Sabato della terza settimana dopo l’Epifania.
Concludiamo questa settimana e anche ci avviciniamo alla festa di San Giulio e alla conclusione delle nostre Sante 40ore e giornate eucaristiche. Il tema del sabato è spesso unitario e riconoscibile nelle tre scritture che vengono proclamate. Il tema di oggi è abbastanza semplice da scorgere: la fedeltà di Dio!
La Nazione Santa
Es 19,3-8
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Mosè salì verso Dio, e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: «Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: “Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me. Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa”. Queste parole dirai agli Israeliti». Mosè andò, convocò gli anziani del popolo e riferì loro tutte queste parole, come gli aveva ordinato il Signore. Tutto il popolo rispose insieme e disse: «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!». Mosè tornò dal Signore e riferì le parole del popolo.
Anzitutto il filo rosso dell’Esodo. Il tema fondamentale in molte pagine dell’Antico Testamento è il compimento della alleanza. Il popolo di Israele è stato spesso invitato dai profeti, dai capi del popolo, dai svariati re, ad essere fedele all’alleanza con Dio. Lo slogan finale della lettura: “quanto Dio ha rivelato, noi lo faremo!”, rende molto riconoscibile il tema tra le parole della scrittura. Il popolo di Israele è invitato a fare ciò che l’alleanza con Dio prescrive. C’è una grande insistenza su ciò che deve fare il popolo di Dio per essere l’alleato di Dio e, puntualmente, profeti, re, capi del popolo, devono constatare che Israele non è stato all’altezza dell’alleanza. Quello che era stato richiesto, quello che era stato proposto, non è assolutamente quello che, in realtà, il popolo ha fatto. Tutto l’antico testamento è concorde nel proclamare la fedeltà di Dio e l’infedeltà del popolo di Israele.
La Centralità di Cristo
Gv 12, 31-36a
Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse alla folla: «Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire. Allora la folla gli rispose: «Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come puoi dire che il Figlio dell’uomo deve essere innalzato? Chi è questo Figlio dell’uomo?». Allora Gesù disse loro: «Ancora per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce».
Ad invertire la prospettiva è Cristo. Egli viene, certo, per insegnare a compiere “la volontà del Padre”, proponendo però come modello sé stesso. Egli si propone come rivelatore della fedeltà di Dio all’uomo fino alla morte. È la croce il cuore della sua rivelazione, il segno ultimo, evidente, forte della accettazione di quella volontà che il Padre ha per lui e anche la condivisione piena, completa, totale, di quella medesima volontà, così Gesù propone se stesso come colui che rinnova e porta a compimento l’alleanza, e insegna che l’attenzione non deve più tanto essere rivolta su quello che l’uomo sa fare per mantenersi fedele all’alleanza, quando, piuttosto, sul comprendere che Dio dona è stesso per fedeltà all’alleanza con i padri. Nel sacrificio della Croce di Gesù si vede tutta l’alleanza di Dio con il suo popolo, brilla la sua completa e assoluta fedeltà, viene richiamato, ad ogni uomo, il valore di quell’alleanza che rimane sempre come fondamento di qualsiasi risposta dell’uomo alla bontà e alla misericordia di Dio Padre.
Gesù, proprio alla luce di ciò che sta per compiere, chiede a tutti di diventare “figli della luce”, cioè imitatori del suo stesso esempio, uomini e donne che sanno che, solo nella Croce di Gesù si vede tutta la fedeltà di Dio. Avendo sempre davanti a sé questo modello, i credenti cercano di diventare figli della luce lasciandosi guidare dalla fedeltà di Dio in ogni giorno della propria esistenza.
Il Sì di Dio
2Cor 1, 18-20
Seconda Lettera di san Paolo Apostolo ai Corinti
Fratelli, Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è «sì» e «no». Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che abbiamo annunciato tra voi, io, Silvano e Timòteo, non fu «sì» e «no», ma in lui vi fu il «sì». Infatti tutte le promesse di Dio in lui sono «sì». Per questo attraverso di lui sale a Dio il nostro «Amen» per la sua gloria.
Così riflette San Paolo su questo tema, da lui a lungo meditato, anche nelle sue radici ebraiche. Nella sua riflessione, Paolo arriva a dire queste parole bellissime: “in Cristo vi fu soltanto il sì di Dio! Infatti in Lui tutte le promesse di Dio sono sì!”. La rivelazione di Cristo compie, in questo senso, tutte le promesse antiche. In Cristo si vede il sì di Dio a tutta l’umanità, in Lui si vede come ogni attesa dell’antica alleanza è diventata realtà. Ciò che conta, dunque, non è tanto lo sforzo dell’uomo per rimanere fedele ad un’alleanza che non riuscirà mai ad onorare, come tutto l’antico testamento aveva ben compreso, quanto, piuttosto, conta il Sì di Dio che diventa attuale in Gesù Cristo. Ci si salva non per i propri meriti ma per la fedeltà di Dio all’uomo da lui creato. Ecco il cuore della riflessione paolina.
Per Noi
Vi suggerisco, oggi, di passare la vostra preghiera davanti all’Eucarestia, dicendo: ecco il sì di Dio per me! Credo che questa sia la preghiera più bella che noi tutti, oggi, possiamo emettere davanti a Dio presente nel Sacramento. Quella Ostia bianca, che è la permanente presenza del Signore in mezzo a noi, quel Sacramento che noi veneriamo e onoriamo in ogni tabernacolo, quell’Ostia Santa di fronte alla quale noi deponiamo tutte le nostre preghiere, è il Sì di Dio per noi!
È questa la certezza che tutte le nostre preghiere sono già ascoltate, è questa la certezza che tutti i nostri ragionamenti sono già presenti davanti a Dio, è questo il segno che l’alleanza con Dio non è frutto di un nostro sforzo, di una nostra offerta, di un nostro impegno. Se queste cose hanno senso, è proprio in base alla fedeltà di Cristo, è proprio in forza del suo sì all’umanità intera, pronunciato una volta per tutte sulla Croce.
Credo che questa sia anche la prospettiva adatta per onorare la memoria del Beato Andrea Carlo Ferrari. Il Santo Vescovo, che ha avuto una vita difficilissima in mezzo a mille problemi, ha sempre saputo e ha sempre creduto che il Cristo Signore è il Sì di Dio all’umanità e che la sua presenza nel Sacramento è quando più importante abbiamo per proseguire fedelmente quella ricerca della sua volontà che passa attraverso le cose che accadono.
Ci aiuti il Beato Andrea Carlo a chiudere queste giornate eucaristiche, ci aiuti il Beato Andrea Carlo a vivere con fede queste ultime ore di adorazione per essere certi della presenza di Dio in mezzo a noi, Lui che è l’autore di ogni bene e di ogni grazia.