Settimana della 4 domenica di Pasqua – giovedì – San Marco
La spiritualità di questa settimana
Il 25 aprile è carico più di significati sociali, storici, anche politici per noi Italiani. Spesso la festa di San Marco passa in secondo piano. È possibile tenere insieme le due cose? È possibile celebrare, anche da cristiani, il 25 aprile senza trascurare o l’uno o l’altro aspetto?
La Parola di questo giorno
LETTURA 1Pt 5, 5b-14
Lettura della prima lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili. Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché vi esalti al tempo opportuno, riversando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. Siate sobri, vegliate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze sono imposte ai vostri fratelli sparsi per il mondo. E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo Gesù, egli stesso, dopo che avrete un poco sofferto, vi ristabilirà, vi confermerà, vi rafforzerà, vi darà solide fondamenta. A lui la potenza nei secoli. Amen! Vi ho scritto brevemente per mezzo di Silvano, che io ritengo fratello fedele, per esortarvi e attestarvi che questa è la vera grazia di Dio. In essa state saldi! Vi saluta la comunità che vive in Babilonia e anche Marco, figlio mio. Salutatevi l’un l’altro con un bacio d’amore fraterno. Pace a voi tutti che siete in Cristo!
SALMO Sal 88 (89)
Annuncerò ai fratelli la salvezza del Signore.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà». R
I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell’assemblea dei santi.
Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra i figli degli dèi? R
Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
si esalta nella tua giustizia. R
EPISTOLA 2Tm 4, 9-18
Seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Carissimo, cerca di venire presto da me, perché Dema mi ha abbandonato, avendo preferito le cose di questo mondo, ed è partito per Tessalònica; Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me. Prendi con te Marco e portalo, perché mi sarà utile per il ministero. Ho inviato Tìchico a Èfeso. Venendo, portami il mantello, che ho lasciato a Tròade in casa di Carpo, e i libri, soprattutto le pergamene. Alessandro, il fabbro, mi ha procurato molti danni: il Signore gli renderà secondo le sue opere. Anche tu guàrdati da lui, perché si è accanito contro la nostra predicazione. Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli.
VANGELO Lc 10, 1-9
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Vangelo
Penso ai soldati. Ai soldati di tutte le guerre, di ieri e di oggi, di quelle che hanno fatto la storia del nostro Paese e di quelle che sono talmente lontane da non essere per noi che una eco. Penso anche alla barbarie del nostro tempo che non vede solo presenti eserciti opposti che guerreggiano, ma anche una galassia di paramilitari che, in diverse parti del mondo, con violenza, con inganno, calpestano la dignità degli uomini e delle donne, uccidono, compiono ogni atto di barbarie più feroce, proprio per cancellare dalla terra la dignità dell’uomo stesso ed imporre la propria visione di ogni cosa o il proprio interesse. Il Vangelo può illuminare anche questo pensiero? Credo di sì e in due modi.
Il Signore, parlando agli apostoli, dice che essi saranno mandati come “agnelli in mezzo ai lupi”. Quando vedo le immagini dei tunnel, delle trincee, delle difese, mi viene in mente questa parola di Dio. Anche noi continuiamo a mandare uomini e donne come pecore tra i lupi. Lasciamo ed anzi imponiamo a moltissimi giovani, talora giovanissimi, in alcune parti del mondo anche bambini, di andare dove non vogliono, armati fino ai denti, con l’unico messaggio di imparare ad odiare, di imparare ad uccidere, di imparare a sfruttare altri uomini, donne, bambini. Tutti siamo coinvolti, perché tutti sappiamo, anche se chi ha una responsabilità diretta di tutte queste cose sarà di fronte a Dio colpevole. Noi vediamo e facciamo troppo poco per estirpare dalla faccia della terra la guerra e ogni altra forma di sottomissione violenta dell’uomo. Per l’appunto, lasciamo che ci siano uomini, donne e bambini che vanno come pecore in mezzo ai lupi.
