Venerdì 01 gennaio

Ottava del Natale nella circoncisione del Signore – Giornata Mondiale di preghiera per la pace

La cultura della cura. Così è intitolato il messaggio per questa giornata mondiale di preghiera per la pace. È un testo molto agile, al quale vi rimando, prendendone solo alcuni spunti per questa riflessione comunitaria.

Numeri

Nm 6, 22-27
Lettura del libro dei Numeri

In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

Filippesi

Fil 2, 5-11
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi

Fratelli, abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

Vangelo

Lc 2, 18-21
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Vangelo

La cura per Gesù

Emerge, con particolare forza, la cura che Maria e Giuseppe ebbero per il piccolo Gesù. Anzitutto quella cura fatta di premure e di attenzioni, con quella sapienza, con quella forza di tenerezza che ogni neo genitore scopre quando arriva il primo bimbo. Così possiamo immaginare con quanto più riguardo e con quanta maggiore attenzione Maria e Giuseppe devono aver guardato a quel Figlio divino che era dato loro solo in custodia, come anche i giorni di questa ottava, con i loro delicati racconti dell’infanzia di Cristo, ci hanno lasciato percepire. La cura di Maria e di Giuseppe è fatta anche di rispetto delle tradizioni. Ecco il senso del rito che oggi celebriamo, la “circoncisione del Signore”, come avveniva per ogni maschio, nell’ottavo giorno dopo la nascita. Rito che segnava non solo l’appartenenza al popolo ebraico, ma anche l’imposizione del nome. Era un rito molto forte, perché il nome dato al bambino avrebbe segnato per sempre il suo futuro. Con questo rito le famiglie ebree rimettevano tutta la vita del neonato nelle mani di Dio, chiedendo aiuto e protezione per i suoi giorni. Anche questo rito fa parte di quel “prendersi cura” che Maria e Giuseppe hanno avuto per quel loro bambino e che, poi, si è espresso nella vita nascosta di Nazareth, con tutti quei segni e tutte quelle premure che governano l’agire di ogni famiglia “timorata di Dio”.

La cura di Gesù

Questo prendersi cura del Figlio di Dio, ha anticipato tanti suoi gesti, tanti gesti di quel bimbo divenuto adulto. Gesti del ministero ordinario di Gesù che hanno espresso quel prendersi cura degli altri con benevolenza che Gesù stesso, nel corso del suo ministero, ha raccomandato a tutti. Prendersi cura che ha delle origini molto antiche, nella più profonda teologia del popolo ebraico. Già dalla Genesi, come potrete leggere nel discorso del papa, emerge con chiarezza e con forza come Dio si prenda cura di ogni cosa perché l’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, si prenda cura di tutte le cose. Il prendersi cura di Gesù rispetto ai corpi, alle menti, alle anime di molte persone che ha incontrato è attualizzazione di quella teologia. Il Figlio di Dio si prende cura degli uomini e delle “cose del Padre” per sottolineare la sua unione con Lui e la condivisione della sua stessa missione. Come Dio, il Padre di tutti e il creatore di ogni cosa si prende cura di ogni realtà creata, così il Figlio di Dio si prende cura degli uomini e di tutte le cose di cui ha avuto bisogno nel suo ministero, per attestare quanto grande sia la cura di Dio per ogni realtà della creazione. È alla luce di questo prendersi cura degli uomini e della loro fede che noi possiamo rileggere tutto il ministero di Gesù e anche la sua morte di Croce, essa è la massima espressione di quel prendersi cura iniziato con il mistero dell’incarnazione, che, ancora, stiamo celebrando.

