Ottava del Natale – 5° giorno
Per introdurci
Anche in questi giorni dell’ottava vorrei continuare a commentare i brani che leggiamo nell’epistola, dal momento che in altre occasioni ho già commentato il profeta Michea o il Vangelo.
Michea
Mi 4, 1-4
Lettura del profeta Michea
In quei giorni. Il Signore parlò a Michea dicendo: «Alla fine dei giorni il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e si innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno i popoli. Verranno molte genti e diranno: “Venite, saliamo sul monte del Signore e al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri”. Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra molti popoli e arbitro fra genti potenti, fino alle più lontane. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. Sederanno ognuno tranquillo sotto la vite e sotto il fico e più nessuno li spaventerà, perché la bocca del Signore degli eserciti ha parlato!».
Corinzi
1Cor 1, 1-10
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo! Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza. La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro! Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire.
Vangelo
Mt 2, 19-23
✠ Lettura del vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Corinzi
Colpiscono alcune frasi di San Paolo:
“A coloro che sono stati santificati in Gesù Cristo…”. San Paolo incomincia così la sua lettera ad una Chiesa molto forte, molto vivace. Chiama i cristiani di Corinto: “coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù”. Anche noi, particolarmente in questi giorni di Natale, siamo chiamati a fare questo, cioè a prendere maggiore consapevolezza della chiamata che abbiamo ricevuto ad essere santificati. Queste feste che stiamo vivendo non devono essere solo un puro fatto di tradizione, un momento nel quale noi tutti ci riuniamo in chiesa per vivere momenti celebrativi che sono anche supportati da un sentire emozionale forte. Noi siamo qui perchè vogliamo esprimere la consapevolezza che siamo stati santificati. Il Natale ha fatto questo, se lo abbiamo vissuto bene. Ci ha reso un poco più santi, un poco più ferventi nel cammino, un poco più capaci di andare incontro al Signore con le forze che abbiamo.
“Rendo grazie continuamente per voi, a motivo della grazia che vi è stata data”. Paolo esprime, da subito, una grande consapevolezza nei confronti della Chiesa di Corinto: questa porzione di Chiesa è stata visitata da Dio, è stata riempita dalla sua grazia, è stata benedetta da Dio. Così come lo siamo anche noi. Anche noi tutti siamo stati visitati da Dio, anche noi tutti abbiamo avuto in eredità la sua grazia. Ogni giorno, per la verità, lo siamo. Il Natale ci ha permesso di ricordare con maggior forza che la grazia di Dio viene data a ciascuno di noi e che tutti noi siamo sotto il dominio della sua grazia. Eppure ci manca questa consapevolezza! Lo sappiamo, ma come una delle cose che si dicono, si ripetono quasi come una lezione di catechismo ben imparata. Nella vita, però, lo dimentichiamo e, spesso, ci scordiamo proprio di vivere come gente che è stata benedetta da Dio, come uomini, donne, che hanno un compito grande verso tutti: ricordare che il Signore ci accompagna e ci benedice. Forse oggi, in mezzo all’ottava del Natale, potrebbe proprio essere un giorno propizio per vivere bene questo richiamo e per vivere sentendoci accompagnati dalla grazia di Dio che opera in noi e per noi.
“La testimonianza di Cristo si è resa così stabile tra voi…”. Potremmo dire le stesse cose anche della nostra comunità? Se guardiamo alla storia, certamente. Ma è così vero che questa testimonianza è forte e vera anche oggi? Forse non così tanto, forse non così intensamente. I giorni del Natale ci devono istruire circa l’urgenza di rendere la testimonianza della presenza di Cristo tra noi più forte che mai. Tanto più sarà forte questa consapevolezza, tanto più si riuscirà a vivere meglio il nostro itinerario di fede. Tanto meno sarà presente questa consapevolezza, tanto meno forti saranno anche i rapporti tra noi.
“Egli vi renderà saldi fino alla fine, irreprensibili…”. Il dono del Natale che abbiamo vissuto potrebbe essere proprio questo. Chiediamo al Signore di essere saldi e irreprensibili. La società in cui viviamo, il mondo in cui abitiamo, ha bisogno ed ha diritto di vedere in noi, nei cristiani, questa forza, questo sostegno irreprensibile. Forse noi non abbiamo questa forza. Forse noi non abbiamo questo desiderio. Chiediamo al Signore di suscitarlo dentro di noi. La contemplazione del presepe ci deve condurre proprio a questo.
“Vi esorto ad essere unanimi nel parlare perché non vi siano divisioni…”. Anche quest’ultima frase è importantissima per noi. Noi tutti dobbiamo scoprire nel Natale un dono che viene fatto alla nostra comunità perché possiamo riscoprire quei segni di unità che rendono più vera la nostra comunità.
L’insegnamento della V feria
Questa feria dell’ottava di Natale ci ricorda che il Natale, se noi lo vogliamo, non è una festa emozionale nella quale esprimere ciò che sentiamo dentro di noi. Al contrario il Natale chiede tutto il nostro impegno e tutta la nostra adesione di fede, perché possiamo vivere fino in fondo questa grazia di adesione a Cristo. Se realmente abbiamo celebrato il mistero della natività del Signore, tocca a noi tutti operare per l’unità e la comunione.
Per noi
Anche questo giorno dell’ottava ci insegna a seguire il Signore perché sappiamo operare per l’unità e la concordia, ritenendoci sempre tutti santificati da Gesù Cristo, venuto per amore dell’uomo a visitare il suo popolo.