Giovedì 29 aprile

Settimana della 4 domenica di Pasqua – Giovedì

S. Caterina

Dimentichiamo presto la storia di Santa Caterina: una donna che si consacra contro il parere di tutti, una donna che vuole fare della sua vita un atto di offerta a Dio.

Una donna che rimane in casa sua, mentre i fratelli lavorano con il padre. Sembra che siano essi a guadagnare il mondo, con il loro lavoro, con le ricchezze che accumulano. Invece è lei, che non ha la possibilità di studiare, ad essere diventata luce, faro, “dottore della Chiesa”, titolo riconosciuto a pochissime donne.

Sembra che sia l’attività degli altri a salvare il mondo: invece è lei, con le sue visioni, con le sue locuzioni, che sostiene il cammino del mondo intero, della Chiesa, del Papato. Una donna, “illetterata” come lei stessa si definisce, umile, cambia per sempre il corso della storia! Contribuisce a capire sempre di più la verità di Dio! Gli altri passano e nemmeno più si ricordano, lei resta!

Dalla presenza del Signore nasce la pace, come dicevamo. Una pace che, altrimenti, non può esserci, una pace che nessuno può dare, una pace che diventa possibile solo quando il Signore è fisicamente presente in mezzo a loro. Sarà dopo la Pasqua che, nel ricordo di quello che era accaduto e accompagnati dall’Eucarestia, come abbiamo detto ieri, i discepoli comprenderanno di avere sempre con sé la presenza del Signore e, per questo, non temeranno nulla.

Corinzi

1Cor 2, 1-10a
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. Tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Ma, come sta scritto: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano». Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito.

È proprio nella vita di S. Caterina che vediamo compiersi la lettera di Paolo. Anche l’apostolo va senza troppe domande, senza sapere se sarà capace, se è degno. Egli va e basta! Si mette a predicare non sorretto dalla sua forza, non certo dei propri titoli, ma unicamente convinto della sua fede, certo di ciò che ha visto, forte di quella fortezza che Dio stesso gli ispirava! Paolo, certo, non era nella condizione di Santa Caterina. Aveva studiato, era dotto, eppure si è mosso nel panorama di allora come uno che si fida solo di Dio. Predica solamente sorretto dalla forza dello Spirito Santo che opera dentro di lui. San Paolo si muove sorretto solo dal desiderio di vivere per Cristo.

Ben lo sapeva Santa Caterina, che si è mossa per la medesima strada, cibandosi, in alcuni tempi, proprio solo della Santa Eucarestia, per meglio appartenere a Cristo e per vivere una vita tutta dedita a Dio.

Vangelo

Mt 25, 1-13
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

È in questo che si mostra vergine saggia e prudente. Saggia non perché ha studiato, ma perché si è messa alla scuola del Crocifisso. Prudente non per carattere, ma perché si è lasciata plasmare dalla forza dell’Eucarestia che ha desiderato ogni giorno della sua vita. Il suo “olio”, la sua “riserva” era solo lo sguardo costantemente rivolto alla Croce e il suo pensiero fisso in Dio. È così che ha convinto il Papa a tornare da Avignone a Roma, è per questo che si è messa di mezzo alla sorte di molte città toscane, prima di tutto Firenze, colpite dall’interdetto papale a causa delle diatribe politiche di quel tempo. Una donna che ha vissuto appassionatamente le vicende del suo tempo e che ha permesso a chi l’ha incontrata di guardare all’eternità. Una donna unica, che ha saputo coniugare contemplazione ed azione, momenti di riserva per Dio e momenti di totale adesione alla vita del suo tempo, tempi di ritiro dalla scena e tempi per occupare, in primo piano, la scena del suo mondo.

Una storia di santità scritta tra le pieghe della storia!

Dalla presenza del Signore nasce la pace, come dicevamo. Una pace che, altrimenti, non può esserci, una pace che nessuno può dare, una pace che diventa possibile solo quando il Signore è fisicamente presente in mezzo a loro. Sarà dopo la Pasqua che, nel ricordo di quello che era accaduto e accompagnati dall’Eucarestia, come abbiamo detto ieri, i discepoli comprenderanno di avere sempre con sé la presenza del Signore e, per questo, non temeranno nulla.

