Settimana della 4 domenica dopo Pentecoste – Giovedì – Natività di San Giovanni Battista
La natività del Battista è una delle solennità grandi di questo tempo estivo e, più in generale, del calendario liturgico. Vorrei entrare nel mistero legato a questa festa partendo dalla predicazione del profeta Geremia, che non sempre accostiamo.
Geremia
Ger 1, 4-19
Lettura del profeta Geremia
In quei giorni. Mi fu rivolta la parola del Signore: «Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni». Risposi: «Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane». Ma il Signore mi disse: «Non dire: “Sono giovane”. Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò e dirai tutto quello che io ti ordinerò. Non aver paura di fronte a loro, perché io sono con te per proteggerti». Oracolo del Signore. Il Signore stese la mano e mi toccò la bocca, e il Signore mi disse: «Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca. Vedi, oggi ti do autorità sopra le nazioni e sopra i regni per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare». Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Che cosa vedi, Geremia?». Risposi: «Vedo un ramo di mandorlo». Il Signore soggiunse: «Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla». Mi fu rivolta di nuovo questa parola del Signore: «Che cosa vedi?». Risposi: «Vedo una pentola bollente, la cui bocca è inclinata da settentrione». Il Signore mi disse: «Dal settentrione dilagherà la sventura su tutti gli abitanti della terra. Poiché, ecco, io sto per chiamare tutti i regni del settentrione. Oracolo del Signore. Essi verranno e ognuno porrà il proprio trono alle porte di Gerusalemme, contro le sue mura, tutt’intorno, e contro tutte le città di Giuda. Allora pronuncerò i miei giudizi contro di loro, per tutta la loro malvagità, poiché hanno abbandonato me e hanno sacrificato ad altri dèi e adorato idoli fatti con le proprie mani. Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi, àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò; non spaventarti di fronte a loro, altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro. Ed ecco, oggi io faccio di te come una città fortificata, una colonna di ferro e un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese. Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti». Oracolo del Signore.
Galati
Gal 1, 11-19
Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri. Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore.
Vangelo
Lc 1, 57-68
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo».
“Che cosa vedi Geremia? Vedo un ramo di mandorlo…”. Il compito del profeta è sempre quello della visione. Egli deve vedere, cioè dire nel tempo presente cosa Dio sta realizzando e cosa realizzerà nel futuro. Il profeta deve partire da alcuni segni per dire a tutti quello che Dio ha in mente di fare e come Dio manterrà fede alla sua parola. Un bambino che nasce è come un ramo di mandorlo che fiorisce. Un bambino che nasce è sempre custode di una benedizione. Un bambino che nasce è sempre l’avverarsi di una promessa di bene. Un bambino che nasce è sempre una benedizione per tutta l’umanità. Geremia dice questo in riferimento alla benedizione che Dio pronuncia sempre per l’uomo, ma soprattutto quando Egli visita il suo popolo, cioè quando si rende presente con quegli uomini che Egli stesso suscita, per parlare all’uomo. Il Vangelo prenderà la trama di questa visione per parlare di Giovanni il Battista come di una benedizione speciale concessa a tutta l’umanità. Egli sarà il Precursore, colui che prepara la via di Cristo nel mondo.
