Mercoledì 30 dicembre

Ottava del Natale  – 6 giorno

La sapienza delle donne semplici.

C’è una sapienza anche nelle donne semplici, nelle donne che non hanno studiato, nelle donne che non hanno affanni della vita, nelle donne – per usare un’immagine – “di paese”, quelle donne che, oggi più che mai, vanno scomparendo.

C’è una sapienza di coloro che ascoltano.

C’è una sapienza di consolazione.

C’è una sapienza degli storpi.

Vangelo

Lc 11, 27b-28
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Una donna dalla folla alzò la voce e disse al Signore Gesù: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».

Il riferimento è alla donna del Vangelo, senza nome, senza volto, senza età. Proprio una di quelle donne di villaggio che, in qualche modo, il Signore ha incontrato. Una donna che non ha studiato, una donna che non ha cultura ma nemmeno affanno dei giorni. Una donna che ha fede, molta fede e che riconoscendo la sapienza incarnata del Signore Gesù, da donna lei stessa, loda la donna che lo ha generato, loda la madre che lo ha portato in grembo e allattato, loda colei che ha potuto, sola tra le donne, fare un’esperienza che Dio ha riservato per colei che ha introdotto la pienezza dei tempi: Maria che è sempre nel nostro cuore e nella contemplazione di sapienza che ci viene proposta in questi giorni natalizi.

C’è, poi e secondariamente, una sapienza di coloro che ascoltano. Lo dice Gesù che si aggrega alla lode per Maria appena espressa da quella donna di paese, e le dà ragione! Spiegando però che la sapienza di sua Madre è la sapienza di chi ha ascoltato e osservato la Parola di Dio. Esperienza non esclusiva, ma coinvolgente. Esperienza alla portata di tutti. Non in quel modo, non in quell’intensità riservata alla Vergine, ma nel modo proprio di ciascun uomo, quello di chi, nell’umiltà della propria condizione di vita, cerca e loda il nome del Signore.

Corinzi

2Cor 1, 1-7
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Timòteo, alla Chiesa di Dio che è a Corinto e a tutti i santi dell’intera Acaia: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo. Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio. Poiché, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale vi dà forza nel sopportare le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo. La nostra speranza nei vostri riguardi è salda: sappiamo che, come siete partecipi delle sofferenze, così lo siete anche della consolazione.

La sapienza della consolazione è quella di cui ci ha parlato la seconda lettura. San Paolo, come tutti sappiamo, ha sempre affrontato prove, tribolazioni, difficoltà di ogni genere e tipo. Eppure, in tutte queste esperienze, ha trovato qualche forma di consolazione. Paolo ci lascia intendere che per ogni tribolazione, c’è una consolazione; per ogni esperienza difficile della vita, c’è un insegnamento da fare proprio, da inglobare in quel patrimonio di cose che la vita regala e attraverso le quali si può crescere. C’è un atteggiamento di sapienza anche in tutto questo!

Michea

Mi 4, 6-8
Lettura del profeta Michea

«In quel giorno – oracolo del Signore – radunerò gli zoppi, raccoglierò i dispersi e coloro che ho trattato duramente. Degli zoppi io farò un resto, dei lontani una nazione forte». E il Signore regnerà su di loro sul monte Sion, da allora e per sempre. E a te, torre del gregge, colle della figlia di Sion, a te verrà, ritornerà a te la sovranità di prima, il regno della figlia di Gerusalemme.

C’è, infine, una sapienza anche degli storpi. Sappiamo tutti bene che al tempo di Gesù il sentimento prevalente per costoro era la compassione. Sapendo che erano ai margini della società di quel tempo, lo storpio non faceva altro che creare commozione per suscitare una compassione che generasse un’offerta. Il profeta si serve di questa immagine per dire che Dio, comunque, rivela la sua sapienza increata anche attraverso di loro, anche attraverso coloro che non possono partecipare alle cose “normali” della vita. La sapienza di Dio non dimentica nemmeno uno di loro ed anzi, ricorda che proprio a loro è riservata una particolare manifestazione della benevolenza e della grazia di Dio.

La Sapienza ci invita a:

Credo che potremmo partire proprio da questa ultima provocazione di sapienza, per cercare di capire che anche per noi, anche nella nostra società è così. Anche noi siamo chiamati ad integrare, promuovere, avvicinare tutti coloro che sono affetti da qualche forma di disabilità, perché anche questo è comprensione, anche questo è compassione, anche questo è sapienza.

Così come siamo invitati a fare nostro anche quell’atteggiamento di donna di paese, che trae la sua sapienza da ciò che ascolta e comprende della parola, o come anche siamo chiamati a fare nostro quell’atteggiamento di sapienza che viene dal cercare, in ogni difficoltà, la consolazione dello Spirito di cui ci parla il Signore.

Provocazioni di sapienza

  • Mi sento partecipe di queste forme di sapienza?
  • Sento che la sapienza di Dio mi consola anche nelle cose negative della vita?
  • Quale forma di sapienza mi aiuta ad accostarmi alle persone disabili con vero spirito cristiano?
2021-01-01T10:31:52+01:00