Ottava del Natale, 3 giorno, San Giovanni
1 Giovanni
Gv 1, 1-10
Lettura della prima lettera di san Giovanni apostolo
Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi –, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena. Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.
Romani
Rm 10, 8c-15
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, questa è la parola della fede che noi predichiamo. Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore! », e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato». Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: «Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!».
Vangelo
Gv 21, 19c-24
✠ Lettura del vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse a Pietro: «Seguimi». Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera.
Vangelo
La sapienza di San Giovanni
C’è una sapienza anche per questa domenica: la sapienza dei testimoni dell’ottava del Natale, personaggi che hanno dato lode al neonato Bambino. Dopo il martire Stefano, ecco l’Apostolo ed Evangelista Giovanni.
Giovanni rappresenta, anzitutto, la sapienza dei vecchi. Egli fu l’unico che, tra gli apostoli, non morì martire, ma ebbe vita lunghissima, tanto lunga che “si diffuse la voce che quel discepolo non sarebbe morto”. Così si diceva di Lui. Forse era per via di quel privilegio: “egli era colui che aveva riposato sul petto del Signore”, ma San Giovanni stesso ha precisato che la sua vita non sarebbe stata resa immortale solo per questo. Egli, piuttosto, si presenta con la sapienza del testimone, la sapienza di colui che, chiamato per grazia al discepolato, ripensa, rivive, racconta. “E noi sappiamo che la sua testimonianza è vera”, concludeva il Vangelo, notazione forse di uno dei suoi discepoli che dà lode al maestro perché ha avuto la sapienza dei testimoni.
1 Giovanni
La sapienza di San Giovanni è quella che emerge, con ancora maggiore forza, nella prima lettura di oggi, testimonianza personale di Giovanni che, ormai vecchio, scrive e ricorda ciò che gli è stato donato di vivere per grazia.
“Ciò che era fin da principio, quello che abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che noi contemplammo e che le nostre mani toccarono, ossia il Verbo della vita…”. La sapienza di Giovanni nasce da un’esperienza. L’esperienza di chi ha visto, sentito, toccato. È l’esperienza dei sensi: la vista, l’udito, il tatto. La sapienza di Giovanni consiste nel dirci che la fede non è mai disincarnata, ma parte e coinvolge tutta la nostra umanità. Come il Signore Gesù non ha salvato il mondo in modo ideale, ma si è fatto uomo per salvare l’uomo, così l’esperienza di fede del credente, non è altro rispetto alla sua vita, ma coinvolge tutti i sensi dell’uomo, perché Dio parla in modo tale da poter essere sempre inteso, conosciuto, amato.
“Noi lo annunciamo a voi, perché anche voi siate in comunione con noi”. Ecco un’altra affermazione di sapienza dell’Apostolo. Perché egli rivela la sua esperienza? Perché egli si pone come testimone in mezzo alla Chiesa che sta nascendo? Per creare comunione. Comunione “tra” gli uomini perché gli uomini siano in comunione tra di loro, realizzando così quel progetto di fraternità universale che Dio ha predisposto per tutti. Comunione “con” gli uomini perché anche gli uomini, in qualche modo, sperimentino quella comunione con Dio che egli sperimentò in forma così forte e tangibile. Giovanni non fa altro che ripeterci quel mistero del Natale che noi continuiamo a celebrare in questa ottava: Dio è mistero di comunione, Dio ha cercato la comunione con gli uomini perché gli uomini fossero in comunione con Lui. Il suo “apparire nell’umiltà della carne” è proprio in vista di tutto questo.
“In Lui non vi è ombra alcuna: Dio è luce”. Così si esprime ancora la sapienza dell’Apostolo ed Evangelista. Dio è pura luce, pura verità, puro amore: quelli che vediamo brillare nel Bambino Gesù, pura luce nella notte di Betlemme che è anche la notte del mondo; puro amore tra le braccia di Giuseppe, di Maria, dei pastori, dei Magi e di coloro che ebbero l’occasione di entrare nella grotta di Betlemme; pura verità, quella che avrebbe rivelato nel corso del suo ministero e della sua predicazione. Esperienza alla quale Giovanni ebbe la grazia di partecipare e che brilla ancora nelle sue parole.
