Settimana dell’ultima domenica dopo l’Epifania – sabato
La spiritualità di questo giorno
L’ultimo messaggio spirituale prima che inizi la Quaresima riguarda il settimo giorno.
La Parola di questo giorno
LETTURA Es 35, 1-3
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Mosè radunò tutta la comunità degli Israeliti e disse loro: «Queste sono le cose che il Signore ha comandato di fare: Per sei giorni si lavorerà, ma il settimo sarà per voi un giorno santo, un giorno di riposo assoluto, sacro al Signore. Chiunque in quel giorno farà qualche lavoro sarà messo a morte. In giorno di sabato non accenderete il fuoco, in nessuna delle vostre dimore».
SALMO Sal 96 (97)
Il Signore regna: esulti la terra.
Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono. R
Un fuoco cammina davanti a lui
e brucia tutt’intorno i suoi nemici.
Le sue folgori rischiarano il mondo:
vede e trema la terra. R
I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria. R
EPISTOLA Eb 4, 4-11
Lettera agli Ebrei
Fratelli, si dice in un passo della Scrittura a proposito del settimo giorno: «E nel settimo giorno Dio si riposò da tutte le sue opere». E ancora in questo passo: «Non entreranno nel mio riposo!». Poiché dunque risulta che alcuni entrano in quel riposo e quelli che per primi ricevettero il Vangelo non vi entrarono a causa della loro disobbedienza, Dio fissa di nuovo un giorno, oggi, dicendo mediante Davide, dopo tanto tempo: «Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori!». Se Giosuè infatti li avesse introdotti in quel riposo, Dio non avrebbe parlato, in seguito, di un altro giorno. Dunque, per il popolo di Dio è riservato un riposo sabbatico. Chi infatti è entrato nel riposo di lui, riposa anch’egli dalle sue opere, come Dio dalle proprie. Affrettiamoci dunque a entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza.
VANGELO Mc 3, 1-6
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Il Signore Gesù entrò nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
Il camino di sapienza
L’atteggiamento di sapienza è, anzitutto, quello di Mosè che stabilisce la “legge del settimo giorno”. Nella spiritualità ebraica il settimo giorno è tutto dedicato al riposo. Esso è connesso direttamente con la creazione e diventa il giorno nel quale tutti devono essere invitati a sospendere qualsiasi lavoro per ottenere da Dio benedizione su benedizione ricercando il rapporto con Lui. Il settimo giorno è per il Signore. Cessare da ogni lavoro è in vista non di avere tempo libero, quanto piuttosto di avere occasione di rimanere in dialogo con Dio. La lettura della Scrittura, la preghiera corale in sinagoga sono occasione per vivere bene questo momento di “ri-creazione” dell’anima.
Il significato è esplicitato perfettamente dal Vangelo. Lo abbiamo sentito con grandissima forza nella rivendicazione del Signore: “Il figlio dell’uomo è signore anche del sabato”. Non una polemica con i suoi critici interlocutori, ma un modo per ribadire di nuovo il vero senso del sabato. Il Sabato è perfezione della creazione, è richiamo a Dio e ai valori di Dio, primo tra i quali l’importanza della vita. Così risanare in giorno di sabato un uomo malato non diventa occasione di lavoro, come secondo la legge mosaica potrebbe sembrare, ma diventa opportunità per riaffermare il primato di Dio e la benevolenza di Dio che non solo crea la vita ma la vuole salva.
Infine San Paolo. Egli vive ormai un momento diversissimo di fede. Educato al rispetto del sabato e delle sue norme, San Paolo vive in una comunità cristiana che afferma il valore dell’ottavo giorno, ovvero della domenica, del giorno della risurrezione. Certo c’è un legame tra il sabato ebraico e la domenica cristiana, ma non una continuità teologica. Se il sabato è giorno di riposo per il rispetto della creazione e per ritrovare sé stessi nel mistero di Dio, la domenica diventa giorno del risorto. Essa non sposa direttamente il tema del riposo – ci sono stati secoli in cui la domenica non era giorno festivo ma lavorativo – piuttosto afferma la centralità di Cristo e del suo mistero pasquale. Rimane in continuità il richiamo ad avere un giorno per il Signore, un giorno nel quale il rapporto con lui diventa centrale. È il giorno per leggere in profondità la Parola di Dio, è il giorno per l’Eucarestia, soprattutto, è il giorno per la carità. Se lettura della Parola e carità sono temi tipicamente legati al sabato ebraico, ovviamente il fattore della risurrezione è tipico cristiano e segna la discontinuità con esso.
Il nostro cammino di fede
Credo che sia molto bello rileggere queste parole il giorno prima che inizi la Quaresima, il giorno che ci introduce in una domenica che è particolarmente importante per tutti noi cristiani, dal momento che inizia quel tempo che tutti siamo invitati ad offrire a Dio con intensità grande.
Cosa è per noi la domenica? È il giorno del risorto? È il giorno dell’Eucarestia? È il giorno della Parola? È il giorno della carità? Certo, se ragioniamo come singoli credenti io credo che possiamo rispondere affermativamente a tutte queste domande. Perché è verissimo che, per tutti noi che frequentiamo la Chiesa, la domenica è tutto questo insieme. Ma non è così generalmente parlando. La domenica fa prevalere moltissimi altri significati. Tanto che, per molti battezzati, la domenica non è più il giorno dell’Eucarestia, il giorno del Signore, il giorno dell’incontro in una comunità credente. Cosa fare? Cosa proporre, dal momento che insistenza e richiami non sembrano sortire effetto? Credo che la cosa fondamentale da fare sia proprio questa: dare testimonianza. Facciamo in modo che la nostra domenica sia di esempio, con una celebrazione curatissima, con un’accoglienza senza pari, con un’attenzione alle famiglie del tutto nuova. Facciamo in modo che non siano i richiami a dover sortire effetto, ma la bellezza che si irradia. Facciamo in modo che gli altri, e specialmente chi non frequenta la Messa, chi non viene in chiesa, non si senta richiamato e basta, ma avverta il fascino di qualcosa che richiama e che diventa appetibile. Credo che il nostro compito sia questo. Non il richiamo, ma il fascino! Tutto questo dipende da tutti, ciascuno secondo le sue disponibilità, possibilità, capacità.
Intenzioni di preghiera
Preghiamo per noi tutti, perché la domenica che ci sta davanti sia occasione per riscoprire tutto questo.
Preghiamo per il tempo di Quaresima che abbiamo di fronte, perché molti sappiano riscoprire la bellezza, la ricchezza di un cammino che rimane assolutamente singolare per ciascuno di noi.
Preghiamo perché il “giorno del Signore” possa brillare per ciascuno di noi, come stella, come luce, come richiamo. Iniziamo così il cammino verso la Pasqua, ricchi di questa Parola che ci accompagna e ci custodisce.