3° Domenica di Avvento
La sapienza di chi scruta i segni dei tempi, la sapienza dei figli del regno che sanno mettere mano alla conversione. Sono gli atteggiamenti di sapienza che abbiamo cercato di scoprire insieme nelle domeniche scorse. A questi atteggiamenti di sapienza se ne aggiunge un terzo: la sapienza di chi sa valorizzare i segni di luce presenti nel proprio tempo storico. Una sapienza in più che può avere solo chi si converte e solo chi ama scrutare i segni dei tempi.
Isaia
Is 51, 1-6
Lettura del profeta Isaia
Così dice il Signore Dio: «Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti. Guardate ad Abramo, vostro padre, a Sara che vi ha partorito; poiché io chiamai lui solo, lo benedissi e lo moltiplicai. Davvero il Signore ha pietà di Sion, ha pietà di tutte le sue rovine, rende il suo deserto come l’Eden, la sua steppa come il giardino del Signore. Giubilo e gioia saranno in essa, ringraziamenti e melodie di canto! Ascoltatemi attenti, o mio popolo; o mia nazione, porgetemi l’orecchio. Poiché da me uscirà la legge, porrò il mio diritto come luce dei popoli. La mia giustizia è vicina, si manifesterà la mia salvezza; le mie braccia governeranno i popoli. In me spereranno le isole, avranno fiducia nel mio braccio. Alzate al cielo i vostri occhi e guardate la terra di sotto, poiché i cieli si dissolveranno come fumo, la terra si logorerà come un vestito e i suoi abitanti moriranno come larve. Ma la mia salvezza durerà per sempre, la mia giustizia non verrà distrutta».
Corinzi
2Cor 2, 14-16a
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, siano rese grazie a Dio, il quale sempre ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde ovunque per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo per quelli che si salvano e per quelli che si perdono; per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita.
Vangelo
Gv 5, 33-39
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me.
Vangelo
La rivelazione di sapienza, come sempre, ci viene dal Vangelo. Gesù viene interrogato a proposito della testimonianza che a lui ha reso Giovanni il Battista, ed ecco la risposta: “io non ricevo testimonianza da un uomo”. Come dire: Giovanni ha dato testimonianza alla verità di Dio. Dio non ha bisogno che gli uomini gli rendano testimonianza: Egli è già tutto! Eppure anche la testimonianza che rendono gli uomini può essere utile perché altri uomini si convertano e credano. Così prosegue Gesù: “egli era la lampada che arde e che risplende e voi solo per un momento avete potuto rallegrarvi alla sua luce”, insegnando così che gli uomini che rendono testimonianza a Dio con la propria vita, con le proprie parole e con le proprie opere, diventano piccole fonti di luce che rendono bello non solo il proprio credere, ma anche il credere degli altri. Come piccole luci è dato a costoro di brillare solo per un piccolo tempo. Questo tempo, che è lo spazio di una vita, è il tempo utile che Dio concede perché gli uomini sappiano innamorarsi della verità e sappiano essere pronti a centrare la propria esistenza su Dio. La sapienza di chi riceve questa testimonianza consiste nell’accoglierla per il tempo che viene donato, così che, quando questa piccola sorgente di luce viene a mancare, non ci si rammarica per il suo venir meno, ma si sa fare tesoro di quanto si è potuto cogliere.
Gesù, poi, sembra cambiare rapidamente l’oggetto della sua predicazione. Lascia il discorso sulle piccole luci dell’esistenza per tornare ad un tema caro alla sua predicazione, durante tutto il ministero: “Voi scrutate le scritture pensando di avere la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me”. Come dire: ogni piccola luce umana che si accende e che tiene desto il cammino di fede nasce dall’accostamento alla Parola di Dio che rende luminosi. Così è stato nella vita di Giovanni il Battista. Se egli è stato il precursore, lo è stato anche perché ha accolto la Parola di Dio e l’ha fatta sua, l’ha incarnata, l’ha vissuta. In questo modo egli è diventato luce per tutti coloro che si recavano al Giordano. Piccole luci, però, possono essere tutti coloro che, seguendo l’insegnamento di Giovanni, ascoltano e cercano di vivere a modo loro quella Parola di Dio che li trasforma, conformandoli a Cristo stesso. Senza questa verità che nasce dalla fede, tutti costoro potrebbero essere buoni uomini, donne che sono di esempio alla fede di molti, ma non luci che brillano sul cammino della vita e alla luce dei quali ci si può rallegrare, anche se per un tempo limitato soltanto. Un buon uomo non è detto che sia anche un esempio di fede. Un uomo che si ritiene grande, non è detto che sia anche un maestro di fede. Dipende da quanto ha accolto quella parola che genera alla vita e alla fede o quanto da essa si tiene lontano.
Predicazione che insegna anche a divenire uomini e donne dello Spirito, uomini e donne che sanno essere piccole luci, perché si sa dare buona testimonianza alla fede che si è ricevuta come dono e che si intende coltivare come compito.
La predicazione su Giovanni il Battista diventa, quindi, un appello alla libertà, perché, con sapienza, ci si trasformi in sorgenti di luce.
