Ottava del Natale – 4° giorno – Santi Innocenti
Per introdurci
Santi martiri innocenti. Credo che ogni anno ci commuova e ci porti a riflettere questa festa nella quale mettiamo, attorno alla culla di Gesù Bambino, altri bambini. Innocenti come Lui, l’innocente che muore sulla croce. Anche oggi scelgo di commentare, come nei giorni scorsi, solo l’epistola, dal momento che negli anni passati abbiamo già riletto le altre Scritture.
Geremia
Ger 31, 15-18. 20
Lettura del profeta Geremia
Così dice il Signore: «Una voce si ode a Rama, un lamento e un pianto amaro: Rachele piange i suoi figli, e non vuole essere consolata per i suoi figli, perché non sono più». Dice il Signore: «Trattieni il tuo pianto, i tuoi occhi dalle lacrime, perché c’è un compenso alle tue fatiche – oracolo del Signore –: essi torneranno dal paese nemico. C’è una speranza per la tua discendenza – oracolo del Signore –: i tuoi figli ritorneranno nella loro terra. Ho udito Èfraim che si lamentava: “Mi hai castigato e io ho subito il castigo come un torello non domato. Fammi ritornare e io ritornerò, perché tu sei il Signore, mio Dio”. Non è un figlio carissimo per me Èfraim, il mio bambino prediletto? Ogni volta che lo minaccio, me ne ricordo sempre con affetto. Per questo il mio cuore si commuove per lui e sento per lui profonda tenerezza». Oracolo del Signore.
Romani
EPISTOLA Rm 8, 14-21
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Vangelo
Mt 2, 13b-18
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: «Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più».
Romani
Colpiscono alcune frasi di San Paolo:
“Tutti coloro che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio…”. San Paolo sta parlando a dei credenti e invita tutti loro a credere che ogni cosa, nel mondo, è mossa dallo Spirito di Dio. Il credente interpreta e vede così la “sua” storia, la storia del mondo del quale fa parte. Noi ci troviamo di fronte ad uno dei casi più difficili che la storia biblica ci tramanda. Molte volte, anche nell’Antico Testamento, si parla di fatti di questo genere e sempre la Scrittura cerca di dare un’interpretazione teologica di ciò che avviene. Anche per i santi martiri innocenti è così. C’è una interpretazione che si può dare di questo fatto anche alla luce della propria fede, nonostante il dolore che il fatto stesso provoca e rinnova.
“Avete ricevuto uno Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo Abbà! Padre!”. Lo Spirito di Dio è la grande forza che rende capaci di pregare, o meglio, rende possibile il fatto che noi ci rivolgiamo a Dio con il nome di Padre. Sicuramente i bambini dei quali ci sta parlando questa festa erano piccoli, piccolissimi, da pochi mesi a tre anni, come dice il Vangelo. Anche i più grandi di loro avevano appena iniziato a sentire le preghiere che si recitavano in famiglia. I più grandi avevano certamente intuito qualcosa, dato il clima di fede generale nel quale si svolgeva la vita di ogni famiglia e dell’intero paese a quel tempo. Non avevano certo la possibilità di esprimere la loro fede. La forza della Scrittura, imitata poi dalla costante tradizione della Chiesa, ci dice che questi bambini innocenti, che non sanno nemmeno parlare, hanno dato la loro testimonianza di fede. Uccisi per paura, nella loro innocenza hanno dato una prova di fede. Il loro pianto, le loro urla, unite al pianto e alle grida delle madri, degli altri ragazzi del villaggio e unito a quello dei loro padri, rimane come una testimonianza di fede. Non hanno invocato il nome di Dio con le labbra, ma la loro sofferenza, il loro subire questa violenza incredibile è come un grido che si appella a Dio Padre. Anche questi bambini gridano a Dio, perché sia ripristinata la giustizia.
“Se siamo figli siamo anche eredi…”. Questi bambini non hanno potuto sentire la predicazione di Gesù: sono suoi contemporanei e anche Gesù è un bambino quando accadono queste cose. Eppure anche loro, nella loro innocenza, sono costituiti eredi di Cristo. Cristo soffrirà da solo, porterà il peccato e il dolore di tutti gli uomini sulla Croce. Cristo in Croce porta anche il dolore di questi innocenti e li costituisce suoi eredi. Essi, nel “lavacro del sangue” che devono sopportare, diventano “battezzati in Cristo” e diventano eredi delle sue medesime promesse. Non hanno scelto Cristo, perché troppo piccoli, ma Cristo associa alla sua futura morte da martire anche bambini così piccoli che vengono martirizzati nella loro povera carne.
“La stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio”. Così San Paolo può concludere la sua meditazione, ricordando che la carne dell’uomo è sempre sottoposta a patimenti. Tutti i patimenti del tempo presente, insegna l’apostolo, sono una partecipazione alla passione di Cristo, un continuare i dolori della sua passione. Ma, se è così, è in vista della gloria della risurrezione che spetta a tutti coloro che, in vita, sono stati associati al suo dolore redentore.
L’insegnamento dei santi innocenti
I santi martiri innocenti ci insegnano che ogni nostro dolore, ogni nostra sofferenza, non è mai un soffrire invano se noi partecipiamo ai patimenti di Cristo. È dunque la fede che permette di dare un senso anche alla sofferenza e al dolore che, di per sé, sono realtà negative della vita dell’uomo.
Per noi
Anche questo giorno dell’ottava ci aiuta a capire che nulla avviene a caso nella vita degli uomini e che tutto è in ordine alla nostra salvezza spirituale. Mentre ringraziamo il Signore che ci ha parlato attraverso i martiri innocenti, continuiamo la nostra contemplazione del Natale per essere certi di avere parte alla salvezza eterna operata da Cristo.