Giovedì 30 luglio

Settimana della ottava domenica dopo Pentecoste – Giovedì

Vangelo

Lc 10, 25-37
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova il Signore Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti? ». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Quando mai uno trova il suo nemico e lo lascia andare sulla buona strada?”. Prendo questa frase della prima lettura che abbiamo ascoltato oggi per riassumere insieme i due testi bilici. Partendo dal Vangelo. anche qui si parla di una strada: quella che da Gerusalemme scende a Gerico. Strada importante, strada che, forse, anche qualche moderno pellegrino in Terra Santa ha percorso, è un po’ uno di quegli itinerari classici che sono proposti ai fedeli, pellegrini e turisti. Ma ciò che conta non è la strada, ma ciò che sulla strada si vive: l’incontro! Un uomo, dice Gesù, un samaritano, si viene a scoprire man mano che il racconto procede, su quella strada incontra un altro uomo, uno che è stato derubato, come era molto facile ipotizzare per quei tempi su quella strada che scende nel deserto di Giuda. La strada propone la medesima scena a diversi viandanti, ma diversi sono gli esiti. Un sacerdote, preoccupato della sua purità rituale, non osa toccare il sangue di un malcapitato. Non è insensibile, ma crede più al suo stato che non gli permette di avvicinarsi ad un corpo malconcio che alla sacralità dell’ umanità che dovrebbe salvare! Così pure il levita, bloccato dalle norme, un uomo che crede più nella legge che nell’amore. È solo il Samaritano che si ferma, investe tempo e risorse per salvare quello che rimane di quest’uomo. È questo l’insegnamento della Parabola. Uno incontra uno sconosciuto sulla strada, uno che potrebbe anche essere un “nemico” per stare al linguaggio antico, ma si ferma e lo salva. Gli permette di tornare e di stare sulla strada buona. Ecco il senso di quei gesti di attenzione che sono l’accompagnamento e il pagare di persona per il suo soggiorno in vista della guarigione futura. Ecco i segni, le opere di quel camminare sulla strada buona che il Samaritano riesce a compiere.

Samuele

1Sam 24, 2-13. 17-23
Lettura del primo libro di Samuele

In quei giorni. Quando Saul tornò dall’azione contro i Filistei, gli riferirono: «Ecco, Davide è nel deserto di Engàddi». Saul scelse tremila uomini valorosi in tutto Israele e partì alla ricerca di Davide e dei suoi uomini di fronte alle Rocce dei Caprioli. Arrivò ai recinti delle greggi lungo la strada, ove c’era una caverna. Saul vi entrò per coprire i suoi piedi, mentre Davide e i suoi uomini se ne stavano in fondo alla caverna. Gli uomini di Davide gli dissero: «Ecco il giorno in cui il Signore ti dice: “Vedi, pongo nelle tue mani il tuo nemico: trattalo come vuoi”». Davide si alzò e tagliò un lembo del mantello di Saul, senza farsene accorgere. Ma ecco, dopo aver fatto questo, Davide si sentì battere il cuore per aver tagliato un lembo del mantello di Saul. Poi disse ai suoi uomini: «Mi guardi il Signore dal fare simile cosa al mio signore, al consacrato del Signore, dallo stendere la mano su di lui, perché è il consacrato del Signore». Davide a stento dissuase con le parole i suoi uomini e non permise loro che si avventassero contro Saul. Saul uscì dalla caverna e tornò sulla via. Dopo questo fatto, Davide si alzò, uscì dalla grotta e gridò a Saul: «O re, mio signore!». Saul si voltò indietro e Davide si inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò. Davide disse a Saul: «Perché ascolti la voce di chi dice: “Ecco, Davide cerca il tuo male”? Ecco, in questo giorno i tuoi occhi hanno visto che il Signore ti aveva messo oggi nelle mie mani nella caverna; mi si diceva di ucciderti, ma ho avuto pietà di te e ho detto: “Non stenderò le mani sul mio signore, perché egli è il consacrato del Signore”. Guarda, padre mio, guarda il lembo del tuo mantello nella mia mano: quando ho staccato questo lembo dal tuo mantello nella caverna, non ti ho ucciso. Riconosci dunque e vedi che non c’è in me alcun male né ribellione, né ho peccato contro di te; invece tu vai insidiando la mia vita per sopprimerla. Sia giudice il Signore tra me e te e mi faccia giustizia il Signore nei tuoi confronti; ma la mia mano non sarà mai contro di te». Quando Davide ebbe finito di rivolgere a Saul queste parole, Saul disse: «È questa la tua voce, Davide, figlio mio?». Saul alzò la voce e pianse. Poi continuò rivolto a Davide: «Tu sei più giusto di me, perché mi hai reso il bene, mentre io ti ho reso il male. Oggi mi hai dimostrato che agisci bene con me e che il Signore mi aveva abbandonato nelle tue mani e tu non mi hai ucciso. Quando mai uno trova il suo nemico e lo lascia andare sulla buona strada? Il Signore ti ricompensi per quanto hai fatto a me oggi. Ora, ecco, sono persuaso che certamente regnerai e che sarà saldo nelle tue mani il regno d’Israele. Ma tu giurami ora per il Signore che non eliminerai dopo di me la mia discendenza e non cancellerai il mio nome dalla casa di mio padre». Davide giurò a Saul. Saul tornò a casa, mentre Davide con i suoi uomini salì al rifugio.

