Settimana della domenica che precede il martirio – martedì
Dopo la festa solenne del martirio che abbiamo celebrato ieri, ecco che il lezionario ci propone il libro dei Maccabei unito alla predicazione di Giovanni come oggetto di meditazione per questi giorni.
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA 1Mac 8, 1-7. 12-18
Lettura del primo libro dei Maccabei
In quei giorni. Giuda venne a conoscere la fama dei Romani: che essi erano molto potenti e favorivano tutti quelli che simpatizzavano per loro e accordavano amicizia a quanti si rivolgevano a loro e che erano forti e potenti. Gli furono narrate le loro guerre e le loro imprese gloriose compiute tra i Galli e come li avessero vinti e resi tributari; quanto avevano compiuto nella Spagna per impadronirsi delle miniere d’oro e d’argento che vi sono, e come avevano sottomesso tutta la regione con la loro saggezza e costanza, benché il paese fosse assai lontano da loro. Avevano vinto i re che erano venuti contro di loro dall’estremità della terra: li avevano sconfitti e avevano inflitto loro gravi colpi, mentre gli altri pagavano loro il tributo ogni anno. Avevano poi sconfitto in guerra e sottomesso Filippo e Persèo, re dei Chittìm, e quanti si erano sollevati contro di loro. Antìoco, il grande re dell’Asia, era sceso in guerra contro di loro con centoventi elefanti, cavalleria, carri e un esercito immenso, ma era stato sconfitto da loro, lo avevano preso vivo e gli avevano imposto di pagare, lui e i suoi successori, un tributo ingente. Avevano assoggettato i re vicini e quelli lontani, e quanti sentivano il loro nome ne avevano timore. Quelli che essi vogliono aiutare e far regnare, regnano; quelli che essi vogliono, li depongono, tanto si sono levati in alto. Con tutti questi successi nessuno di loro si è imposto il diadema né si è rivestito di porpora per fregiarsene. Essi hanno costituito un consiglio e ogni giorno trecentoventi consiglieri si consultano continuamente riguardo al popolo, perché sia ben governato. Affidano il comando e il governo di tutti i loro domìni a uno di loro per un anno e tutti obbediscono a quello solo e non c’è in loro invidia né gelosia. Giuda pertanto scelse Eupòlemo, figlio di Giovanni, figlio di Acco, e Giasòne, figlio di Eleàzaro, e li inviò a Roma a stringere amicizia e alleanza, per liberarsi dal giogo, perché vedevano che il regno dei Greci riduceva Israele in schiavitù.
SALMO Sal 36 (37)
Il Signore non abbandona i suoi fedeli.
Ancora un poco e il malvagio scompare:
cerchi il suo posto, ma lui non c’è più.
I poveri invece avranno in eredità la terra
e godranno di una grande pace. R
Sta’ lontano dal male e fa’ il bene
e avrai sempre una casa.
Perché il Signore ama il diritto
e non abbandona i suoi fedeli.
Gli ingiusti saranno distrutti per sempre
e la stirpe dei malvagi sarà eliminata. R
I giusti avranno in eredità la terra
e vi abiteranno per sempre.
Osserva l’integro, guarda l’uomo retto:
perché avrà una discendenza l’uomo di pace. R
VANGELO Lc 3, 15-18
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
Maccabei
Il calcolo fa parte di qualsiasi potere politico. È chiaro che tutti i governanti fanno i calcoli di cosa conviene loro fare, per il bene della propria nazione, del proprio popolo. La lettura ci ha riportato alla memoria tanti fatti storici che abbiamo studiato e, trattandosi di storia romana, ci siamo sentiti tutti molto presi da ciò che veniva raccontato, quasi fosse una sorta di ripasso. Come abbiamo sentito sul finire della lettura, anche i Giudei si sono rivolti ai Romani. Hanno fatto i loro conti e hanno mandato ambasciatori a Roma, per tentare un accordo di amicizia che potesse liberarli dall’occupazione dei Greci. I Giudei hanno fatto tutti i loro conti e, impressionati dalla potenza di Roma, hanno pensato che quegli stranieri avrebbero potuto aiutarli nel loro intento. Sappiamo bene come si evolverà la storia e come, poco tempo dopo, quella potenza che avevano sognato come liberatrice, diventerà fonte di nuova oppressione. È quello che accade spesso quando il calcolo politico diventa fine a sé stesso, quando non c’è fede né nelle intenzioni, né nelle motivazioni che si seguono e quando si cerca di fare qualcosa che diventerà, poi, occasione di rimpianto.
