Giovedì 31 marzo

Settimana della 4 domenica di quaresima – giovedì 

La paura di non riuscire a costruire niente

Credo che tutti, almeno da una certa età in poi, ci interroghiamo su cosa lasceremo dopo di noi.

La Parola di Dio per questo giorno

GENESI 35, 9-20. 22b-26
Lettura del libro della Genesi

In quei giorni. Dio apparve un’altra volta a Giacobbe durante il ritorno da Paddan-Aram e lo benedisse. Dio gli disse: «Il tuo nome è Giacobbe. Ma non ti chiamerai più Giacobbe: Israele sarà il tuo nome». Così lo si chiamò Israele. Dio gli disse: «Io sono Dio l’Onnipotente. Sii fecondo e diventa numeroso; deriveranno da te una nazione e un insieme di nazioni, e re usciranno dai tuoi fianchi. Darò a te la terra che ho concesso ad Abramo e a Isacco e, dopo di te, la darò alla tua stirpe». Dio disparve da lui, dal luogo dove gli aveva parlato. Allora Giacobbe eresse una stele dove gli aveva parlato, una stele di pietra, e su di essa fece una libagione e versò olio. Giacobbe chiamò Betel il luogo dove Dio gli aveva parlato. Quindi partirono da Betel. Mancava ancora un tratto di cammino per arrivare a Èfrata, quando Rachele partorì ed ebbe un parto difficile. Mentre penava a partorire, la levatrice le disse: «Non temere: anche questa volta avrài un figlio!». Ormai moribonda, quando stava per esalare l’ultimo respiro, lei lo chiamò Ben-Onì, ma suo padre lo chiamò Beniamino. Così Rachele morì e fu sepolta lungo la strada verso Èfrata, ciòè Betlemme. Giacobbe eresse sulla sua tomba una stele. È la stele della tomba di Rachele, che esiste ancora oggi. I figli di Giacobbe furono dodici. Figli di Lia: Ruben, il primogenito di Giacobbe, poi Simeone, Levi, Giuda, Ìssacar e Zàbulon; figli di Rachele: Giuseppe e Beniamino; figli di Bila, schiava di Rachele: Dan e Nèftali; figli di Zilpa, schiava di Lia: Gad e Aser. Questi sono i figli di Giacobbe, che gli nacquero in Paddan-Aram.

SALMO Sal 118 (119), 113-120

Nella tua promessa, Signore, e la mia gioia.

Odio chi ha il cuore diviso;
io invece amo la tua legge.
Tu sei mio rifugio e mio scudo:
spero nella tua parola. R

Allontanatevi da me, o malvagi:
voglio custodire i comandi del mio Dio.
Sostienimi secondo la tua promessa e avrò vita,
non deludere la mia speranza. R

Aiutami e sarò salvo,
non perderò mai di vista i tuoi decreti.
Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché menzogne sono i suoi pensieri. R

Tu consideri scorie tutti i malvagi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
Per paura di te la mia pelle rabbrividisce:
io temo i tuoi giudizi. R

PROVERBI 25, 1; 27, 9-11a
Lettura del libro dei Proverbi

Anche questi sono proverbi di Salomone, raccolti dagli uomini di Ezechia, re di Giuda. Profumo e incenso allietano il cuore e il consiglio dell’amico addolcisce l’animo. Non abbandonare il tuo amico né quello di tuo padre, non entrare nella casa di tuo fratello nel giorno della tua disgrazia. Meglio un amico vicino che un fratello lontano. Sii saggio, figlio mio, e allieterai il mio cuore.