Però questa immagine dovrebbe essere detta anche per ciascuno di noi. Noi che siamo qui a commemorare, noi che siamo qui a ricordare, noi che siamo qui a celebrare, dovremmo non essere tranquilli e non rivolgerci solo con la memoria agli eventi del passato che hanno inciso ed anzi determinato la vita del nostro Paese. Noi dovremmo essere qui per essere interpreti del grido di pace che anche tutti i nostri caduti hanno avuto nel cuore. Se leggete i romanzi classici della guerra, vi renderete conto che, nel cuore di molti dei caduti che oggi onoriamo, risuonava la parola pace, il desiderio della pace, l’anelito alla pace. Noi dovremmo essere qui eredi di tutto questo. Anche noi dovremmo elevare forte la nostra voce. Si apre la preghiera di suffragio ma anche per la richiesta di pace, che dovrebbe essere nel cuore di ciascuno di noi. Poco importa se anche la nostra voce sarà poca cosa. Poco importa se anche noi dobbiamo essere come pecore in mezzo ai lupi. Il cristiano che legge la Parola di Dio e che cerca di viverla, non si sottrae a questo compito e, costi quel che costi, cerca sempre di essere attento ad elevare forte la sua voce, il suo grido, la sua intercessione. La pace come grido e l’essere pecore tra i lupi sono le due immagini del Vangelo che maggiormente si addicono a questa ricorrenza e che vorrei che tutti riscoprissimo non solo per pensare ai nostri eroi, ma anche per pensare al nostro tempo.
Un’altra immagine: quella della casa. Chi ha evangelizzato nei primi decenni di vita della Chiesa, sapeva bene che doveva passare di casa in casa chiedendo ospitalità e fermandosi solo dove questa ospitalità veniva concessa, in spirito di condivisione. Credo che molto partigiani abbiano fatto la stessa cosa. Dove sono stati accolti hanno condiviso quello che c’era e da lì sono poi partiti per le loro opere.
Come anche tanti soldati sono stati ristorati da persone umili, semplici, povere, che hanno condiviso quel poco che avevano in senso di solidarietà umana. Noi siamo poco abituati a questo gesto, anzi è qualcosa che fanno solamente le persone che hanno speciali e particolari itinerari spirituali. Normalmente non c’è più questo spirito di solidarietà e nemmeno questo passare di casa in casa godendo dell’ospitalità. La tradizione vuole che, soprattutto nelle case del Veneto, nelle grandi feste, si lasciava un posto vuoto a tavola, per chi fosse di passaggio. Nella nostra società non c’è posto per queste cose. Credo che la Parola di Dio ci provochi anche da questo punto di vista. È solo nella riscoperta di una solidarietà umana grande che è possibile diventare operatori di pace. È solo quando ci si sente bisognosi gli uni degli altri che si riesce a valorizzare l’altro per quello che è, per quello che ha e si riesce a condividere.
A questo proposito credo che tutti possiamo interrogarci su cosa stiamo facendo per la cura della casa comune. Credo che papa Francesco ci sproni molto spesso e molto da vicino su questo tema, che, forse, prendiamo assai poco in considerazione.
Per ni e per il nostro cammino di fede
Vorrei allora che queste immagini bibliche sviluppassero in noi, oggi, la forza della preghiera.
La preghiera di intercessione, per coloro che hanno dato la vita, in fondo, anche per noi.
La preghiera di condivisione, perché impariamo noi i valori dell’accoglienza, del rispetto dell’altro, della condivisione, della pace.
La preghiera di intercessione e di supplica, per tutti i popoli in guerra.
Preghiamo per la pace, non in modo formale, ma cominciando noi per primi a conservare la pace che il Signore ci dona per offrirla agli altri. È questo il più grande e il più bel servizio da offrire alla comunità degli uomini.
Provocazioni dalla Parola
- Come vivo questa giornata?
- Come posso pregare nel 25 aprile?