Isaia
Discorso che continua, in modo accorato, nel profeta Isaia. “Guardate alla roccia da cui siete stati cavati! Guardate ad Abramo, vostro Padre, a Sara che vi ha partorito…”. Abramo è il padre nella fede di ogni credente. Sara viene considerata un po’ come la madre di tutto Israele. Il profeta chiedeva di guardare ai progenitori del popolo di Israele non tanto per emularne le gesta o solamente per conoscere la propria storia, ma, piuttosto, per imitarne la fede! Anche Abramo e Sara sono piccole sorgenti di luce, piccoli fonti luminose nell’universo della fede. Se sono tali è perché anche loro hanno ascoltato quella Parola che Dio ha riservato loro: la parola di uscita, la parola di vocazione, la parola che prometteva un figlio…
È questo amore per la parola a loro rivelata che li ha costituiti luci per il cammino di molti. Di qui la conclusione del profeta: “la terra si logorerà, ma la mia salvezza durerà per sempre, la mia giustizia non verrà distrutta”. Tutto passa e di tutte le cose, come anche di tutte le persone, sarà la storia a giudicare e a dire. Così capiterà che tutte le cose passeranno e lasceranno spazio a quelle della generazione successiva. Solo la giustizia di Dio, che è un altro modo per dire solo Dio, rimarrà in eterno. Trae valore ogni cosa che prende origine da lui e che rimanda a Lui, tutto il resto cadrà presto nell’oblio.
Corinzi
San Paolo insiste molto sul diventare noi stessi piccole sorgenti di luce per gli altri. “Siano rese grazie a Dio, che ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde ovunque, per mezzo nostro, il profumo della sua conoscenza”. Chi è il cristiano? Chi è la piccola luce che si dona agli altri per rischiarare il cammino di tutti? Colui che si apre a Cristo e che, imparando da Lui, sa divenire come Cristo e sa diffondere il “profumo della sua conoscenza”. Il cristiano è chiamato non solo ad essere buono, non solo a fare qualcosa di bene, ma a conoscere Cristo e a diffondere il profumo della sua conoscenza! Grandiosa espressione che ci ricorda che noi saremo piccole luci nell’universo panorama della fede solo se faremo come Giovanni il Battista. Altrimenti ci perderemo e renderemo insignificante la nostra presenza sulla terra, il nostro passaggio per il mondo. Appello alla libertà di ciascuno perché tutti possiamo divenire quelle piccole sorgenti di luce che è il segreto della nostra vocazione.
Provocazioni di sapienza:
Lo psicanalista Erich Fromm ha giustamente detto che la nostra società è una società che radicalizza al massimo la contrapposizione tra l’essere e l’avere. Siamo una civiltà che vuole “avere”, possedere tutto. Però, per poter possedere tutto è necessario trasformare ogni cosa in una cosa morta, dal momento che si possono possedere solo le cose inanimate. Per questo egli ha definito la nostra società come una società delle cose morte, che ama le cose morte, che ama ridurre tutto al possesso di cose.
Al di là della validità della sua riflessione che, ovviamente, rimane segnata dal suo tempo, per noi rimane vera l’intuizione, che è la medesima sottesa alle scritture che abbiamo ascoltato. Solo dove c’è gusto per la contemplazione c’è amore per la verità e si trasforma la propria vita in una sorgente di luce. Dove non c’è fede, c’è solo passione per il possedere e per le cose inanimate, morte.
Lo vediamo molto bene. Ci sono vite dove tutto viene ridotto al possesso, all’apparire, al voler quasi sostituirsi a Dio. È in questo progetto che si “cosificano” anche le persone e la stessa realtà umana più bella e più importante: l’amore. Il che spiega perché ci sono così tante storie di violenza e di sottomissione. Lo abbiamo visto anche in questa settimana, con le immagini, le parole, i riti che finiscono per riempire la vita di chi non ha altro a cui appellarsi che questo.
“Ricorda la roccia da cui siete stati cavati”, dovrebbe essere il richiamo per noi. Tale da permetterci questa provocazione di sapienza:
- Chi, per me, è stato luce? Chi ha avuto una piccola vita luminosa tanto da essere per me esempio da seguire?
Forse non siamo più nemmeno molto abituati a leggere le vite dei santi ed è per questo che poi ci appelliamo a presunti campione di qualsiasi genere! Forse potremmo tornare a quella sapienza che ci porta a conoscere e a riflettere sulla vita luminosa di chi ha speso tutta la propria esistenza per dare testimonianza a valori seri, importanti. Anche se non è diventato famoso! Magari queste piccole luci sono proprio i nostri vecchi, quelli di casa nostra! Magari anche mons. Ferrari, che vogliamo ancora ricordare è per noi piccola sorgente di luce!
Oppure dovremmo ricordare l’altro monito: “partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde ovunque, per mezzo nostro, il profumo della sua conoscenza”, che dovrebbe spingerci a chiederci:
-
- Io sono piccola fonte di luce per chi si accosta a me?
L’atteggiamento di sapienza richiesto:
è allora quello di lasciar penetrare nel nostro cuore il richiamo duplice che abbiamo ricevuto, per saper valorizzare le vite luminose di chi abbiamo accanto o di chi possiamo conoscere, anche se sono piccoli segni che rallegrano solo un tempo;
o, ancora, il richiamo ad essere noi piccole vite piene di sapienza per dare agli altri buona testimonianza di quello che abbiamo visto, udito, creduto.
Preghiera alla Sapienza:
Signore Gesù, tu che ci inviti a ricordare da quale roccia siamo stati tagliati, tu che ci inviti ad essere uomini, donne, che diventano vite luminose, aiutaci a non perdere mai il gusto per la ricerca della testimonianza di fede e a non tradire mai l’ideale di essere coerenti con la Tua parola per diffondere il tuo profumo nel mondo!