Mercoledì 25 agosto

Settimana della 13 domenica dopo Pentecoste – Mercoledì

Vangelo

Lc 13, 34-35
Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».

Il Vangelo ci mostra sempre il Signore Gesù vivere tutta la vasta gamma dei sentimenti umani. Spesso, come è nel caso di oggi, il dolore. Gesù prova dolore quando vede l’uomo che non si converte, che vuole a tutti i costi rimanere curvo, per usare l’immagine dell’altro giorno, sotto il peso del proprio peccato e non aprirsi a Dio. L’immagine è quella della chioccia che raduna i suoi pulcini, evidentemente molto comune al tempo di Gesù, molto meno al nostro, eppure in grado di trasmetterci ancora l’idea di un Dio che ama chiamare a sé, proteggere, custodire i suoi figli e permettere loro di vivere non solo pieni di quelle cose che allietano il cuore dell’uomo ma anche colmi di quelle realtà spirituali che dicono la verità dell’esistenza. Più volte il Signore piange sulla città di Gerusalemme che non ascolta i profeti, che non si vuole convertire. Così, però, sono le nostre città. Anche noi sempre alle prese con il richiamo alla conversione, anche noi sempre duri di orecchie.

Esdra

Esd 9, 5-15
Lettura del libro di Esdra

In quei giorni. Io Esdra all’offerta della sera mi alzai dal mio stato di prostrazione e, con il vestito e il mantello laceri, caddi in ginocchio e stesi le mani al Signore, mio Dio, e dissi: «Mio Dio, sono confuso, ho vergogna di alzare la faccia verso di te, mio Dio, poiché le nostre iniquità si sono moltiplicate fin sopra la nostra testa; la nostra colpa è grande fino al cielo. Dai giorni dei nostri padri fino ad oggi noi siamo stati molto colpevoli, e per le nostre colpe noi, i nostri re, i nostri sacerdoti siamo stati messi in potere di re stranieri, in preda alla spada, alla prigionia, alla rapina, al disonore, come avviene oggi. Ma ora, per un po’ di tempo, il Signore, nostro Dio, ci ha fatto una grazia: di lasciarci un resto e darci un asilo nel suo luogo santo, e così il nostro Dio ha fatto brillare i nostri occhi e ci ha dato un po’ di sollievo nella nostra schiavitù. Infatti noi siamo schiavi; ma nella nostra schiavitù il nostro Dio non ci ha abbandonati: ci ha resi graditi ai re di Persia, per conservarci la vita ed erigere il tempio del nostro Dio e restaurare le sue rovine, e darci un riparo in Giuda e a Gerusalemme. Ma ora, o nostro Dio, che cosa possiamo dire dopo questo? Infatti abbiamo abbandonato i tuoi comandamenti, che tu avevi dato per mezzo dei tuoi servi, i profeti, dicendo: “La terra che voi andate a prendere in eredità è una terra contaminata, a causa delle contaminazioni dei popoli indigeni, e delle loro nefandezze, che l’hanno colmata da un capo all’altro con le loro impurità. E allora non dovete dare le vostre figlie ai loro figli, né prendere le loro figlie per i vostri figli; non dovrete mai contribuire alla loro prosperità e al loro benessere, così diventerete forti voi e potrete mangiare i beni della terra e lasciare un’eredità ai vostri figli per sempre”. Dopo ciò che è venuto su di noi a causa delle nostre cattive azioni e per le nostre grandi mancanze, benché tu, nostro Dio, sia stato indulgente nonostante la nostra colpa e ci abbia dato superstiti come questi, potremmo forse noi tornare a violare i tuoi comandamenti e a imparentarci con questi popoli abominevoli? Non ti adireresti contro di noi fino a sterminarci, senza lasciare né resto né superstite? Signore, Dio d’Israele, tu sei giusto, poiché ci è stato lasciato un resto, come oggi: eccoci davanti a te con le nostre mancanze, anche se per questo non potremmo reggere davanti a te!».

Così comprendiamo meglio anche la preghiera di Esdra, il sacerdote, l’uomo, che dilata il suo cuore in quello di Dio, potremmo dire, e prova dolore per il medesimo motivo che ha provato Gesù. Anche Esdra non capisce perché il cuore dell’uomo voglia rimanere ostinatamente lontano da Dio e non si spiega perché, nonostante i richiami di molti profeti, il cuore del popolo del Signore permanga lontano dal suo Padre e custode. Ecco la bellissima preghiera di un uomo che ha capito che tutte le disgrazie che sono piombate su Israele sono state a causa di uomini che non hanno più cercato il Signore. Distaccandosi dalla verità di Dio hanno cercato ciò che sembra meglio rispondere, di volta in volta, alle proprie esigenze ed aspettative. Così facendo si è progressivamente perso l’amore per i valori della fede. Così agendo si è attirata su di sé la sventura. Quando il cuore dell’uomo è lontano dalla verità, cosa può capitare se non che tutto il male possibile entri nel cuore di un popolo e lo rovini? Esdra, ora, loda Dio perché proprio per le sventure subite, il popolo di Dio è tornato sui suoi passi. Così facendo ha ritrovato quell’amore per la verità che, ora, permette la ricostruzione del tempio che è solo il simbolo più esteriore e più visibile di quella restaurazione del popolo di Dio che sta avvenendo grazie alla politica di un uomo straniero che ha concesso agli ebrei il ritorno in patria. Anche questo segno, come abbiamo già detto, viene letto come segno di Dio che, nella sua benevolenza, non lascia mai mancare segni concreti, visibili, tangibili del suo amore e della sua vicinanza.

Per noi

Noi siamo nella stessa situazione. Le “rovine morali” sulle quali piangiamo spesso, o delle quali, per lo meno noi credenti, ci lamentiamo, non sono altro che il segno di un progressivo allontanamento da Dio che ha chiuso i cuori degli uomini a qualsiasi rivelazione e richiamo al bene. I segni di degrado sociale che noi vediamo, non sono solo “il segno dei tempi” che non può non avvenire, ma sono anche l’apparire più manifesto di cosa accade quando ci si allontana dal bene che è Dio. Lo dico soprattutto in riferimento ai giovani. Mentre li vediamo su strade che non ci piacciono, che non ci convincono e che, a volte, ci preoccupano, non possiamo solo giustificarci e giustificarli dicendo che sono i tempi che cambiano. Forse è ora di ammettere che, non essendo più e da molto tempo, una società “cristiana”, non possiamo poi lamentarci se i giovani non hanno gli stessi valori dei nostri padri. Avendo abdicato ad una seria formazione della loro coscienza, non possiamo ora lamentarci se i nostri giovani sono assolutamente privi di valori cristiani. Possiamo recuperare a questa situazione? Sì, solo se torneremo a parlare di Dio, solo se offriremo una testimonianza credibile, solo se daremo loro l’immagine di una Chiesa che, pur con tutte le sue imperfezioni, problemi ed ostacoli, cerca il suo Dio e si dispone ad un serio cammino con Lui.

  • Cosa possiamo fare per essere un po’ più chiocce che sanno radunare i loro pulcini?
  • Noi come partecipiamo al dolore di Dio per una società che si perde, che si danna?
2021-08-20T12:06:51+02:00