Settimana in albis – venerdì
La paura di non sapere risolvere le cose
Forse anche noi abbiamo avuto l’impressione di avere forze sproporzionate rispetto ad una cosa da fare, ad un compito da assolvere, ad una “missione” da vivere. Forse anche noi ci siamo detti o abbiamo detto ad altri, talvolta: come faremo? Come faremo a fare questo? Come faremo a sopportare quest’altro?
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA At 10, 34-43
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni. Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti. Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».
SALMO Sal 95 (96)
Annunciate a tutti i popoli le opere di Dio.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. R
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome. R
Portate offerte ed entrate nei suoi atri.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine. R
EPISTOLA Fil 2, 5-11
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fratelli, abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
VANGELO Mc 16, 1-7
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungere il corpo di Gesù. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”».
DOPO IL VANGELO
La paura delle donne
La narrazione del Vangelo è, di per sé, molto concreta e, ancora una volta le donne del Vangelo ci dicono che la loro paura è stata molto concreta. Esse hanno avuto paura di non sapere come fare a spostare una pietra. La loro paura era quella di non entrare nel sepolcro. Dal momento che il loro compito era un’unzione, sul corpo di un morto, l’unica soluzione possibile era quella di dover entrare dentro una tomba. Ma come fare se questa era sigillata? Ecco la loro paura. Per tutto il cammino verso la tomba non hanno fatto altro che parlare di questo. Poi, di fronte ad una tomba aperta e vuota, hanno compreso che le loro paure si erano dissolte. Altro era il compito. Tornare in città, tornare nel cenacolo, soprattutto tornare da Pietro, dall’autorità ecclesiale, per dire quello che avevano visto e udito da quel giovane che era apparso loro per dare forza al loro cammino, alla loro fede, al loro cuore in pena. Il Signore muta la paura delle donne in coraggio. Dal non sapere come fare, nasce qualcosa di assolutamente diverso: un compito ben più importante e difficile per il quale, però, le donne non temono! Sanno che c’è una forza che le accompagna e una comunità che farà da riferimento a quella loro missione di prime annunciatrici del Vangelo. Il cuore di questa missione di annuncio del Vangelo è espresso anche dalle parole: “egli vi precede in Galilea”. La missione nasce non solo dal buon cuore, dalla generosità, dalla determinazione. La missione per portare il Vangelo nasce proprio quando ci si sente sorretti da uno che ci precede. Le donne sanno che questo è vero, sanno che questo è più che mai reale! Il Signore precede e accompagna. Ecco perché, da timorose, tornano impavide e coinvolgono tutti verso quella meta che riporterà tutti all’origine della chiamata e del ministero di ciascuno, infondendo coraggio a tutti.
La risoluzione della paura
Credo che a tutti noi venga detta la stessa cosa. Rispetto alle nostre paure, rispetto alle difficoltà della nostra vita, soprattutto quando ci sembra di non farcela perché siamo come bloccati di fronte ad una pietra che ci sembra irremovibile, impariamo a dire che il Signore ci precede e ci aspetta. Impariamo a sentire che ogni nostra opera, ogni nostro giorno di vita, possono davvero essere sorretti dal Signore che già ci precede lì dove siamo attesi, lì dove dobbiamo arrivare. Alla fine di questa settimana in albis credo che sia molto bello sentirci dire che il Signore ci precede in ogni cosa. Questa dovrebbe essere proprio la sicurezza che ci accompagna ogni giorno. Il sapere che il Signore ci precede e che è, al tempo stesso, la guida per ogni nostra azione, credo sia davvero la cosa più rassicurante che possiamo trovare. Nei nostri giorni incerti questa deve essere la più grande certezza che ci accompagna sempre e che non ci lascia mai.
Per noi e per uscire dalla paura
Come possiamo concretamente sperimentare tutto questo? Come possiamo concretamente operare in questa direzione? Solo vivendo quella comunione eucaristica che crea quella comunione di uomini senza la quale la fede è come monca, zoppa, limitata, sterile.
Esercizio pasquale
Domani termina la settimana in albis. Entriamo nel tempo in “albis depositis”, cioè “quando si tolgono le vesti bianche”. Tutta questa settimana, ultima che dedichiamo al tema delle paure, ci ha detto che, qualsiasi sia la nostra paura, qualsiasi sia la nostra difficoltà o ansietà, noi siamo invitati a risolverla con il continuo riferimento alla Parola di Dio, alla comunione eucaristica e alla vita in comunità. Credo che questi tre elementi non siano affatto nuovi, eppure, spesso, ce li lasciamo sfuggire di mano. Li conosciamo bene, li capiamo bene, ma non siamo sempre pronti a sfoderare queste argomentazioni quando le cose sono critiche. Forse il cuore di questa celebrazione della Pasqua potrebbe essere proprio questo. Se lo capiamo, se comprendiamo questa verità, credo che tutti possiamo essere pronti a vivere bene il tempo di Pasqua che, dopo averci visti protagonisti di questa progressiva liberazione da ogni paura, chiede a noi impegno per una testimonianza di fede autentica e vivace.