“Il sangue di Gesù Cristo ci purifica da ogni peccato”. La sapienza dell’Apostolo è quella di chi scrive dopo la sua Pasqua, dopo la sua morte e Risurrezione, e comprende, proprio alla luce del mistero della Redenzione, il motivo del mistero dell’Incarnazione. Gesù Cristo è venuto nel mondo per rivelare l’amore di Dio, per donare all’uomo, schiavo del peccato, l’esperienza della libertà dei figli. Questo è il cuore del mistero, questo è il cuore del Natale. Giovanni ha la sapienza di comprendere quello che avvenne e di annunciare quello che rende l’uomo destinatario di questo annuncio di salvezza.
“Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi”. Così concludeva il suo racconto San Giovanni, ultima attestazione della sua sapienza. Sapienza del credente è quella di chi si mette a contemplare il mistero da peccatore che sa già di essere salvato. La contemplazione del Natale è questa: la contemplazione di un popolo di peccatori perdonati che si accostano per grazia al mistero sorgente della loro libertà, del loro amore, della loro salvezza.
La sapienza ci invita a:
Anzitutto la sapienza rivelataci oggi ci invita a comprendere che la fede non è mai disincarnata, ma assorbe tutte le nostre forze: tutti i nostri sensi sono coinvolti nell’esperienza di fede. Spesso, troppo spesso, facciamo della fede un fatto puramente intellettuale, qualcosa che viene confinato nel nostro pensiero. Spesso, troppo spesso, facciamo della fede un insieme di nozioni, che siamo chiamati a conoscere, condividere, comprendere, senza, però, passare a quel coinvolgimento della persona, che, invece, è il cuore della fede. San Giovanni ci invita a ricordare che la fede non è mai senza “carne”, non è mai lontana da tutte le esperienze che possiamo fare. Sono tutti i nostri sensi che vengono compresi nell’esperienza di fede.
La sapienza ci invita, poi, a considerare che il mistero dell’Incarnazione è in funzione di quello della Redenzione e che il Natale è pure mistero che ci parla della divina condiscendenza, della divina capacità di Gesù Maestro di perdonare i peccati. Cosa che anche noi dovremmo sperimentare in questi giorni, vuoi perché ci siamo riconciliati prima del Natale e abbiamo rimesso i nostri peccati in Dio, vuoi perché ci accorgiamo, mentre celebriamo queste liturgie, che il perdono di Dio è proprio il cuore di ogni annuncio.
La sapienza ci invita, infine, a capire come il Natale è mistero di comunione. Anche quella comunione umana che si sperimenta normalmente e che quest’anno è stata molto limitata, deve riemergere come desiderio di tutti. Non solo, quindi, uno stare insieme per i momenti più dolci della vita, ma quella comunione che è fatta anche di relazioni, ma che, poi, approda a qualcosa di ben più forte e di ben più vero: il mistero di Dio.
Provocazioni di Sapienza:
- Lasciamo che tutti i nostri sensi siano coinvolti nell’esperienza di fede?
- Abbiamo il coraggio di contemplare il presepe e di rimettere davanti a Gesù Bambino i nostri peccati?
- Pur nelle condizioni di quest’anno, il nostro Natale è stato e continua ad essere Natale di comunione, di relazioni, di essenzialità?
La comunione, infatti, non si coltiva solo con la presenza, ma con il desiderio del cuore. Quel desiderio del cuore che vediamo in Gesù Bambino che, dal presepe, continua a guardare ciascuno di noi, continua ad interpellare ciascuno di noi. Il Signore ci doni la forza di vivere sempre di questo desiderio: l’essere in comunione con Lui per essere in comunione tra noi. Sia questo il cuore della celebrazione del Natale che viviamo in questa domenica post natalizia.