Il prendersi cura dei cristiani

San Paolo, nella seconda lettura, ci ha detto che il prendersi cura dei cristiani, rispetto alle cose, al creato e agli altri uomini, trova radice proprio in quell’ “avere gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù” che è raccomandato ad ogni uomo. È quando un uomo guarda alla realtà come la guarda il Signore Gesù che nasce il desiderio di prendersi cura delle cose come ha fatto Lui. È quando si hanno i suoi stessi occhi, il suo stesso modo di interpretare le cose, che nasce quel desiderio profondo di prendersi cura degli altri come ha fatto Gesù. Solo chi pratica questa spiritualità alta dell’immedesimarsi in Cristo, può scoprire la forza che viene dal sentirsi partecipe dei suoi pensieri e può attuare, nell’oggi della storia, quei comportamenti di fede che resero unico il ministero di Cristo. Il prendersi cura di Gesù è tutto uno “svuotare sé stesso” per donarsi agli altri. È il cuore di questo mistero natalizio che stiamo celebrando. Nella nascita del Signore noi vediamo, come diceva la Scrittura, il desiderio di Gesù di abbandonare la sua vicinanza al Padre dall’eternità per entrare nella storia e nel tempo degli uomini, assumendo un corpo come il loro e condividendo in tutto e per tutto la loro storia e situazione. Se Cristo svuota sé stesso è per riempire l’uomo dei benefici che vengono da Dio. L’ultimo dei quali sarà la partecipazione alla vita eterna, promessa a tutti coloro che condividono, in questo tempo, la sua visione sul mondo, sulle cose, sugli uomini. Ogni uomo che si prende cura degli altri “svuota sé stesso” e lascia spazio a quell’attenzione doverosa ad ogni figlio di Dio che, poi, si esprime in una molteplicità di modalità che nascono dai bisogni del tempo e dalla fantasia degli uomini.

Per noi:

  • Questa capacità di “prendersi cura” degli altri è proposta anche a noi non tanto come un impegno da prendere ogni tanto, magari per sentirsi a posto con la coscienza, ma piuttosto come regola del proprio modo di agire, di pensare, di guardare le cose, la storia, il tempo e di intervenire in esso. Chi ha fede cristiana, chi si lascia smuovere dalla venuta del Signore, vive concretamente questa dimensione del prendersi cura degli altri in tutte le forme e modalità che la fede stessa sostiene e raccomanda. Come giustamente dice il Papa nel corso del suo discorso, il prendersi cura degli altri è stato concretizzato dalla fede della Chiesa nelle famose opere della misericordia corporale: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. Non meno che da quelle spirituali: istruire gli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare i dubbiosi, perdonare le offese, consolare gli afflitti, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. È il senso di opere semplici che probabilmente facciamo già, nell’uno e nell’altro caso, nella vita quotidiana.La cura per la cultura della pace parte da qui, parte da queste opere che possono anche essere piccole e segrete nel cuore della nostra vita di famiglia e sociale, ma travalicano qualsiasi confine e divengono occasione non solo per compiere il bene ma anche per richiamare al bene altri. La cultura della pace nasce da queste piccole opere quotidiane praticate nel segreto delle nostre case, che, poi, diventa anche cultura di un popolo, di una nazione, di una tradizione religiosa come noi tutti possiamo capire bene se indaghiamo nel nostro passato e se ci lasciamo istruire dalla nostra storia. Oggi tutti siamo invitati a compiere queste opere e a coltivare la cultura della pace partendo da questi piccoli segni che possiamo vivere tranquillamente nel segreto delle nostre dimore.

    Questa cultura della cura ha bisogno, però, di testimoni e di educatori. In primis, ci dice il Papa, la famiglia. È in famiglia che si educa alla cultura della cura. Credo che, da questo punto di vista, molte famiglie abbiano già dato prova di saggezza e di sapienza, prendendosi cura gli uni degli altri, dei figli come dei genitori, dei sani come dei malati, con tutte quelle risorse di amore che ogni famiglia è in grado di suscitare anche oltre quello che è il limite fisico delle persone che la compongono.

    Il Papa cita poi altri soggetti che devono insegnare questa cultura del prendersi cura: la scuola, le parrocchie con le loro istituzioni educative: oratori, società sportive, espressioni del volontariato. Anche a questo proposito mi pare che viviamo in un territorio particolarmente ricco, da questo punto di vista. L’enorme risorsa del volontariato delle nostre terre, dice proprio questo e ci insegna a condividere questa cultura del prendersi cura come tesoro prezioso da trasmettere agli altri.

    Infine, conclude il Papa, questa cultura del prendersi cura degli altri è ciò che più ci necessita in questo tempo di crisi per la pandemia, di crisi economica, di crisi dei valori. Io credo che tutti, anche grazie al maggior tempo che condividiamo in ogni famiglia, abbiamo la possibilità di prenderci cura degli altri con maggior abbondanza di tempo e di attenzioni. Se uniamo questa risorsa che già c’è, alla contemplazione del bambino Gesù che si prende cura di noi, otterremo quella forza che diventa esemplarità di vita e fondamento di una cultura di pace.

    Chiediamo questa grazia al Signore, in questa ottava del Natale e in questi giorni di contemplazione del suo prendersi cura dell’uomo.

2021-01-01T10:31:38+01:00