Settimana in albis – sabato
La paura di guardare al futuro
Mentre concludiamo la settimana in albis, vorrei che riflettessimo sulla paura del futuro. È, questa, oggi, una paura tipica dei giovani, ma anche gli adulti o gli anziani potrebbero avere paura del futuro che sta, comunque, davanti a loro.
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA At 3, 12b-16
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni. Pietro disse al popolo: «Uomini d’Israele, perché vi meravigliate di questo e perché continuate a fissarci come se per nostro potere o per la nostra religiosità avessimo fatto camminare quest’uomo? Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. E per la fede riposta in lui, il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo che voi vedete e conoscete; la fede che viene da lui ha dato a quest’uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi».
SALMO Sal 64 (65)
A te si deve lode, o Dio, in Sion.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.
Per te il silenzio è lode, o Dio, in Sion,
a te si sciolgono i voti.
A te, che ascolti la preghiera,
viene ogni mortale. R
Beato chi hai scelto perché ti stia vicino:
abiterà nei tuoi atri.
Ci sazieremo dei beni della tua casa,
delle cose sacre del tuo tempio.
Con i prodigi della tua giustizia,
tu ci rispondi, o Dio, nostra salvezza. R
Gli abitanti degli estremi confini
sono presi da timore davanti ai tuoi segni:
tu fai gridare di gioia
le soglie dell’oriente e dell’occidente. R
EPISTOLA 1Tm 2, 1-7
Prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Carissimo, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
VANGELO Gv 21, 1-14
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
La paura sulle rive del lago
A suggerirmi questa meditazione è quel particolare del Vangelo che abbiamo appena ascoltato. I discepoli sono tornati in Galilea, Gesù si sta manifestando loro dopo la sua risurrezione e continua ad infondere coraggio nei discepoli che si stanno riprendendo dai giorni della Pasqua. Ci sarebbero tutti gli elementi per iniziare la missione più volte prospettata loro da Gesù. Sarebbe l’ora di riprendere la via dell’evangelizzazione e della testimonianza. Invece i discepoli, e soprattutto Simon Pietro, prendono il largo con le loro barche. Il che significa che sono tornati al mestiere di prima, a quello che facevano prima di incontrare il Signore. Tre anni con il Maestro non sono serviti? Davvero la paura di quel futuro di missione è stata più forte e bloccante per ciascuno di loro? Evidentemente sì. La missione non è partita subito con grinta, non è partita immediatamente dopo la risurrezione del Signore. C’è voluto del tempo; i discepoli, prima, hanno dovuto riprendere in mano la loro vita, capendo che il quotidiano che li attendeva era un quotidiano senza la presenza fisica del Signore ma solo con la sua presenza spirituale. I discepoli hanno dovuto accettare di dover guardare al futuro ciascuno per proprio conto, ciascuno secondo quello che ha permesso la propria libertà, ciascuno facendo in modo che lo Spirito del Signore lavorasse nella propria anima, nel proprio cuore e portasse a compimento quel progetto di libertà che riguardava ciascuno di loro.
Insieme, poi, hanno dovuto vincere le paure di questo futuro incerto, ciascuno per sé, ma con quella forza comune che proveniva dalla preghiera insieme, dal ripensare alla parola del Signore e, soprattutto, anche in quell’occasione, dalla celebrazione comune dell’Eucarestia, sulle rive del lago. Anche i discepoli hanno fatto, per primi, quello che dobbiamo fare noi, quello che viene proposto a noi: hanno risolto le loro paure stando insieme, pregando, celebrando la Santa Eucarestia.
La risoluzione della paura
Anche noi abbiamo le nostre paure per il futuro. Chi è giovane perché guarda all’incertezza del domani, chi è anziano perché sa che i suoi giorni si avviano alla fine, chi è adulto perché vede ancora forti le responsabilità del proprio compito, della propria vita. Ciascuno ha le sue difficoltà e ciascuno ha le sue paure del futuro, che, per tutti, rimane incerto e difficile. Anche noi usciremo dalle paure del futuro sostenendoci a vicenda, in un dialogo intergenerazionale simile a quello dei discepoli, dove la saggezza di Pietro si confronta con la giovinezza di Giovanni. Anche noi, poi, usciremo da questa e da tutte le altre paure che abbiamo visto fin dal primo giorno di Quaresima, riferendoci sempre e costantemente alla Santa Eucarestia, che è il cuore della vita cristiana, il fulcro da cui tutto prende avvio e in cui tutto acquista senso.
Per noi alla fine del percorso
Non so se ci siamo riusciti, ma, alla fine di questo lungo periodo che unisce insieme la Quaresima e questa prima settimana del tempo di Pasqua, vorrei proprio che ci fossimo liberati dalle paure che sono dentro di noi. Non nel senso che non torneranno più. Lo sappiamo bene che qualche paura ci accompagnerà sempre, perché, sempre, nel cuore dell’uomo ci sono cose di questo genere. Vorrei che, piuttosto, avessimo imparato un metodo per affrontarle, un metodo per metterci sempre davanti al Signore e consegnare ciò che proviamo e ciò che abbiamo nel cuore. Il metodo è quello che abbiamo ripetuto anche nei giorni di questa settimana:
- la costante lettura della Parola di Dio come luce per il proprio cammino;
- la frequente celebrazione dell’Eucarestia come luogo, come preghiera nella quale metterci davanti al Signore;
- rimanere in una compagnia di amici e testimoni della fede che ci aiutino a capire bene cosa il Signore sta dicendo alla nostra vita.
Vorrei che il tempo pasquale, che ora riprendiamo in forma più feriale, fosse proprio un tempo utile per questo.
Chiediamo a Maria, regina di questo tempo e donna della Pasqua, di intercedere per noi perché possiamo fare questo percorso di lettura interiore e di pace.