Settimana della 1 domenica della dedicazione – giovedì
Tema del giorno
La ricompensa
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Ap 14, 1-5
Lettura del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
In quel giorno. Vidi: ecco l’Agnello in piedi sul monte Sion, e insieme a lui centoquarantaquattromila persone, che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo. E udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori di cetra che si accompagnano nel canto con le loro cetre. Essi cantano come un canto nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e agli anziani. E nessuno poteva comprendere quel canto se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra. Sono coloro che non si sono contaminati con donne; sono vergini, infatti, e seguono l’Agnello dovunque vada. Questi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l’Agnello. Non fu trovata menzogna sulla loro bocca: sono senza macchia.
SALMO Sal 67 (68)
Il nostro Dio è un Dio che salva.
Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
Come si dissolve il fumo, tu li dissolvi;
come si scioglie la cera di fronte al fuoco,
periscono i malvagi davanti a Dio. R
I giusti invece si rallegrano,
esultano davanti a Dio e cantano di gioia.
Di giorno in giorno benedetto il Signore:
a noi Dio porta la salvezza. R
Il nostro Dio è un Dio che salva;
al Signore Dio appartengono le porte della morte.
Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore,
a colui che cavalca nei cieli, nei cieli eterni. R
Ecco, fa sentire la sua voce, una voce potente!
Riconoscete a Dio la sua potenza,
la sua maestà sopra Israele,
la sua potenza sopra le nubi. R
VANGELO Mt 19, 27-29
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Pietro disse al Signore Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».
Apocalisse
Anche oggi la lettura spirituale dell’Apocalisse mi sembra piuttosto semplice. La visione, infatti, riguarda chi è parte della gloria di Dio, chi è parte della “ricompensa” che chiamiamo vita eterna, paradiso, visione di Dio, gloria eterna. La visione ci parla dei 144.000, cioè di quel numero infinito di persone che vivono con Cristo, che cantano “il canto dell’Agnello”. Sono le anime dei giusti, le anime di coloro che, in terra, si sono impegnati per avere fede, hanno cercato di corrispondere, così come hanno potuto, alla grazia di Dio che veniva loro data. Sono gli uomini e le donne di tutti i tempi che hanno saputo seguire il Signore, pur nelle difficoltà e negli inconvenienti della vita e, per questo, ora sono beati, sono insieme al Signore per sempre, vivono in quella dimensione di gloria che non è più possibile perdere in alcun modo. È una visione di grande consolazione, una visione di vita, una visione che ci ricorda che tutti siamo chiamati a questa eternità beata che è comunione con Dio e comunione con tutte le anime dei giusti che hanno saputo credere alla promessa di eternità del Vangelo. Una pagina bellissima che ci ricorda che tutti siamo chiamati alla beatitudine eterna.
Vangelo
L’Apocalisse, con il linguaggio della visione, ci ha detto quello che il Vangelo ci ha narrato. Nel Vangelo abbiamo sentito la domanda di San Pietro, molto bella, molto forte, molto concreta. Domanda che chiede direttamente al Signore quale premio c’è per coloro che hanno fede. Riconosciuto che la professione di fede è una grazia ma è anche un impegno, riconosciuto che la fede è una grazia ma anche un richiamo alle cose vere, sante, per le quali, poi, occorre cambiare vita, San Pietro domanda cosa si avrà in cambio di tutto questo. La risposta del Signore è proprio la vita eterna. La vita eterna è data come dono. La vita eterna non è una conquista, anche se le nostre opere buone non sono indifferenti rispetto ad essa. La vita eterna è la vita in Dio per coloro che hanno cercato Dio in questa vita e hanno camminato alla sua sequela. Essa rimane, però, pur sempre dono. Non è e non deve mai diventare pretesa, oppure conquista delle proprie mani. Solo Dio può donare, appunto come dono suo, quella condivisione dell’eternità con Lui per la quale noi ci sentiamo in cammino e per la quale ora possiamo solamente sperare. Chi spera nella vita eterna, crede anche alla vita eterna. Chi spera nella vita eterna si incammina verso di essa.
Intenzioni di preghiera
- Impariamo lo stile di vita di chi crede nell’eternità. Preghiamo per noi perché mi pare che, spesso, anche noi credenti viviamo al di fuori di questa prospettiva. Anche noi siamo sensibili ai molti richiami della vita e non viviamo come uomini che sanno bene dove sono diretti e come incamminarsi verso la meta. Preghiamo perché l’attenzione alla vita eterna sia davvero condizione per incamminarci alla vita vera, immersa nel mistero di Dio.
- Ricordiamoci di questa verità. Specialmente nel contesto della morte di persone conosciute, care, ricordiamoci di questa speranza. Non facciamo come chi, rimanendo stupito quando una vita finisce, non sa dove appellarsi, non sa cosa dire. Utilizza parole di gente senza fede, si affida ad immagini prive di speranza, volte solo a favorire una consolazione delle emozioni. Diamo noi per primi testimonianza di come si crede nella vita eterna. Cerchiamo noi per primi conforto alla luce della parola di Cristo e invitiamo altri a riferirsi a quella Parola senza la quale non ci può essere nessuna consolazione autentica e vera.
- Proviamo a fare esercizi di eternità! Fare esercizi di eternità non significa altro che provare a vivere bene la nostra vita. Proviamo a fare esercizi di comunione, di donazione, di generosità. Continuiamo a cercare di vivere la vita come Cristo l’ha vissuta. Proviamo a cercare, in ogni modo, di spendere i nostri giorni così come Cristo ci ha insegnato. Allora e solo allora potremo essere sereni, tranquilli di fronte al mistero della morte. Solo allora la morte non sarà per noi altro che un abbandono nelle mani di Colui che ci ha chiamati alla vita. Cerchiamo di vivere bene questo momento, quando ci sarà dato di viverlo. È questa la vera santità alla quale siamo chiamati.