Settimana della 2 domenica di Pasqua – martedì
Introduzione
Dopo la festa di San Marco, che ci ha fatto iniziare questa seconda settimana di Pasqua, entriamo nei giorni feriali. Giorni che saranno segnati da numerosi altri santi: le beate Caterina e Giuliana, Santa Gianna Beretta Molla, Santa Caterina da Siena. Rileggiamo insieme gli Atti, il libro proprio della lettura di questo tempo e le pagine del Vangelo.
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA At 3, 1-8
Lettura degli Atti degli Apostoli
Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio. Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta Bella, per chiedere l’elemosina a coloro che entravano nel tempio. Costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, li pregava per avere un’elemosina. Allora, fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: «Guarda verso di noi». Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!». Lo prese per la mano destra e lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e, balzato in piedi, si mise a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio.
SALMO Sal 102 (103)
Benedite il Signore nell’alto dei cieli.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. R
Quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe. R
Il Signore ha posto il suo trono nei cieli
e il suo regno domina l’universo.
Benedite il Signore, angeli suoi,
potenti esecutori dei suoi comandi. R
VANGELO Gv 1, 43-51
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
Atti
Dalla pagina degli Atti degli Apostoli, credo spicchi subito per noi la frase centrale, quella che vede Pietro rivolgersi al mendicante dicendo: “quello che ho te lo do, nel nome di Gesù Cristo, alzati e cammina!”. Pietro è conscio di non possedere ricchezze materiali con le quali alleviare le sofferenze del povero mendicante nel tempio, e tuttavia sa di poter dare molto di più: la fede in Cristo che, in questo caso, diventa anche un miracolo. Ciò che colpisce è proprio l’atteggiamento di Pietro e, in generale, degli apostoli che, in tutti gli Atti, ci vengono mostrati come uomini pienamente partecipi di ciò che vive la gente ma, al tempo stesso, sempre protesi ad illuminare la vita di coloro che incontrano con la stessa luce che ha illuminato loro, con la stessa fede che brilla nei loro cuori.
Vangelo
Così è anche nel Vangelo. Come sempre leggiamo, all’inizio di un nuovo periodo liturgico, storie di vocazione. La trama è la medesima degli Atti. Anche qui abbiamo uomini dediti alle loro esperienze, uomini dediti al loro lavoro, uomini con le loro storie, con i loro problemi, con le loro ricchezze e le loro difficoltà. Uomini che, però, sono aperti a scoprire cosa Dio chieda ai loro giorni feriali, a quei giorni che sembrano ripetersi uno uguale all’altro. Così accade che, proprio mentre ciascuno sta pensando alla propria vita, irrompa il mistero di Dio che viene portato con semplicità dalle parole di chi ha già incontrato il Signore Gesù. La fede, poi, non passa attraverso opere di convincimento di chissà quale portata, non passa attraverso chissà quale opera di studio, passa attraverso un invito. L’invito: “vieni e vedi!”. Un invito semplice, un invito a fare in modo che, coloro che ancora non hanno incontrato il Signore, possano farlo direttamente, partecipando alle esperienze di fede che si generano e che illuminano, poi, tutto il contesto di una vita.
Per noi
Credo che la Parola di Dio illumini la nostra riflessione in questo giorno. Noi viviamo in un tempo nel quale è sempre più difficile parlare di fede. Viviamo la fede quasi come un fatto privato, intimo, che riguarda la nostra persona e la nostra anima. Non credo che ci appartenga quella forza di Pietro che accosta un bisognoso dicendo: “quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo…” e nemmeno quella fede degli apostoli che, con schiettezza, dicono: “vieni e vedi!”. Credo che sia molto bella e molto forte la provocazione che viene a noi: perché non abbiamo questa forza che, al tempo stesso, è anche semplicità? Perché non abbiamo questa forza che illumina i giorni e che ci dice che è possibile donare la fede semplicemente invitando a esperienze di comunione, condivisione, preghiera, incontro? Ho l’impressione che, quasi, ci vantiamo di ciò che facciamo solo con chi ha già un percorso di fede, mentre siamo quasi in soggezione e ci fermiamo di fronte a chi non ha fede. Credo che la Parola di Dio di oggi ci stia dicendo proprio che occorre essere più propositivi, occorre essere più determinati, occorre essere più capaci di dire quali sono le ragioni del nostro credere, del nostro sperare, del nostro lasciarci coinvolgere nella vita della Chiesa che è la vita dei figli di Dio che vogliono testimoniare chi è il Signore per loro. L’invito è a rivolgerci non a chi ha già un percorso di fede, ma a chi giace come un paralitico, racimolando i suoi giorni e cercando, giorno per giorno, un appiglio che renda possibile l’esistenza. Accorgiamoci di questi uomini, di queste donne che hanno bisogno di un orizzonte più ampio per vivere, proponiamo loro il nome di Gesù, invitiamoli a vivere la fede, non a conferenze, discorsi, dibattiti che, molto spesso, uccidono la fede stessa! Chiediamo al Signore questa grazia per essere anche noi testimoni credibili del suo amore.
- Ho provato a donare una testimonianza di fede libera e gioiosa?
- Chi potrei invitare ad avere fede?
- Con chi potrei vivere un dialogo simile a quello degli Atti degli Apostoli?