Giovedì 31 dicembre

Ottava del Natale  – 7 giorno

La sapienza del ringraziamento.

Oggi mi atterrò un po’ meno al testo biblico, perché credo sia sapienza anche prendere parte alle cose della vita e rimettere le cose che ci capitano nelle mani del Signore.

Questo giorno, che, normalmente, è un giorno di vigilia intenso e particolare, questo giorno che, normalmente è attesa del nuovo anno, questo giorno che, negli anni passati, si è forse caricato anche di fin troppe dinamiche di festa, è, per noi cristiani, il giorno in cui, sapientemente, siamo invitati a raccogliere tutto un anno. Non solo con il ricordo di quello che è accaduto, ma proprio con quella lettura sapienziale dell’esistenza che è richiesta ad ogni cristiano.

Vangelo

Lc 2, 33-35
✠ Lettura del vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il padre e la madre del Signore Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

Galati

Gal 1, 1-5
Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti, e tutti i fratelli che sono con me, alle Chiese della Galazia: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri peccati al fine di strapparci da questo mondo malvagio, secondo la volontà di Dio e Padre nostro, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Michea

Mi 5, 2-4a
Lettura del profeta Michea

In quei giorni. Il Signore parlò a Michea dicendo: «Dio li metterà in potere altrui fino a quando partorirà colei che deve partorire; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele. Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio. Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra. Egli stesso sarà la pace!».

La fine di un anno “no”!

Forse la sapienza che immediatamente parla nel nostro cuore è la sapienza di chi gioisce per la fine di un anno “bisestile” che, come dice il noto proverbio milanese, è sempre funesto. Non credo ci siano commenti da aggiungere per quest’anno. Una pandemia, che credevamo capitasse solo nei paesi poveri, deboli, dove manca cibo, igiene, sicurezza, è, invece, capitata anche a noi. È presente in tutto il mondo e, quindi, anche presso di noi.

Siamo rimasti chiusi in casa, siamo rimasti senza parole, abbiamo visto la sofferenza, forse molti di noi l’hanno provata perché la malattia ha colpito noi o qualcuno dei nostri cari. Forse abbiamo anche sopportato il lutto di parenti o di amici, di persone che se ne sono andate sole, nel silenzio più assoluto, non dimenticate dall’affetto dei propri cari, ma senza la possibilità che questo affetto si esprimesse e diventasse gesto concreto.

Abbiamo cambiato gli stili di vita, abbiamo rinunciato ad essere sempre “in presenza” per vivere relazioni, momenti di studio, di lavoro o semplicemente di svago.

Che senso dare a tutto questo? Avremmo di che lamentarci, se considerassimo la vita solo da un punto di vista umano, solo guardando a cosa abbiamo rinunciato o perso. Cosa ci dice, invece, quella provocazione di sapienza che ci spinge al ringraziamento?

La sapienza del “grazie”.

Io credo che si debba spingere a ringraziare il Signore perché siamo ancora qui. Perché la vita è stata un dono, non scontato.

Grazie perché abbiamo avvertito, come ci diceva ieri San Paolo, che anche in questa situazione difficile, il Signore ci è stato vicino e ha fatto nascere cose belle.

Grazie perché abbiamo l’opportunità di capire che la vita non è nelle nostre mani, il mondo non è nelle nostre disponibilità; abbiamo capito che la relazione è una grazia, la possibilità di uscire di casa non qualcosa da dare per scontato, ma qualcosa da accettare e da vivere come un dono, grazie perché la sapienza di chi riflette sulla vita ci porta a dire che la salute è il primo dei doni da chiedere, come pure la grazia di perseverare nella vita accanto alle persone a cui vogliamo bene e dalle quali siamo voluti bene. Grazie perché abbiamo potuto ritrovare la coesione della famiglia, pur in mezzo alle difficoltà del tempo o agli screzi, o alle discussioni.

Credo però che un’attenta rilettura della vita in base alla sapienza del vivere stesso, ci debba, oggi, permettere di ringraziare il Signore perché abbiamo anche potuto fare un cammino di fede. Per chi ha voluto c’è stato anche questo. Anzi, forse abbiamo capito che, in momenti come questo, c’è davvero da crescere nella fede, nell’arte di abbandonarsi al Signore, nella capacità di conoscerlo meglio. Credo che quest’anno non sia stato inutile da questo punto di vista, nonostante la rinuncia grandissima al momento più importante della nostra vita di fede: la Pasqua.

Forse ci sono molte altre cose di cui dovremmo ringraziare: per i bambini che sono venuti al mondo e che hanno ricevuto il Battesimo. Nella nostra comunità sono stati 66, anche se molti hanno rimandato per paura o prudenza.

O per i matrimoni, che sono stati 11. Pochi, meno del solito, qualcuno non ha voluto rinunciare alla festa che era impedita… ma grazie a chi si è sposato ugualmente, perché è stato un segno di speranza in questo mondo.

Ringraziamo anche per coloro che non sono più qui. Nella nostra comunità abbiamo celebrato 249 funerali. Volti di persone amiche, o parenti, o affetti cui eravamo legatissimi e che non sono più qui.

Credo che ciascuno abbia poi un ringraziamento personale da vivere.

La sapienza dci invita poi…

A guardare al nuovo anno con speranza. Non quella generica capacità di ottimismo per cui crediamo che tutto potrà andare un poco meglio. La sapienza ci invita a credere, invece, che Dio continuerà ad esserci vicino e continuerà ad accompagnarci nei giorni facili o in quelli difficili, nelle ore liete o in quelle dolorose, nei momenti luminosi e in quelli avversi.

Così potremo cantare, domani, il “Veni Creator”, mentre ora intoniamo il “Te Deum” per ogni bene ricevuto.

Così sia.

2021-01-01T10:30:43+01:00