Domenica 30 maggio

Santissima Trinità

Per introdurci

Mentre i primi secoli di storia della chiesa sono stati segnati da una costante riflessione sui grandi temi della fede, pare che oggi non interessino poi molto. Pare che non ci entusiasmiamo più per conoscere il nostro Dio! La Trinità che festeggiamo oggi, poi, ci sembra qualcosa di inaccessibile, complicatissima, quasi perfino lontana da noi. Eppure la dottrina trinitaria non è una speculazione filosofica, ma una rivelazione e, quindi, il “dirsi” di Dio nella storia

Esodo

Es 33, 18-23; 34, 5-7a
Lettura del libro dell’Esodo

In quei giorni. Mosè disse al Signore: «Mostrami la tua gloria!». Rispose: «Farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il mio nome, Signore, davanti a te. A chi vorrò far grazia farò grazia e di chi vorrò aver misericordia avrò misericordia». Soggiunse: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo». Aggiunse il Signore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere». Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni».

Romani

Rm 8, 1-9b
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, non c’è nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Perché la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Infatti ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito. Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi.

Vangelo

Gv 15, 24-27
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Se non avessi compiuto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai compiuto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. Ma questo, perché si compisse la parola che sta scritta nella loro Legge: “Mi hanno odiato senza ragione”. Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio».

Primo testamento

Il primo testamento rivela la figura di Dio come Padre. Dio è padre degli uomini, Dio è padre dei popoli, Dio è il Padre creatore. Tutta la rivelazione del primo testamento ci dice questo: Dio che è il Padre e il creatore di ogni cosa, chiede all’uomo, da lui creato con una sua intelligenza e con un’anima, d’entrare in relazione con Lui. Una relazione esclusiva, piena, adulta. Tutto ciò che fa Dio nel primo testamento non è altro che cercare l’uomo che, a causa del suo peccato, si allontana continuamente da Lui.

Nuovo testamento

Questa relazione di amore e di ricerca che il Padre conduce da sempre, giunge al culmine nel mistero dell’incarnazione. Gesù Cristo è l’uomo – Dio, il Dio che si fa uomo, per condurre a maturità e a compimento questa relazione. In Gesù Dio si fa vicino all’uomo. Non solo Dio parla agli uomini, come, da sempre ha fatto, ma si fa egli stesso uomo per cercarlo con più forza e per mostrare all’uomo peccatore lo sconfinato amore di Dio. Gesù non è altra cosa rispetto a Dio: egli è Dio come il Padre, non un intermediario esterno. Un intermediario esterno ci avrebbe allontanato da Dio, infrapponendosi nel rapporto tra gli uomini e Dio. Egli, essendo Dio, riconcilia l’uomo con il Padre e permette un accesso diretto alla Trinità. Gesù Cristo è la piena rivelazione di Dio Padre, è la parola definitiva di amore, riconciliazione, accoglienza che Dio pronuncia sull’umanità. Gesù è la persona del Verbo che si incarna per rendere ancora più accessibile all’uomo il mistero di Dio.

Lo Spirito di Dio

In questa relazione che ha un’origine – Dio Padre – e un culmine – Gesù Cristo –  ha un ruolo speciale lo Spirito Santo, lo Spirito del Padre e del Figlio che è la presenza di Dio in noi. lo Spirito di Dio che, come abbiamo detto la scorsa settimana, viene infuso dentro di noi e trova posto nei nostri cuori, ha il compito di insegnarci la via di incontro con la verità di Dio, ovvero ha il compito di guidarci in quella relazione personale che ciascuno di noi deve costruire, nel corso della vita, con Dio. Lo Spirito di Dio è quella forza di amore che, provenendo direttamente dalla Santissima Trinità, abita dentro il cuore dell’uomo e muove il cuore dell’uomo all’incontro con Dio.

In sostanza tutta la vita di Dio è una vita di relazione tra il Padre, che crea ogni cosa e si rivela all’uomo; il Figlio che è l’apice di questa rivelazione e l’accesso primario al mistero di Dio; e lo Spirito Santo che è l’abitare di Dio in noi, l’essere sempre presente di Dio nel cuore di ogni uomo, la voce che richiama l’uomo a quella relazione che è costitutiva della vita e che, sola, riesce a rendere ragione dell’esistenza. O meglio di un’esistenza vera, piena di senso, destinata a un rinnovamento della persona in Cristo.

Per noi

Anche oggi la Parola di Dio ci costringe a pensare e a chiederci:

  • come vivo la relazione con Dio?

La festa della Santissima Trinità, poiché tutta la Trinità è relazione, non vuole essere una festa di dottrina, una festa di speculazione. Se lo è solo per rendere più accessibile il mistero di Dio che si dà a noi nelle tre persone, ciascuna delle quali ha un compito preciso. La relazione che siamo chiamati a costruire con Dio è una relazione che parte da una chiamata, da una vera e propria vocazione che è comune a tutti: la vocazione alla conoscenza di Dio.

