Settimana della terza dopo l’Epifania – Martedì – SS. Timoteo e Tito
Siracide
Sir 44, 1; 48, 1-14
Lettura del libro del Siracide
Facciamo ora l’elogio di uomini illustri, dei padri nostri nelle loro generazioni. Sorse Elia profeta, come un fuoco; la sua parola bruciava come fiaccola. Egli fece venire su di loro la carestia e con zelo li ridusse a pochi. Per la parola del Signore chiuse il cielo e così fece scendere per tre volte il fuoco. Come ti rendesti glorioso, Elia, con i tuoi prodigi! E chi può vantarsi di esserti uguale? Tu hai fatto sorgere un defunto dalla morte e dagl’inferi, per la parola dell’Altissimo; tu hai fatto precipitare re nella perdizione, e uomini gloriosi dal loro letto. Tu sul Sinai hai ascoltato parole di rimprovero, sull’Oreb sentenze di condanna. Hai unto re per la vendetta e profeti come tuoi successori. Tu sei stato assunto in un turbine di fuoco, su un carro di cavalli di fuoco; tu sei stato designato a rimproverare i tempi futuri, per placare l’ira prima che divampi, per ricondurre il cuore del padre verso il figlio e ristabilire le tribù di Giacobbe. Beati coloro che ti hanno visto e si sono addormentati nell’amore, perché è certo che anche noi vivremo. Appena Elia fu avvolto dal turbine, Eliseo fu ripieno del suo spirito; nei suoi giorni non tremò davanti a nessun principe e nessuno riuscì a dominarlo. Nulla fu troppo grande per lui, e nel sepolcro il suo corpo profetizzò. Nella sua vita compì prodigi, e dopo la morte meravigliose furono le sue opere.
Dopo la festa solenne di ieri, anche se oggi celebriamo due collaboratori di San Paolo, Timoteo e Tito, torniamo al percorso che il Siracide ci sta facendo fare. Ricordo che siamo in quella sezione che è chiamata “l’elogio degli uomini illustri”, cioè dei grandi secondo la fede in Israele. Oggi sono due gli uomini illustri che vengono ricordati: Elia ed Eliseo. Elia è il “padre dei profeti”, Eliseo il suo primo successore. Di entrambi si dice che furono gloriosi e sapienti per due motivi: seppero sempre cercare Dio con cuore appassionato e vissero espressioni uniche della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Essi furono capaci di anticipare, per così dire, i miracoli che avrebbe poi compiuto il Signore. Non solo, di Elia ci viene ricordato il fatto che, al termine della sua esistenza, fu risparmiato dalla morte ed entrò nel regno di Dio portato su un carro di fuoco. Con questi pochi e brevi tratti l’autore sacro rimanda alla vicenda che anche noi leggiamo nella Scrittura e nella liturgia, ricordandoci che la sapienza di questi due massimi profeti fu quella di saper essere sempre così immersi nel mistero di Dio tanto da poter offrire un’interpretazione di fede non solo per ogni fatto della loro vita, ma anche per il loro tempo. Questa fu la loro vera grandezza e questa è la loro gloria. Essi furono grandi perché servirono il Signore e perché fecero della sapienza di Dio la loro stessa sapienza.
Vangelo
Mc 4, 26-34
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
L’itinerario spirituale dei profeti è esattamente quello messo in luce dalla parabola di Gesù. Il regno di Dio non cresce immediatamente, il regno di Dio avanza piano piano, sia nel mondo, che nelle anime. È la regola spirituale sia di Elia che di Eliseo. Entrambi crebbero nello zelo per le cose di Dio, procedendo pian piano nel loro itinerario di conversione e nel loro desiderio di saper vivere per Dio e di Dio. Gesù ricorda che il “regno di Dio”, cioè l’amore per le cose del Padre, l’amore per la sua Parola, potremmo aggiungere noi anche l’amore per la Chiesa, entrano in un’anima e si sviluppano pian piano. Mentre crescono altre dinamiche della vita, mentre nascono riflessioni e concetti su ogni cosa della vita, ecco che anche il regno di Dio avanza, nel cuore, nella mente e, quindi, nelle opere di coloro che si fidano di Dio.
Gesù ricordava anche che non si sa come tutto questo avvenga. È il mistero del seme nascosto che cresce sempre, anche quando il contadino non vigila su di esso, anche quando nessuno se ne cura. Così è la fede. Essa cresce dentro il cuore dell’uomo mentre avvengono le cose della vita, mentre altre dinamiche conducono avanti la storia degli uomini. La fede cresce in modo silenzioso, eppure reale. Non si percepisce il primo spuntare del seme, eppure, quando il frutto è maturo, ci si rende conto del lavorio e del tempo che lo ha prodotto.
Infine Gesù ricordava anche che l’uomo di fede non vive questa parabola solo per sé stesso, ma per donare rifugio, ristoro e conforto a tutti coloro che entrano in comunione con lui. Così ha fatto Elia, che è diventato il punto di riferimento di molti. Così Eliseo, che è diventato il padre non solo per il gruppo dei profeti che a lui si è richiamato, ma anche per molti uomini e donne del popolo di Dio che sono stati affascinati dalla sua fede e dalla sua parola. La fede entra nel cuore dell’uomo, ne prende il possesso, permette all’uomo di sviluppare appieno la sua esistenza e diventa anche luce per altri uomini. È l’itinerario di fede di coloro che Dio sceglie, per utilizzare le parole della fede che abbiamo sentito ieri da San Paolo.
È questo anche l’itinerario di fede dei due collaboratori di San Paolo, Tito e Timoteo, che hanno vissuto, insieme con l’apostolo, l’unica missione della Chiesa.
Per noi
- Vivo anch’io questa dinamica di fede e avverto che, a poco a poco, il Vangelo sta plasmando il mio modo di vedere e di interpretare le cose?
- Avverto che, in modo misterioso, il Signore mi attira a sé?
- Sono consapevole di essere anch’io un testimone per qualcun altro?
Credo sia questa la grazia da chiedere al Signore! Chiediamo anche ai Santi Tito e Timoteo di farci percorrere il loro stesso itinerario di fede, di aiutarci a lasciare spazio alla dinamica della fede nei nostri cuori. Solo così sapremo vivere in pienezza quanto il Signore ci riserva. Solo così sapremo anche noi essere piccole luci per l’itinerario della fede di molti.