Domenica 27 ottobre

1 dopo la dedicazione – il mandato missionario

Introduzione

  • Ci sentiamo partecipi di un mandato missionario che ci riguarda?

Credo che, molti, possano rispondere di no. No non abbiamo particolari mandati missionari e nemmeno ci interessa averli! Mi pare che molti cristiani potrebbero dire così lasciando, di fatto, che il mandato missionario sia qualcosa per addetti ai lavori, per qualcuno dotato di qualche speciale vocazione e non, invece, la condizione normale della vita cristiana.

La Parola di Dio 

LETTURA At 8, 26-39
Lettura degli Atti degli Apostoli

In quei giorni. Un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: «Àlzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». Egli si alzò e si mise in cammino, quand’ecco un Etìope, eunuco, funzionario di Candace, regina di Etiopia, amministratore di tutti i suoi tesori, che era venuto per il culto a Gerusalemme, stava ritornando, seduto sul suo carro, e leggeva il profeta Isaia. Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va’ avanti e accòstati a quel carro». Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Egli rispose: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: «Come una pecora egli fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, la sua discendenza chi potrà descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita ». Rivolgendosi a Filippo, l’eunuco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù. Proseguendo lungo la strada, giunsero dove c’era dell’acqua e l’eunuco disse: «Ecco, qui c’è dell’acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?». Fece fermare il carro e scesero tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunuco, ed egli lo battezzò. Quando risalirono dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada.

SALMO Sal 65 (66)

La tua salvezza, Signore, è per tutti i popoli.

Popoli, benedite il nostro Dio,
fate risuonare la voce della sua lode;
è lui che ci mantiene fra i viventi
e non ha lasciato vacillare i nostri piedi. R

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
A lui gridai con la mia bocca,
lo esaltai con la mia lingua. R

Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. R

EPISTOLA 1Tm 2, 1-5
Prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Carissimo, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù.

VANGELO Mc 16, 14b-20
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo. Il Signore Gesù apparve agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Vangelo

Li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore”. Abbiamo iniziato a leggere così nel Vangelo, ad essere rimproverati sono proprio gli apostoli, che noi tutti faremmo fatica ad inserire proprio nella categoria di coloro che sono increduli e duri di cuore. Perché il Signore dice questo? Appunto perché i discepoli non hanno ancora capito quale sia il loro compito. Si sono ritirati nella loro Galilea, la loro patria ma anche il luogo della tranquillità. Il luogo degli affetti, certamente, ma anche il luogo dove crearsi quel proprio mondo che rimane un po’ chiuso e un po’ impenetrabile a tutti. È proprio al discepolo che si sta ricreando questa condizione confortevole che il Signore rimprovera incredulità e durezza di cuore. Come dire: il cristiano, il discepolo non è uno che si crea zone di confort. Il cristiano, il discepolo è uno che mette gusto per le cose della vita perché, in esse, cerca la presenza di Dio; il cristiano, il discepolo è uno che contagia tutti con la sua fede. Tanto che, quando i discepoli iniziano questa missione, vedono subito i risultati del loro agire. La loro predicazione, benché fatta da gente semplice, è contagiosa e procura subito un’attenzione grande in molti uditori.

Atti

Ma, al di là di queste raccomandazioni che, per altro, conosciamo bene, è la prima lettura il testo più bello di questa domenica. abbiamo il racconto di un uomo, un africano, un funzionario della regina Candace, che è stato a Gerusalemme per il culto. Un uomo che, durante il viaggio di ritorno, ama prendere la scrittura con sé e leggerla. Ma senza capirla. Legge uno dei brani più difficili del profeta Isaia – oggi accompagna le nostre liturgie del Triduo pasquale – ma senza comprenderlo. Capisce che si parla di un uomo che vive il dolore in forma acutissima, comprende che quel dolore ha un effetto espiatorio per il peccato dell’uomo, ma si domanda chi sia che agisce così, come possa sopportare tutto questo e, soprattutto, perché egli compia tutto questo.

È proprio in questo quadro che interviene l’apostolo Filippo, uno di quelli che ha ascoltato la parola del Vangelo che anche noi abbiamo sentito oggi, in prima persona. Notate le sue azioni.

Egli si affianca, cioè condivide un pezzo di strada.

Viene invitato a salire sul carro: c’è una vicinanza umana, una cortesia umana che predispone i due personaggi ad un colloquio di fede.

Proprio mentre viaggiano, cioè mentre stanno facendo una cosa normale della vita, Filippo parla di fede all’eunuco e racconta del suo incontro con Cristo, spiegando il valore della Pasqua. Così anche quell’uomo riesce a comprendere che quanto detto dal profeta si riferisce ad un uomo concreto, preciso, un uomo che ha patito, sofferto che è morto, ma che è anche risorto: Gesù Cristo.

L’eunuco, già predisposto alla fede, rimane così impressionato di quel racconto che, immediatamente, chiede il Battesimo, cioè chiede di poter seguire anche lui quell’uomo che è Gesù, che è il Figlio di Dio e che ha realizzato tutto questo. Ed ecco che Filippo, prontamente, lo battezza. Episodio gustosissimo che si conclude con il ritorno alla vita normale. Filippo viene traportato da Dio lì dove è la sua missione; l’eunuco tornerà in patria completamente trasformato. Ora è un cristiano, uno che si è lasciato raggiungere dall’annuncio di Cristo tramite la missione di altri, uno che, ora, dovrà fare la stessa cosa, dovrà sentirsi missionario di quell’amore che lo ha cercato e che, ora, lo guida per diverse strade del mondo.

