Giovedì 28 dicembre

Ottava del Natale – giorno 4 – SS. martiri innocenti

La spiritualità di questa settimana

Ogni giorno di questa settimana, nella quale celebriamo l’ottava del Natale, sarà un giorno per continuare la contemplazione del presepio ma con occhi diversi. Oggi con quelli dei Santi Martiri Innocenti.

La Parola di questo giorno

LETTURA Ger 31, 15-18. 20
Lettura del profeta Geremia

Così dice il Signore: «Una voce si ode a Rama, un lamento e un pianto amaro: Rachele piange i suoi figli, e non vuole essere consolata per i suoi figli, perché non sono più». Dice il Signore: «Trattieni il tuo pianto, i tuoi occhi dalle lacrime, perché c’è un compenso alle tue fatiche – oracolo del Signore –: essi torneranno dal paese nemico. C’è una speranza per la tua discendenza – oracolo del Signore –: i tuoi figli ritorneranno nella loro terra. Ho udito Èfraim che si lamentava: “Mi hai castigato e io ho subito il castigo come un torello non domato. Fammi ritornare e io ritornerò, perché tu sei il Signore, mio Dio”. Non è un figlio carissimo per me Èfraim, il mio bambino prediletto? Ogni volta che lo minaccio, me ne ricordo sempre con affetto. Per questo il mio cuore si commuove per lui e sento per lui profonda tenerezza». Oracolo del Signore.

SALMO Sal 123 (124)

A te grida, Signore, il dolore innocente.

Se il Signore non fosse stato per noi,
quando eravamo assaliti,
allora ci avrebbero inghiottiti vivi,
quando divampò contro di noi la loro collera. R

Allora le acque ci avrebbero travolti,
un torrente ci avrebbe sommersi;
allora ci avrebbero sommersi
acque impetuose. R

Siamo stati liberati come un passero
dal laccio dei cacciatori:
il laccio si è spezzato e noi siamo scampati.
Il nostro aiuto è nel nome del Signore:
egli ha fatto cielo e terra. R

EPISTOLA Rm 8, 14-21
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.

VANGELO Mt 2, 13b-18
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: «Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più».

Gli innocenti

La riflessione di oggi parte da alcuni dati storici che sono ricordati esplicitamente dalla Scrittura.

Il primo è la “strage degli Innocenti” voluta da Erode. È il ricordo evangelico. Sappiamo per certo che, Erode, commise questo crimine orrendo: per timore del “nuovo re dei Giudei”, dopo la visita dei Magi, egli fece uccidere i bambini di Betlemme e del suo territorio, dai due anni in giù, per stare più tranquillo. Sappiamo che il dolore, in questa piccola città, fu davvero enorme. Non conta quanti potevano essere i bambini di un piccolo centro come Betlemme all’epoca: la morte provocata anche ad uno solo di loro è già un crimine orrendo, spaventoso. Questo episodio è quello che dà origine anche a quella celebre fuga in Egitto, di cui il Signore fu protagonista, che dice la comunione del Signore con tutti i sofferenti, con tutti gli esuli, con tutti coloro che devono andare lontano dalla propria patria.

Il secondo fatto storico è quello che è sotteso alla prima lettura. Vicino a Betlemme, nei secoli della deportazione e dell’esilio, era allestito quello che potremmo chiamare un centro di raccolta. Lì venivano rinchiusi coloro che dovevano essere deportati, comprese donne e bambini che poi, legati, partivano per la traversata del deserto per giungere a Babilonia. Molti non sarebbero mai arrivati alla meta, molti sarebbero arrivati per morirvi, pochissimi sarebbero tornati dopo l’esilio. Poiché in questo luogo c’è la tomba di Rachele, la moglie di Giacobbe, l’autore sacro immagina il pianto di lei per la deportazione e per la morte dei suoi figli. Di tutti, uomini e donne ma, ovviamente, soprattutto dei bambini. Sempre il dolore interpella l’uomo. Ma il dolore innocente lo fa in forma ancora più forte e grave.

Nel 4 ° giorno dell’ottava

Anche noi tutti, oggi, veniamo provocati da queste immagini. Intanto perché non sono affatto passate di moda. Credo che rimaniate anche voi tutti stupiti del fatto che, nelle guerre di oggi, nelle guerre recenti, i bambini siano sempre di mezzo. Penso ai bambini che la Russia ha deportato nel suo territorio strappandoli all’Ucraina; penso ai bambini ammazzati o prelevati a forza dai kibbuz di Israele dalla forza bruta degli uomini di Hamas; penso anche ai bambini di Gaza, il posto al mondo, come dice l’Onu, dove, oggi, è più difficile essere bambini. A queste immagini note e continue, occorrerebbe aggiungere le molteplici di molti altri paesi nei quali l’infanzia non viene custodita, viene violata, viene uccisa. Oltre, naturalmente, alle immagini dei piccoli migranti, spesso soli, che entrano continuamente nelle nostre case e per i quali noi tutti facciamo così poco.

Abbiamo capito la lezione dei Santi Martiri Innocenti? Erode non è forse più che mai presente anche nel nostro mondo? Credo allora che questo quarto giorno dell’ottava voglia farci riflettere sul fatto che anche se siamo distanti 2000 anni dall’incarnazione del Signore, non abbiamo capito molto in fatto di accoglienza, di cura del più debole, di rispetto della vita umana e, ancor più, della vita nascente, della vita dei bambini e degli infanti.

Cosa suggeriscono a noi queste immagini? Siamo davvero così insensibili da non lasciare che il loro grido straziante risuoni dentro di noi? Credo che oggi, per contemplare la culla di Gesù bambino, abbiamo bisogno di lasciarci disturbare, di lasciarci turbare dal grido di dolore di milioni di bambini di tutto il mondo. Scomodità necessaria se, davvero, vogliamo capire che accogliere il Bambino Gesù non è solo questione di intimo corrispondere alle esigenze della fede, ma è anche impegno per la giustizia, impegno a sostegno dell’infanzia, impegno in difesa di tutti i bambini. Non solo quelli che ci sono più congeniali, non solo quelli che ci sembrano più emotivamente vicini. Contemplare la culla di Gesù bambino avendo per sottofondo il grido di dolore di milioni di bambini del mondo, deve spingerci a fare qualcosa per loro.

Cosa?

Anzitutto la preghiera, perché l’intercessione vale sempre. Poi la solidarietà, perché mettere mano a qualcosa di concreto aiuta anche la nostra anima. Poi prendendo parte a tutte quelle forme di sensibilizzazione al rispetto della vita dei piccoli che devono essere parte integrante della nostra stessa vita.

Chiediamo al Signore questa grazia, mentre cerchiamo di vivere bene questa ottava del Natale, avendo sempre nel cuore la grazia e la bellezza che promanano dalla grotta di Betlemme.

Provocazioni dalla Parola

  • Sappiamo solo commuoverci o sappiamo fare qualcosa di più a sostegno dell’infanzia?
  • Mi lascio davvero turbare da ciò che accade nel mondo?
  • Vivo sempre bene e in forma di interiorizzazione le immagini che vedo e che mi parlano della sofferenza dei più piccoli?
2024-01-23T03:24:31+01:00