Settimana della 2 domenica di Avvento – Sabato
Vangelo
Mt 12, 43-50
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva agli scribi e ai farisei: «Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo, ma non ne trova. Allora dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. E, venuto, la trova vuota, spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora; e l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa generazione malvagia». Mentre egli parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti». Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».
La sapienza del conservare una casa pulita.
Non è la sapienza della massaia, anche se chi si occupa di queste cose avrà maggior facilità a capire. La sapienza della pulizia, la sapienza della cura per una casa, sono solo un simbolo di quella sapienza che l’anima deve ottenere se vuole arrivare alla sapienza della conversione. Lo diceva molto bene il Vangelo: quando si mette mano alla conversione, non è certo possibile lasciare il lavoro a metà, cioè non continuando a mantenere la pulizia fatta. Quando un luogo è bello, infatti, è frequentato più volentieri. Purtroppo, anche dagli “spiriti immondi” che, dopo essere stati cacciati dall’anima che si purifica, tornano a tentare quell’anima. Se il credente non è perseverante, se non c’è il desiderio di mantenere viva la propria ascesi, il proprio gusto per la santità, il proprio cammino di fede, accade che gli spiriti immondi riacquistano la loro posizione, rendendo così la situazione di un’anima peggiore. È quello che accade a tutti noi che, dopo aver magari avuto la forza e la grazia di vincere un vizio, subito ci rimettiamo a praticare la vita di sempre e, quindi, i diversi vizi cacciati tornano in noi!
Geremia
Ger 3, 6a; 5, 1-9b
Lettura del profeta Geremia
In quei giorni. Il Signore mi disse: «Percorrete le vie di Gerusalemme, osservate bene e informatevi, cercate nelle sue piazze se c’è un uomo che pratichi il diritto e cerchi la fedeltà, e io la perdonerò. Invece giurano certamente il falso anche quando dicono: “Per la vita del Signore!”». I tuoi occhi, Signore, non cercano forse la fedeltà? Tu li hai percossi, ma non mostrano dolore; li hai fiaccati, ma rifiutano di comprendere la correzione. Hanno indurito la faccia più di una rupe, rifiutano di convertirsi. Io pensavo: «Sono certamente gente di bassa condizione, quelli che agiscono da stolti, non conoscono la via del Signore, la legge del loro Dio. Mi rivolgerò e parlerò ai grandi, che certo conoscono la via del Signore e il diritto del loro Dio». Purtroppo anche questi hanno rotto il giogo, hanno spezzato i legami! Per questo li azzanna il leone della foresta, il lupo delle steppe ne fa scempio, il leopardo sta in agguato vicino alle loro città: quanti escono saranno sbranati, perché si sono moltiplicati i loro peccati, sono aumentate le loro ribellioni. «Perché ti dovrei perdonare? I tuoi figli mi hanno abbandonato, hanno giurato per coloro che non sono dèi. Io li ho saziati, ed essi hanno commesso adulterio, si affollano nelle case di prostituzione. Sono come stalloni ben pasciuti e focosi; ciascuno nitrisce dietro la moglie del suo prossimo. Non dovrei forse punirli? Oracolo del Signore».
È la sapienza che esprime anche il profeta. Egli non si stanca di richiamare al suo popolo i doveri della conversione e non si stanca di proporre anche la via da seguire per non cadere in continue tentazioni che portano lontano da Dio. Purtroppo, però, accade il contrario, accade che nessuno ascolti questo suo invito e sia perseverante. Tutti continuano a commettere i peccati di sempre, quanto produce la rovina di un popolo intero! Il peccato di molti richiama su tutti una maledizione: la maledizione prodotta dall’allontanamento da Dio.
Ebrei
Eb 2, 8b-17
Lettera agli Ebrei
Fratelli, avendo Dio sottomesso al Figlio tutte le cose, nulla ha lasciato che non gli fosse sottomesso. Al momento presente però non vediamo ancora che ogni cosa sia a lui sottomessa. Tuttavia quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti. Conveniva infatti che Dio – per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, lui che conduce molti figli alla gloria – rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza. Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo: «Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, in mezzo all’assemblea canterò le tue lodi»; e ancora: «Io metterò la mia fiducia in lui»; e inoltre: «Eccomi, io e i figli che Dio mi ha dato». Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.
La sapienza dell’autore della lettera agli Ebrei è davvero mirabile. Egli, infatti, ben conosce che il cuore dell’uomo è assolutamente incapace di fedeltà; sa bene che il desiderio di conversione dura solo una stagione, sa benissimo che senza radicalità della fede non c’è risultato di grazia, eppure questo cammino è difficilissimo per l’uomo. Ecco perché, di fronte ad una situazione che potrebbe dirsi disperata, quest’uomo spirituale ricorda che tutto è possibile a Dio! Dio, attraverso Gesù Cristo, viene a prendersi cura della stirpe di Abramo. Ciò che è impossibile all’uomo diventa possibile a Dio. Ciò che per l’uomo sarebbe, al massimo, uno sforzo, diventa possibile a Dio che raggiunge l’uomo e che lo richiama ai valori della libertà che sa giocarsi, per la fede, in Cristo.
La Sapienza ci invita a:
- contemplare la sapienza di una conversione duratura;
- comprendere che la sapienza di Dio non si stanca mai di richiamare alla conversione;
- Dio viene a prendersi cura di noi. È questo il tema ricorrente dell’Avvento che stiamo vivendo insieme.
Provocazioni di sapienza
- Come sto invocando il richiamo alla conversione?
- Sto decidendo come rendere questo Natale memorabile per una conversione che sia davvero duratura?
- Quale esame di coscienza potrei attuare nelle prossime settimane per giungere al Natale sempre più pronto?
Esame di coscienza settimanale
Riprendiamo le diverse forme di sapienza meditate:
giorno | Atteggiamento |
Lunedì | La sapienza del perdono |
Martedì | La sapienza delle opere |
Mercoledì | La sapienza del dubbio |
Giovedì | La sapienza delle parole |
Venerdì | La sapienza del “di più” |
Sabato | La sapienza del conservare la casa pulita |
- Quale aspetto della sapienza mi ha più colpito?
- Se guardo alla mia storia, cosa mi affatica di più nel mio cammino di conversione?
- Quale aspetto della confessione mi è più ostico e difficile?
Chiediamo alla Vergine Santa, Madre di questo Avvento e Madre di ogni attesa, di saperci guidare sempre più con mano sicura verso quella capacità di rimetterci nelle mani di Dio per quello che siamo, che è la forza della vera sapienza.