In questa relazione di conoscenza, interviene un cammino che è sempre personale e, quindi, flessibile, innovativo, unico. La nostra relazione con Dio è unica, preziosa, insostituibile. Gli “ingredienti” di questa relazione: la Parola di Dio, l’Eucarestia, i Sacramenti, la preghiera, la carità, sono comuni a tutti. Ma il modo con cui questi ingredienti comuni si mischiano e vengono utilizzati per costruire la propria relazione con Dio è unico, è solo della nostra persona. La fede è questo: una relazione personale con Dio che non appiattisce nessuno, ma valorizza ogni coscienza.

Il Dio trinitario, che è relazione di persone, chiede alla nostra persona di entrare in relazione con lui in un modo unico, singolare, valido solo per la nostra anima. Ecco perché ha senso, in questa occasione, interrogarci sulla nostra relazione con la Trinità. Senza questa relazione ne risulterebbe impoverita la nostra umanità. Senza una relazione con il mistero da cui proveniamo e con il mistero che dice il nostro essere, tutti noi saremmo decisamente più poveri. Lo si vede bene nella vita di chi, allontanatosi da Dio, si presta a qualsiasi sostituzione di valori basilari per l’esistenza dell’uomo, con il conseguente allontanamento dalla Verità di Dio che è anche quella dell’uomo stesso. È così che si spiega quella deriva di valori a cui assistiamo che non può produrre altro che un ripiegamento dell’uomo su sé stesso e, quindi, una vita infelice.

Come coltiviamo, dunque, questa relazione con Dio?

  • Come viviamo le relazioni con gli altri?

Nella festa della Trinità ha però senso anche un secondo orizzonte di riflessione, quello “orizzontale”, umano, quello delle relazioni con gli altri. Se io mi radico in Dio, se io contemplo le relazioni della Trinità, se io mi lascio “inabitare” dallo Spirito santo, come abbiamo detto domenica scorsa, allora io vivrò le relazioni in un modo del tutto singolare e nuovo. Cercherò, nel mio modo di vivere le relazioni, di essere espressione dell’amore di Dio; cercherò di portare i valori della fede, che contemplo nella preghiera e che cerco di vivere, poi, nella mia esistenza. Se sono un uomo, una donna, in cerca di Dio e in relazione con Lui, tutti i miei atti saranno influenzati dalla mia fede e la mia vita diventerà testimonianza preziosa di Dio perché altri riscoprano questa verità.

Credo che quest’anno questa attenzione al tema delle relazioni sia più che mai necessaria e, mentre stiamo ancora vivendo gli effetti di questa pandemia, credo sia compito di ciascuno di noi come battezzati, e di tutti noi come chiesa, aiutare l’uomo a riflettere su questo tema così prezioso e così sensibile per il tempo in cui viviamo.

Se è verissimo, come dicono in molti, che tutti abbiamo bisogno di riprendere a vivere relazioni ampie, belle, vere, incisive, è però anche vero che non qualsiasi genere di relazione ci farà bene. Non sarà l’ansia di relazioni a farci crescere, ma solo il costruire relazioni fondate, vere, belle, significative che ci farà ritrovare il senso di esser persone e comunità benedette da Dio e in cammino con Lui.

Soprattutto credo che, come cristiani, non dobbiamo pensare solo alle relazioni personali che ciascuno di noi intrattiene, ma anche alle relazioni comunitarie. Chiedo a tutti di pensare ad una appartenenza alla Chiesa che sia più forte. In un momento come questo non ha senso chiuderci in noi e non ha senso trattenerci dal bene che possiamo fare anche per la vita ecclesiale. Chiedo a tutti, anche in vista dell’estate e già del prossimo anno pastorale, di avere il coraggio di avere una vita ecclesiale che non sia solo quella sacramentale, ma sia davvero di conoscenza, amicizia, partecipazione. La fede nella Santissima Trinità ci chiede questa capacità e noi siamo qui per questo, per dire che nel nome di Dio dobbiamo essere aperti a tutti.

Per poi coltivare legami al di là della vicinanza, per aprirci, come dice l’essenza della nostra cattolicità, a tutti. È nel nome della Trinità che noi dobbiamo coltivare quell’amicizia sociale che papa Francesco ci sollecita nell’enciclica fratelli tutti. È solo valorizzando la nostra fede, solo tenendo alta l’appartenenza alla Chiesa che noi potremo essere sempre più attenti alla fratellanza verso l’umanità, verso la quale abbiamo, comunque, il dovere della testimonianza. Scrive il Papa al numero 87 della Evangelii Gaudium:

Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. In questo modo, le maggiori possibilità di comunicazione si tradurranno in maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti. Se potessimo seguire questa strada, sarebbe una cosa tanto buona, tanto risanatrice, tanto liberatrice, tanto generatrice di speranza! Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene. Chiudersi in sé stessi significa assaggiare l’amaro veleno dell’immanenza, e l’umanità avrà la peggio in ogni scelta egoistica che facciamo.

Vivere la festa della Santissima Trinità, quindi, non è un’occasione di speculazioni importantissime e complicate, ma solo corrispondere al comprendere che Dio entra in relazione con noi, nella sua comunità di persone, perché trovi senso il nostro modo di vivere, il nostro modo di rapportarci con gli altri e con Lui.

Ci assista la Santissima Trinità in questa riflessione e in questa revisione di vita, perché possiamo tutti crescere a lode di Dio Padre e della Santissima Trinità di Amore.

2021-05-28T18:30:26+02:00