Timoteo

Così anche San Paolo ci ha ricordato che, se pure il cristiano partecipa delle stesse cose che hanno tutti, e, cioè, desidera al pari di tutti gli altri uomini, una vita tranquilla e dignitosa, realtà per le quali egli prega, non si ferma però a questo. C’è un desiderio profondo del cristiano che è quello che tutti gli uomini conoscano la verità, ovvero Gesù Cristo, e arrivino ad amarla e a possederla, con quell’amore che è il centro, il cuore, il fulcro della loro stessa esistenza. Il cristiano sa bene che il centro della sua fede è Gesù Cristo. Questo è ciò che il cristiano cerca sempre! Un incontro rinnovatore con Cristo che faccia prendere valore alle cose del tempo. Se volete potremmo anche dire così: il cristiano vive, nel tempo, una missione nella quale nutre la massima speranza: portare a tutti Cristo, unica vera speranza dell’uomo.

Per noi e per il nostro cammino spirituale

Come vi dicevo la lettura principale, in questa domenica del mandato missionario, è la prima, perché ci aiuta a capire quale è lo stile missionario di ogni battezzato.

  1. Lo stile missionario del battezzato è uno stile di vita, un modo di interpretare il tempo, le occupazioni, tutto ciò che si vive nell’esistenza, in modo che ogni occasione diventi tempo propizio per annunciare il Signore. Così anche il tempo di un viaggio, il tempo di uno spostamento, può diventare tempo utile per annunciare il Vangelo. Come molti altri tempi della vita, dedicati a cose normali, ad occupazioni quotidiane, può diventare tempo utile per approfondire la propria amicizia e coscienza con Cristo da donare agli altri. Ogni nostro tempo, ogni nostra occupazione può diventare occasione propizia per una testimonianza e un annuncio. L’attesa di un figlio o di un nipote fuori da scuola, un incontro fortuito mentre si fanno compere, assistere ad una partita dagli spalti, attendere il proprio turno mentre si è in coda presso qualche sportello, un viaggio in autobus o in treno… possono diventare occasioni propizie per un annuncio di fede. Magari sarà il racconto di un’esperienza a cui si è partecipato, magari sarà la riflessione su qualcosa che si è letto, magari sarà una condivisione sulle notizie… tutto, davvero tutto, se vissuto in modo cristiano, può diventare momento utile di annuncio e di crescita nella fede.
  2. La centralità del Battesimo. Una seconda realtà che queste letture mettono bene in luce è la centralità del Battesimo, sacramento al quale noi diamo pochissima attenzione, se non quando c’è qualche bambino da battezzare che è imparentato con noi, per lo più, poi, diamo attenzione alla festa che ne seguirà. Le scritture ci stanno dicendo altro, ci stanno dicendo che è il Battesimo che fa nascere il nostro desiderio missionario, il nostro desiderio di vivere sì una vita tranquilla, ma in compagnia di Dio. Il segno che abbiamo dimenticato la centralità del Battesimo nel nostro percorso di fede è dato proprio dal fatto che noi cerchiamo una vita tranquilla e basta. Tanto tranquilla da non lasciarsi scomodare più da niente. Chi vive la centralità del Battesimo sa, invece, che la sua vita ha un senso in Cristo e, per questo, cerca di fare in modo che la fede diventi il cuore, il centro di ogni cosa, di ogni occupazione, anche di un annuncio missionario.
  3. Il Papa, con il suo messaggio, che troverete poi nel notiziario di oggi, ci invita a mettere al centro della vita missionaria l’Eucarestia. Come noi stiamo facendo, perché è domenica e tutti voi vivete una frequenza fedele al Sacramento. Il papa, però, ci ricorda che questo non basta. Non basta la messa domenicale per farci diventare cristiani carichi di Dio e pronti a testimoniarlo nei contesti più normali dell’esistenza. Occorre rinnovare la grazia di questo banchetto, perché anche i giorni feriali acquistino sapore eucaristico. Vi invito, ancora una volta e con molta insistenza, a cercare di vivere l’eucarestia almeno una volta alla settimana, facendo della Messa il cuore, il centro della propria fede. Più ci si unisce a Cristo Eucarestia, più si trova la fora per rendere la propria esistenza missionaria, cioè dedicata alla testimonianza e all’annuncio di Cristo.
  4. Sempre il Papa ci ricorda che vive un’esistenza missionaria chi si sente partecipe di un pellegrinaggio che deve condure alla vita eterna, solo chi si sente dentro una prospettiva di questo genere sa fare del suo tempo, del suo modo di vivere, di ogni sua attività, una missione. È il tema della speranza sul quale stiamo lavorando molto quest’anno, tema che ci ricorda che noi tutti siamo dentro questa visione delle cose proprio grazie al Battesimo.

Essere partecipi di un mandato missionario, come vedete, è opera quotidiana, semplice, legata alle cose normali della vita, ai ritmi consueti dell’esistenza. Chiediamo al Signore la forza per sentire viva ed operante dentro di noi questa dimensione della fede, così che possiamo essere tutti realmente partecipi di un unico mandato missionario e di una sola testimonianza da donare a tutte le genti.

2024-10-24T22:09:10+02:00