“Vedo una pentola bollente”. Una pentola bollente, una caldaia, un grosso pentolone che ribolle sul fuoco, era una visione abituale nelle case di quel tempo, considerato che occorreva sempre avere dell’acqua calda pronta per tutti gli scopi e gli usi della vita. Una grande pentola che ribolle, però, è anche simbolo di pericolo. Anche qui il profeta ha in mente bene come in tante case quella caldaia bollente aveva portato rovina e dolore. Il profeta usa proprio questa immagine per dire a tutti che ci sarà qualcosa di terribile in Israele. Come quando una caldaia si rovescia produce danno, così accadrà di lì a poco. È un’immagine utilizzata per parlare dell’invasione di Israele, della perdita della libertà, dell’esilio che arriverà a devastare la vita del popolo di Dio. Questa visione è chiara: c’è un giudizio di Dio che interverrà perché è stato abbandonato, perché il popolo che avrebbe dovuto seguirlo ed essere testimone, nel mondo, di quanto Dio ha fatto per l’uomo, si è pervertito e si è ribellato contro Dio stesso. L’evangelista modellerà la predicazione di Giovanni il Battista proprio su questa immagine. La parola di Giovanni sarà dura, ruvida, sferzerà i potenti, come noi ben sappiamo, per dire, ancora una volta, che l’uomo ha abbandonato l’alleanza di Dio e che Dio stesso dovrà intervenire per rendere di nuovo attiva questa alleanza. Ciò che nel tempo antico Dio aveva detto per mezzo dei profeti, quei richiami forti che erano diventati il cuore della predicazione ad Israele, si avvererà in modo diverso: non ci sarà più il “castigo di Dio” per i peccatori, ma il realizzarsi della sua misericordia in Gesù Cristo, colui che Giovanni il Battista dovrà introdurre nel mondo con il suo ministero.
“Ecco io faccio di te come una città fortificata”. Noi andiamo in visita alle città fortificate, ma a quel tempo si viveva in città circondate da mura, come difesa. Il profeta ha questo compito: egli dovrà essere come una città ben fortificata. Come una città cinta da possenti mura non cade durante l’assedio, così sarà il profeta, che non cadrà nelle trame di coloro che vorranno eliminarlo perché ha un compito più importante di ogni altro uomo. Egli dovrà continuare a ricordare all’uomo ciò che Dio ha detto, per questo il profeta dovrà avere una vita dura ma non potrà perire per le mani di coloro che lo odiano. Egli è protetto da Dio. Vediamo il realizzarsi di questa promessa in Gesù. Tutto il suo ministero è rivelazione del volto misericordioso di Dio, tutto il suo ministero è una continua tensione verso Gerusalemme, la città della passione, morte e risurrezione di Cristo. Solo lì, al termine della sua rivelazione di amore, gli empi stenderanno le mani su di Lui. Solo lì il potere delle tenebre sarà tale da opprimere il Figlio dell’uomo. Ma nessuno potrà spegnere quella potenza di Dio che realizza l’alleanza. Quell’alleanza che Giovanni il Battista richiamerà nel corso del suo ministero, per la quale lavorerà assiduamente, per la quale soffrirà e morirà.
La visione di Geremia, dunque, è già, in sintesi, tutto il ministero di Giovanni, quello che noi conosciamo dalle pagine del Vangelo, compresa quella che abbiamo letto oggi.
Per noi
Le profezie sono parola immortale di Dio e non riguardano solo ciò che già è accaduto, ma sempre mantengono il loro carisma profetico.
- Cosa dicono a noi queste immagini?
- Quali immagini di speranza abbiamo noi oggi?
- Quali immagini di protezione Dio ci offre?
- Quali immagini per spronare, invece, il cammino?
Noi che siamo gli eredi di questa parola ed anche gli eredi della predicazione di Giovanni il Battista, dobbiamo continuare a vedere quei rami di mandorlo che rifioriscono in mezzo a noi, per essere certi che il Signore non ci ha abbandonato.
Ma dobbiamo anche vedere quelle caldaie pronte a rovesciarsi, per essere consci dei pericoli che l’umanità corre quando si allontana da Dio e per dirlo agli altri, per dirlo a tutti. Come il compito del profeta è quello di essere sentinella, come Giovanni ha introdotto Cristo nel mondo, così anche noi dobbiamo essere di richiamo e come delle sentinelle per i nostri fratelli e sorelle in umanità.
Chiediamo questo alla potente intercessione di Giovanni. Lui che ha introdotto Cristo nel mondo, insegni anche a noi come trattenere Cristo nel cuore, per poi donarlo al mondo con la testimonianza di vita che ci sarà richiesta.