VANGELO Mt 7, 21-29
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

Genesi

Dev’essere stata questa anche una delle domande che furono presenti nel cuore di Giacobbe. Una domanda importante, perché Giacobbe avverte che ha fatto molte cose nella sua vita, ma, forse, non sta ancora costruendo niente di duraturo. Ha avuto due mogli, si è anche unito a due schiave, ha avuto una serie numerosa di figli, ma cosa sta costruendo davvero? Giacobbe si dev’essere domandato sul serio a cosa era servita la sua lotta con il fratello, la sua ambizione, il suo cercare di essere un uomo forte e potente… Il tutto è coinciso con la morte di quella moglie amata, Rachele, mentre gli dava il secondo figlio, “Ben-Onì”, Beniamino. È la paura di non aver costruito niente che si impadronisce del cuore di Giacobbe. È il terrore di avere fatto tanto, tantissimo, ma senza fare nulla di significativo, di resistente, di duraturo da tramandare a chi viene dopo di lui, a quella tribù che prende il nome di Israele. Furono quelli i giorni nei quali Giacobbe avvertì la consolazione di Dio: “il tuo nome è Giacobbe, ma non ti chiamerai più Giacobbe, Israele è il tuo nome”. Chissà quante volte avevano raccontato al piccolo Giacobbe la storia del nonno, Abramo, e del cambiamento di nome che era stato fatto da Dio a quell’uomo, il fondatore della sua stirpe. Chissà quante volte avevano spiegato al piccolo Giacobbe che quel cambiamento di nome era diventato una vocazione nuova. Così che ora, Giacobbe, nel sentire che anche a lui viene cambiato il nome, deve aver compreso che anche per lui c’era una vocazione nuova, una vocazione unica, una vocazione singolare, quella di rendere Israele un insieme di tribù, quelle che sarebbero nate dai suoi figli maschi. Così Giacobbe viene rassicurato su quello che ha fatto. La sua straordinaria vita, le cose eccelse che ha fatto, non sono state solamente un traguardo personale, ma sono state un modo per avvicinarsi a quella vocazione che ora Dio svela nel suo senso più profondo. Egli è il padre di tutte le tribù, quelle tribù che faranno fatica a stare insieme ma che sono il popolo che Dio si sceglie, il popolo che Dio cura, il popolo che Dio ama.

Vangelo

A questa straordinaria e unica vocazione fanno eco le parole del Vangelo. “Chiunque ascolta queste mie parole sarà simile ad un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia”. Non tanto in riferimento al costruire una casa fisica, o un casato, una discendenza, come è nel caso di Giacobbe, ma nel saper costruire una vita significativa, che abbia un suo spessore, che abbia un suo sapore. Una vita riuscita è solo una vita che poggia su valori grandi, forti, stabili. Una vita che diventa una casa sulla roccia è una vita stabile, che non viene meno con il mutare delle cose del mondo, una vita che diventa esempio per tutti. Questo è ciò che il Signore consiglia a ciascuno di noi, a tutti i credenti, a tutti coloro che vogliono essere sempre pronti a vivere per costruire qualcosa e non solo di emozioni o di apparenza.

Noi e la paura di non riuscire a costruire niente

Credo che anche noi possiamo essere in preda a questa paura. Non da subito, non quando si è giovani, ma viene il tempo in cui ci si domanda più da vicino: cosa lascio dopo di me? Per cosa ho vissuto? Cosa sono stato in grado di costruire? Credo che siano domande importanti, che culliamo dentro di noi. Come, invece, nelle età giovanili della vita, è abbastanza facile domandarci quale sia il senso della nostra vita, quale sia lo scopo del nostro essere al mondo adesso, in questo tempo, in questa società, in questa famiglia. Sono le domande di senso che aiutano a costruire qualcosa. Sono le domande di senso che possono indirizzarci verso quelle risposte che aiutano a costruire qualcosa.

Per uscire dalla paura

Per uscire da questa paura anche noi non dobbiamo temere di costruire la nostra casa sulla roccia. Casa sulla roccia è una vita piena di valori. Oggi siamo poco abituati a questo genere di discorsi e preferiamo una vita fatta di emozioni, di sentimentalismi, di cose di poco conto e, per altro, mutevoli. Il cristiano dovrebbe andare controcorrente anche in questo. Il cristiano dovrebbe sapere che il suo stile di vita non può conformarsi a questo modo di percepire la vita e i giorni. Il credente sa che il suo stile di vita deve essere esemplare, pieno di valori, pronto ad essere punto di riferimento per coloro che non si accontentano di una vita fatta di apparenze e frivolezze. Questo è ciò che dovremmo tutti sapere, custodire per costruire la nostra casa sulla roccia. Casa sulla roccia per eccellenza dovrebbe essere poi la Chiesa, casa di tutti, porta sul mondo, richiamo ad uno stile di vita che, appunto, non deve rincorrere quello che avviene nel mondo, quello che viene proposto nel mondo, ma alternativo. Si può essere casa sulla roccia se e solo se si guarda alla Croce di Cristo, la pietra angolare sulla quale, come dice l’apostolo, “ogni costruzione cresce ben ordinata”.

Esercizio quaresimale

  • Sono anch’io preso dalla domanda: cosa lascio dopo di me?
  • Cosa mi rispondo?
  • Che esperienza di casa sulla roccia ho fatto?
  • Che casa sulla roccia sono stato in grado di costruire?
  • Quali sono i valori su cui ho costruito la mia casa sulla roccia?

Proposito quaresimale

Mi impegno a cercare di trasmettere quei valori grandi, nobili, belli che sono il centro della mia esistenza e della mia fede.

2022-04-14T08:07:49+02:00