Ottava del natale – 2 giorno – S. Stefano
La spiritualità di questa settimana
Ogni giorno di questa settimana, nella quale celebriamo l’ottava del Natale, sarà un giorno per continuare la contemplazione del presepio ma con occhi diversi. Oggi con quelli di Santo Stefano.
La Parola di questo giorno
LETTURA At 6, 8 – 7, 2a; 7, 51 – 8, 4
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni. Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. Allora istigarono alcuni perché dicessero: «Lo abbiamo udito pronunciare parole blasfeme contro Mosè e contro Dio». E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al sinedrio. Presentarono quindi falsi testimoni, che dissero: «Costui non fa che parlare contro questo luogo santo e contro la Legge. Lo abbiamo infatti udito dichiarare che Gesù, questo Nazareno, distruggerà questo luogo e sovvertirà le usanze che Mosè ci ha tramandato». E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo. Disse allora il sommo sacerdote: «Le cose stanno proprio così?». Stefano rispose: «Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo. Come i vostri padri, così siete anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete diventati traditori e uccisori, voi che avete ricevuto la Legge mediante ordini dati dagli angeli e non l’avete osservata». All’udire queste cose, erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano. Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio». Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì. Saulo approvava la sua uccisione. In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme; tutti, ad eccezione degli apostoli, si dispersero nelle regioni della Giudea e della Samaria. Uomini pii seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui. Saulo intanto cercava di distruggere la Chiesa: entrava nelle case, prendeva uomini e donne e li faceva mettere in carcere. Quelli però che si erano dispersi andarono di luogo in luogo, annunciando la Parola.
SALMO Sal 30 (31)
Signore Gesù, accogli il mio spirito.
Tendi a me il tuo orecchio,
vieni presto a liberarmi.
Sii per me una roccia di rifugio,
un luogo fortificato che mi salva. R
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Tu hai in odio chi serve idoli falsi,
io invece confido nel Signore.
Esulterò e gioirò per la tua grazia. R
Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Tu li nascondi al riparo del tuo volto,
lontano dagli intrighi degli uomini. R
EPISTOLA 2Tm 3, 16 – 4, 8
Seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Carissimo, tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole. Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero. Io infatti sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
VANGELO Mt 17, 24-27
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei». E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».
Il mondo di Santo Stefano
Come fu il mondo di Stefano? Fu un mondo difficile, per quanto riguarda il confronto tra la nascente Chiesa e il mondo giudaico. Lo abbiamo sentito. C’è un contesto di disistima per la Chiesa, c’è un contesto di tensione, c’è un contesto di accusa. Il contesto è anche quello della persecuzione, che si tocca con mano perché molti cristiani vengono accusati, perseguitati, gettati in carcere. Stefano lo sa, conosce molto bene questo contesto e agisce sempre con la consapevolezza che quello che ora tocca agli altri, un giorno, potrà toccare anche a lui. Come reagisce Stefano di fronte a questo mondo?
La reazione di S. Stefano
La prima reazione che Stefano utilizza è quella della carità. Egli è diacono, è stato eletto, è stato scelto per l’amministrazione della carità e così fa. Si comporta come ministro di Cristo, non teme il contesto difficile nel quale egli si trova, non perde occasione per dire a tutti qual è la sua identità e qual è il suo compito. Fa del bene e basta, senza guardare in faccia a nessuno, convinto che quel bene tornerà anche su di lui e sulla Chiesa ora perseguitata.
La seconda reazione: la testimonianza o, se vogliamo, la catechesi. Stefano ormai arrestato, in un contesto di crescente livore, che egli conosce bene, non si tira indietro rispetto alla testimonianza da dare a Cristo Gesù e pronuncia la sua “omelia”, la sua ultima catechesi facendo professione di fede nella verità della carne mortale del Signore, nella sua morte e nella sua risurrezione. Sa bene che quella testimonianza costerà molto cara alla sua persona, sa bene che sarà condannato a morte. Proprio per questo, proprio perché sa di essere nell’ora suprema della sua vita, Santo Stefano non si tira indietro e pronuncia con efficacia il suo ultimo discorso sulla Verità.
La terza reazione: la preghiera. Preghiera che abbiamo già analizzato lo scorso anno, preghiera di un uomo di fede che ha, come unico ideale di vita, quello di essere conforme a Cristo. È per questo che Stefano prega con le stesse parole del Signore. Parole che gli erano state ripetute più volte, parole che erano ormai in circolazione come prima forma del Vangelo, parole che egli aveva interiorizzato e alle quali si atteneva. Stefano, come unico ideale di vita, aveva veramente quello di essere come il Signore. Così ha fatto, così si è comportato solo per amore di Cristo e solo in grande ossequio alla fede.