Così come anche Davide. Avrebbe la possibilità di mettere a repentaglio la vita d Saul che è suo nemico e che lo vorrebbe morto, ma non la sfrutta. Pur avendo l’occasione di compiere un giusto recupero della sua immagine e della sua dignità, non compie ciò che gli viene perfino suggerito, conscio che “nessuno che ha steso la mano sul consacrato del Signore è rimasto poi in vita”. È il rispetto per la sacralità della vita, è il rispetto per la sacralità dell’uomo, anche del nemico, che la fede, da sempre, insegna. Poiché la vita è sacra non la si può toccare! Poiché la vita è una non la si può far perdere a nessuno. L’insegnamento della parabola, come allora si comprende, traduce ciò che era già nell’antico testamento per tutti coloro che volevano amare Dio e riconoscerlo presente accanto a loro, nei propri contesti di vita.

Per noi

  • Abbiamo ancora questo rispetto della vita di tutti, anche di chi ci è nemico?
  • Le strade che percorriamo, vale a dire i contesti di vita nei quali siamo inseriti, ci permettono ancora di aiutare chi è nel bisogno?

Lasciamo che la parabola, nota a tutti, continui a provocarci! Non solo dal punto di vista umano, per soccorrere con atti di carità chi è in qualche forma di bisogno fisico, ma anche dal punto di vista spirituale, soccorrendo cioè coloro che sono fragili nella fede e non riescono a trarre da essa quella forza di luce che, invece, dovrebbe dare ad ogni uomo. Ricordando che la locanda nella quale il malcapitato viene introdotto è figura della chiesa, ricordando che le due monete con le quali viene pagato il conto sono un simbolo dei sacramenti, specialmente del Battesimo e della Eucarestia cerchiamo di vivere quella buona testimonianza di fede che ci deve spingere non solo a trovare per noi ma anche a far trovare ad altri quella ricchezza che la Chiesa amministra e che è la fonte di ogni vita spirituale seria, onesta, vera, fonte di gioia per tutti.

Il Signore ci guidi mentre cerchiamo di donare all’uomo di oggi, smarrito per tanti versi, quel bene sommo che è la fede dal quale dipende ogni altro bene della vita presente.

La chiesa sia sempre il rifugio sicuro per la nostra anima, quel luogo di ristoro conosciuto e praticato al quale condurre chi cerca la pace di Dio.

2020-07-24T11:13:26+02:00