un poco più partecipi della grazia che abbiamo e che ci è stata rinnovata, ancora una volta, nella festa della Madonna del Rosario.