Ovvio che queste tre realtà sono concatenate l’una con l’altra e non consequenziali l’una all’altra. È la preghiera di Stefano che sostiene la sua forza di testimonianza, è il suo desiderio di essere testimone di Cristo che lo spinge ad essere uomo di carità e ad accettare la morte violenta. Tutto, insomma, in Santo Stefano concorre a cercare quel bene unico e sommo che è conformare la vita a Dio.
Nel 2° giorno dell’ottava
Sto pensando a come viviamo noi nel nostro mondo. Sto pensando a come la nostra Chiesa è percepita nel mondo di oggi. Sto pensando a quale testimonianza siamo chiamati.
Io credo che, come molte persone apprezzarono l’iniziativa di carità di Santo Stefano, così oggi, nel nostro mondo, molti, moltissimi apprezzano l’iniziativa di carità della Chiesa. È un’iniziativa molto forte, anche oggi, presente nella Chiesa dei piccoli territori, una testimonianza davvero capillare. Forse è proprio per questo che è così apprezzata.
Per contro, però, mi pare che, parimenti ancora al tempo di Stefano, la Chiesa non sia cercata né apprezzata per la sua testimonianza di fede. Mi sembra che quando si richiama l’uomo a guardare dentro di sé, a scoprire la ragione profonda del suo credere, a determinare le ragioni della sua apertura a Dio, tutto cambia. Si scivola subito nel terreno delle cose personali, quelle di cui pare che non si possa parlare. Quando poi si fa esplicita menzione alla passione e risurrezione di Cristo, si rischia non tanto di essere fraintesi, ma proprio di non essere ascoltati, come se si stesse narrando una favola.
In altri contesti, ma anche da noi, se vogliamo, spesso la Chiesa è derisa e sempre più spesso attaccata. In molti luoghi della terra certo anche in forma fisica, con una persecuzione che assomiglia molto a quella dei primi secoli. Ma in Occidente, non mancano accuse subdole, spesso con appello a fatti non conosciuti, spesso con testimonianze che, poi, nel corso del tempo si rivelano false, estorte, inventate. Credo che noi viviamo dentro questo clima.
Cosa fare? Io credo che le tre reazioni di Stefano siano necessarie anche per noi.
La reazione della preghiera. Non solo in questi giorni ma anche in questi giorni, che seguono quelli dell’Avvento, siamo chiamati ad una preghiera intensa, ad una intercessione vera, ad una contemplazione profonda. Anche noi, oggi, siamo qui per questo. Siamo qui, davanti alla culla di Gesù bambino per continuare quello spirito di preghiera che, di per sé, dovremmo vivere ogni giorno ma che, certo, in questi giorni solenni è particolarmente intenso.
Anche noi siamo chiamati ad una testimonianza, che diventa appropriazione sempre più profonda dei contenuti della nostra fede ma anche capacità di trasmetterli ad altri. È il valore della catechesi, della tradizione. Possiamo chiamarlo in vario modo, ma credo che non manchi, per ciascuno, qualche richiamo a parlare del Signore. Anche in questi giorni solenni, giorni in cui non mancano le possibilità di incontro e di raduno, sarebbe molto bello se alla nostra convivialità si aggiungesse la fede. Parliamo del Natale, parliamo di Dio, parliamo del mistero dell’Incarnazione, parliamo di come noi viviamo la fede… parliamo di fede per un Natale vero.
Infine credo che anche a noi sia chiesta la testimonianza della carità. Quella carità propria di Stefano, quella carità che sa non guardare in faccia a nessuno, quella carità che è disponibilità all’azione per il bene, quella carità che è donazione senza riserve. Questa carità è quel linguaggio universale che, comunque, viene apprezzato da tutti e che può aprire, anche nel cuore di chi è più chiuso, una breccia, una piccola forma di attenzione, un piccolo moto di interessamento…
Credo che a noi tutti sia chiesta questa triplice testimonianza, questa triplice forma di attestazione della nostra fede.
Chiediamo a Santo Stefano di intercedere per noi. Stefano, il cui nome significa incoronato, ci aiuti a guardare al mondo con quella “simpatia”, ovvero con quel desiderio di “patire insieme” alle persone del suo tempo che ha animato la sua storia e la sua testimonianza di fede. Chiediamo a Santo Stefano questa grazia per continuare a vivere bene queste feste natalizie che chiedono contemplazione, amore, capacità di stare in silenzio davanti al Dio che si fa bambino.
Provocazioni dalla Parola
- Come giudico la testimonianza di Santo Stefano?
- Cosa sarei in grado di fare io?
- Come vivo questa festa in suo onore nella contemplazione del Natale?