Vita di Santa Caterina

Vita di santa Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa

Caterina nacque a Siena nel 1347. Volendo fin da fanciulla consacrare a Dio la sua verginità, ottenne di portare l’abito domenicano del Terz’Ordine, ossia delle Mantellate laiche. Durante la sua vita praticò grandi mortificazioni e penitenze corporali, talvolta nutrendosi solo della comunione eucaristica. Il suo nome divenne in breve così celebre e venerato, che da ogni parte le venivano portati malati e persone sofferenti nel corpo e nell’anima, che traevano da lei profondo conforto. Mentre si trovava a Pisa, una domenica, dopo aver ricevuto l’eucaristia vide il Signore crocifisso accostarsi a lei in una grande luce e cinque raggi partire dalle ferite del corpo divino per raggiungere in cinque punti il suo corpo. Comprendendo subito il misterioso significato di quella visione, Caterina pregò il Signore di non far apparire le ferite. Subito i raggi mutarono il loro colore sanguigno in uno splendore meraviglioso, e raggiunsero sotto forma di luce purissima le mani, i piedi e il cuore di Caterina, provocandole un dolore sensibile e intenso. Quest’umile vergine, assolutamente illetterata, era in grado di rispondere a complesse questioni dottrinali, che le venivano sottoposte da eminenti teologi. Nessuno l’accostò senza sentirsi migliore. Spense l’odio di molti e compose inimicizie mortali. Per ottenere la pace ai Fiorentini – colpiti da interdetto ecclesiastico per opposizione alla Sede Apostolica – si recò ad Avignone presso Papa Gregorio XI, al quale mostrò anche di conoscere per divina rivelazione il voto fatto dal medesimo, e a Dio solo noto, di tornare a Roma. E il Pontefice, anche per l’intervento di Caterina, decise di ritornare a prendere personalmente possesso della sua sede di Roma come realmente fece. Lo stesso Gregorio e il suo successore Urbano VI ebbero tale stima di Caterina da affidarle ripetute ambasciate. Si mostrò sempre donna forte e dolce, desiderosa del bene delle anime, impegnata nella ricerca della pace del popolo cristiano e preoccupata dell’unità della Chiesa. Morì nel 1380, a soli 33 anni di età, ricca di ogni virtù e del dono della profezia, e dopo aver operato grandi miracoli. Fu canonizzata da papa Pio II nel 1461. Risale al 1939, per iniziativa di Pio XII, la sua proclamazione a patrona principale d’Italia. Per la sapienza di dottrina che scaturisce dai suoi scritti, Paolo VI nel 1970 volle fosse annoverata tra i dottori della Chiesa e nel 1999 Giovanni Paolo II la dichiarò compatrona d’Europa. Onore e gloria al Signore nostro Gesù Cristo, che regna nei secoli dei secoli. Amen.

Per noi

Anche a noi, che viviamo in un tempo assolutamente differente dal suo, è chiesto di vivere la stessa parabola. Anche noi siamo invitati a prendere parte alle vicende del nostro mondo. Noi non siamo contemplativi, non siamo gente che deve sostenere il mondo con la preghiera e basta! Tuttavia non siamo chiamati nemmeno a perderci nelle cose di un mondo senza Dio. Anche noi siamo chiamati a illuminare con quel poco che possiamo, il mondo in cui viviamo. Non importa se non siamo all’altezza. Non importa se non ne abbiamo le capacità. Non si è mai visto un “discepolo” del regno che si è messo a testimoniare la sua fede, che non abbia ricevuto quella forza che gli era necessaria e non abbia avuto dal cielo quegli aiuti che gli sono stati necessari per portare a termine il compito affidatogli da Dio. La fede non è questione di titoli o di esperienze. La fede è questione di umiltà. Di grande capacità di fidarsi del mistero di Dio, di grande attenzione a cosa Dio rivela in ogni momento della storia. La fede è questione di passione e di amore, perché “tutto è possibile a chi crede!”.

2021-04-23T22:32:16+02:00