Lunedì 28 giugno

Settimana della 5 domenica dopo Pentecoste – Lunedì

Sant’Ireneo, ma, poi, soprattutto San Pietro e Paolo e infine San Tommaso sono i santi che festeggeremo questa settimana, fari di luce nelle liturgie che celebreremo. Rileggendo il Vangelo potremmo chiederci: chi porta frutto cento volte tanto?

Deuteronomio

Dt 26, 1-11
Lettura del libro del Deuteronomio

In quei giorni. Mosè disse a tutto Israele: «Quando sarai entrato nella terra che il Signore, tuo Dio ti dà in eredità e la possederai e là ti sarai stabilito, prenderai le primizie di tutti i frutti del suolo da te raccolti nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà, le metterai in una cesta e andrai al luogo che il Signore, tuo Dio, avrà scelto per stabilirvi il suo nome. Ti presenterai al sacerdote in carica in quei giorni e gli dirai: “Io dichiaro oggi al Signore, tuo Dio, che sono entrato nella terra che il Signore ha giurato ai nostri padri di dare a noi”. Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio, e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio. Gioirai, con il levita e con il forestiero che sarà in mezzo a te, di tutto il bene che il Signore, tuo Dio, avrà dato a te e alla tua famiglia».

Le prime due risposte vengono dalla prima lettura che abbiamo ascoltato.

Anzitutto a portare frutto è la terra. Quella terra “dove scorre il latte e il miele”, come la formulazione biblica ripete spesso. La terra dei padri, la terra dove si trovano tutti i beni, la terra dove Dio ha posto il suo compiacimento. Non solo quella terra, ma tutta la terra in genere, dal momento che tutta la creazione risponde al comando di Dio e porta frutto secondo ciò che il Creatore ha predisposto. Ecco chi porta sempre frutto cento volte tanto, dando lode al Signore.

Ci sono poi i patriarchi e, con loro, tutti gli uomini di fede, cioè tutti gli uomini che ebbero a cuore le cose di Dio pur servendo le ragioni dell’uomo. Quando l’autore sacro incomincia a “ripassare”, per così dire, tutta la storia della salvezza, intende esattamente dire questo: tutti gli uomini di fede, tutti coloro che “sposano” la causa di Dio, portano frutto per la vita eterna o, per stare al Vangelo, portano frutto cento volte tanto.

Così il Deuteronomio ci dice qual è il pensiero di Dio. Dio predispone ogni cosa nella creazione perché tutto porti molto frutto. Dio opera perché tutto possa portare frutto secondo il suo cuore. Questo è quello che Dio si augura, questo è quello che Dio vorrebbe vedere nella “sua” creazione.

Vangelo

Lc 8, 4-15
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, il Signore Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché “vedendo non vedano e ascoltando non comprendano”. Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza».

Altre risposte sono contenute nel Vangelo. Porta frutto cento volte tanto il terreno buono, cioè il cuore di quegli uomini che ascoltano, custodiscono, ripensano e vivono la Parola che viene loro donata. Però non conta solo chi porta frutto cento volte tanto, ci dice la Parabola. Conta solo portare frutto, secondo quello che è concesso al cuore di ciascuno. Non tutti i terreni, vale a dire non tutte le anime sono uguali. Ecco perché alcune portano frutto abbondante, altre si limitano ad un frutto quantitativamente minore, ma che Dio gradisce, perché è ciò che è possibile fare a ciascuno nelle sue disponibilità.

Ciò che conta veramente è che nessuno non faccia fruttare il seme che riceve, che nessuno si limiti a custodire quel seme senza permettergli di portare frutto. Il rischio c’è, ed ecco la risposta alla domanda: “perché il Signore parla in parabole?”. Domanda che corrisponde, più o meno, a quello che molti uomini e donne credenti si chiedono: perché tutte le cose non sono chiare, definitive, immediatamente capibili? Perché nella fede, tutto rimane un poco oscuro, sempre, anche quando tutto sembra spiegato a dovere? La risposta viene proprio dalla parabola che il Signore ha raccontato: perché la fede è cammino, non è mai evidenza e chiarezza definitiva. La fede è inizio di conoscenza, è richiamo alla verità, è attesa di quello che deve venire, è sentirsi incamminati verso la vita eterna, ma, in fondo, mai “arrivati” se non quando il Signore vorrà.

Ciò che conta, dunque, è che ciascuno porti quel frutto che gli è permesso portare.

Per noi

Sant’Ireneo, i Santi Pietro e Paolo, San Tommaso, sono certamente anime, cuori, che hanno portato il cento nel loro fruttificare. Eppure non erano uomini perfetti, ma peccatori, come ogni altro uomo. Erano uomini che hanno tentato di fare del loro meglio e, tuttavia, non sono stati esenti da errori, sbagli, momenti di debolezza. Così come tutti i santi. Se leggiamo bene le loro storie, vediamo che non sono storie di uomini perfetti, ma sono storie di uomini che hanno creduto, che hanno fatto passi e che, proprio per questo, hanno raggiunto la santità e la vita eterna.

Così anche per noi. Non importa se siamo uomini, donne che possiamo dare il 30, il 60 o se veramente sappiamo dare sempre il 100%. Importa che non ci fermiamo nel nostro cammino, importa che tentiamo di portare quel frutto che è possibile portare, ora, in questo momento della storia della nostra anima. Importa che siamo capaci di portare questo frutto con generosità e con gioia. Questo solo importa.

  • So portare il “mio” frutto?
  • Chiedo a Dio di poter usare della libertà in modo tale da poter portare il frutto che per me è stato predisposto da Dio?
  • So contemplare la creazione che porta sempre il massimo frutto per dare lode al Signore?

Contempliamo la creazione. Sapremo portare frutto come il Signore vuole.

2021-06-26T09:44:39+02:00