Giovedì della seconda settimana dopo l’Epifania
Meditiamo insieme le Scritture.
Siracide
Sir 44, 1; 46, 13a. 19 – 47, 1
Lettura del libro del Siracide
Facciamo ora l’elogio di uomini illustri, dei padri nostri nelle loro generazioni. Samuele, amato dal suo Signore, prima dell’ora del suo sonno eterno attestò davanti al Signore e al suo unto: «Né denari né sandali ho preso da alcuno », e nessuno poté contraddirlo. Ancora dopo che si fu addormentato profetizzò, predicendo al re la sua fine; anche dal sepolcro levò la sua voce per cancellare con una profezia l’iniquità del popolo. Dopo di lui sorse Natan, per profetizzare nei giorni di Davide.
Nell’elogio degli uomini illustri appare Samuele, il profeta di Israele. L’inizio dei profeti e, quindi, un uomo dotato non solo di grande carisma ma di un grande valore simbolico: egli è l’origine di coloro che parlano in nome di Dio. Di Samuele viene messa subito in fortissima evidenza la sua capacità di essere integro: è un uomo incorruttibile quello che viene ritratto. In un tempo storico profondamente segnato dalla corruzione, ecco che la scrittura ci propone, come modello, quello di un uomo che non si lascia attaccare da niente. Nessuno può dire di quest’uomo che si è lasciato corrompere e di aver dato profezie segnate dal proprio tornaconto.
Così come Natan, il suo successore, il profeta che deve smascherare le malefatte di Davide e, in generale, del potere politico del suo tempo. Il profeta appare, quindi, come un uomo integro che sa fustigare i costumi dei corrotti nel nome di Dio.
Vangelo
Mc 4, 1-20
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Il Signore Gesù cominciò a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare.
Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò.
Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato». E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».
La parabola che leggiamo nel Vangelo è notissima, forse la più nota di tutte le parabole. Prima del contenuto in sé della parabola, Gesù vuole spiegare, però, perché parla in parabole. C’è una sorta di protezione del regno di Dio in ogni parabola: il suo linguaggio rivela ma, dall’altro lato, intende anche custodire. Le realtà della fede, infatti, meritano rispetto e protezione. Ecco perché Gesù ricorda che il suo parlare in parabole è motivato, anzitutto, dal desiderio di essere chiaro con coloro che hanno il cuore pronto ad accogliere la sua rivelazione e la sua parola, ma anche da un parlare che vuole rimanere velato per coloro che vogliono accostarsi da curiosi al mistero del regno di Dio. In questo senso, potremmo dire, il Signore continua la predicazione dei profeti. Anche i profeti furono chiari per coloro che avevano fede e desideravano accostarsi a Dio, ma anch’essi tennero ben custoditi quei tesori del regno di Dio che venivano loro affidati.
Così la parabola assume un tono profetico: Gesù sa già che non tutti accoglieranno quella sua parola: alcuni saranno distratti da ogni genere di tentazione e perderanno il frutto della Parola seminata in loro. È Satana il grande nemico della Parola e, per questo, farà di tutto per distogliere il cuore dei credenti da quella predicazione di vita. Altri saranno sotto il dominio dell’incostanza, che è un altro grave problema che non permette a chi lo vive di accogliere con frutto la parola del Signore. Altri ancora sono coloro che sono sotto le preoccupazioni del mondo, lasciandosi cosi distrarre dalle 1000 cose della vita. La Parola di Dio ha, dunque, una sorta di autoprotezione che la protegge e la custodisce. Essa rimane, nei secoli, come richiamo di Dio per tutti coloro che la vogliono accogliere, ma, anche, come monito per tutti coloro che non la sanno ascoltare, custodire, venerare.
Per Noi
Ci lamentiamo spesso di essere un’epoca senza troppi testimoni e, forse, un’epoca senza profeti. A mio avviso credo che figure profetiche siano sempre tra noi. Il ministero di Paolo VI è stato fortemente profetico, come quello di Giovanni Paolo II, come anche quello, ancora in corso, di Benedetto XVI, solo per citare i papi degli ultimi decenni. Ci sono poi figure di suore, di preti, di frati, di laici che hanno avuto in dono il carisma della profezia e del richiamo ai valori eterni dell’unica Parola di vita con la quale confrontarsi. Forse tocca noi scoprire quali sono le figure profetiche del nostro tempo, perché anche noi stessi possiamo trovarne alcune.
Al di là di questo, vorrei che tutti oggi ci chiedessimo:
- A cosa tende la mia vita? Come vivo il richiamo profetico dell’unica parola di salvezza?
- Quali figure profetiche seguo?
Senza dimenticare, poi, che anche noi, con un comportamento ispirato ai valori del Vangelo e decisamente contro corrente, possiamo essere piccoli profeti per il nostro tempo. Profeta non è solo chi fa le grandi profezie ma chi, nel piccolo della propria esistenza, vive il richiamo ai valori eterni della fede.
- Per chi posso essere profeta?