Vangelo
È quello che è sotteso alla pagina evangelica. Quando parla Giovanni il Battista, il potere politico è ormai dei Romani. Il re dei Giudei, Erode, è un uomo che viene mantenuto nella sua posizione, ma che è totalmente succube dei Romani, un uomo che non deve fare altro che obbedire, perchè rischia continuamente il suo ruolo e la sua posizione. Soprattutto è un tempo in cui viene meno la fede. Sempre più uomini vivono come se Dio non esistesse. Ecco il perché di questa predicazione di Giovanni così forte; introducendo il tempo del Messia egli dice: “Tiene in mano la sua pala per pulire la sua aia e per raccogliere nel suo granaio, ma la pula la brucerà con fuoco inestinguibile”. Parole molto forti, che miravano a spronare tutto il popolo di Israele. Parole che colgono la verità del mistero di Gesù ma non il modo con cui il suo ministero si svolge. Egli, Gesù, viene per rendere più forte la fede degli uomini, ma non facendo piazza pulita di chi non vive già secondo i dettami della fede, piuttosto richiamando, con insistenza, benevolenza e amore, anche chi resiste di più. Gesù non è il Messia imperioso che aveva in mente Giovanni, ma, pur dicendo le medesime cose che Giovanni approva, usa un tono di paterna vicinanza e di benedizione costante.
Per noi
Credo che possiamo continuare la meditazione di ieri. Oggi, di fronte ai molti attacchi a tutto ciò che la fede ci ha consegnato con viva tradizione, molti pretendono di insorgere, di montare sulle barricate, di doversi difendere con toni aspri, che, facendo poi alterare i possibili interlocutori, degenerano spesso in rissa. Spesso sentiamo che occorre “difendere i valori”, costi quel che costi. È chiaro che anche Gesù ha in mente, vive e predica una vita piena di valori di riferimento da condividere con gli altri, ma mai suscitando quell’opposizione ideologica o delle emozioni che porta, poi, a degenerazioni prive di ogni fondamento e di ogni senso. Lo stile di Gesù non è lo stile di chi si contrappone, ma quello di chi affianca. Lo stile di Gesù non è quello di chi condanna, ma quello di chi dice una parola chiara, semplice. Sono le coscienze che devono accogliere la sua parola e la sua proposta. Non serve la contrapposizione, nemmeno quella verbale, non serve la violenza, non serve tutto ciò che porta a dividere invece che a unire. L’opera della divisione è l’opera demoniaca, opera che Gesù non teme, ma rispetto alla quale consiglia di stare in guardia.
Anche a noi è chiesto di parlare in modo chiaro, come Giovanni il Battista, ma con lo stile di chi non si contrappone, non genera ulteriori tensioni, non divide.
- Siamo pronti a fare questo?
- Ci sentiamo, come Giovanni, capaci di vivere questo accompagnamento del nostro tempo?
Chiediamo questa grazia alla preziosa intercessione del beato Alfredo Ildefonso Schuster. La sua predicazione è stata chiara, precisa, semplice e, al tempo stesso, innovativa. Lui, che ha amato la Chiesa, che ha vissuto molti interventi sulla famiglia, ci aiuti ad essere precisi ma sereni, pronti al confronto con lo stile di Gesù che accompagna e non critica. Per l’anno pastorale che tra poco inizia, chiediamo questa grazia e questa luce.