Settimana della 4 domenica dopo l’Epifania – martedì – beato A. C.Ferrari
Introduzione
La seconda parola chiave dalla quale vogliamo lasciarci guidare in questa settimana di giornate eucaristiche e di preghiera per la famiglia è l’espressione:
GUARIRE DALL’INVIDIA.
Il Papa scrive in A.L.: “Quindi si rifiuta come contrario all’amore un atteggiamento espresso con il termine zelos (gelosia o invidia). Significa che nell’amore non c’è posto per il provare dispiacere a causa del bene dell’altro”. (95)
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Sir 36, 1-19
Lettura del libro del Siracide
Abbi pietà di noi, Signore, Dio dell’universo, e guarda, infondi il tuo timore su tutte le nazioni. Alza la tua mano sulle nazioni straniere, perché vedano la tua potenza. Come davanti a loro ti sei mostrato santo in mezzo a noi, così davanti a noi móstrati grande fra di loro. Ti riconoscano, come anche noi abbiamo riconosciuto che non c’è Dio al di fuori di te, o Signore. Rinnova i segni e ripeti i prodigi, glorifica la tua mano e il tuo braccio destro. Risveglia il tuo sdegno e riversa la tua ira, distruggi l’avversario e abbatti il nemico. Affretta il tempo e ricòrdati del giuramento, e si narrino le tue meraviglie. Sia consumato dall’ira del fuoco chi è sopravvissuto e cadano in rovina quelli che maltrattano il tuo popolo. Schiaccia le teste dei capi nemici che dicono: «Non c’è nessuno al di fuori di noi». Raduna tutte le tribù di Giacobbe, rendi loro l’eredità come era al principio. Abbi pietà, Signore, del popolo chiamato con il tuo nome, d’Israele che hai reso simile a un primogenito. Abbi pietà della tua città santa, di Gerusalemme, luogo del tuo riposo. Riempi Sion della celebrazione delle tue imprese e il tuo popolo della tua gloria. Rendi testimonianza alle creature che sono tue fin dal principio, risveglia le profezie fatte nel tuo nome. Ricompensa coloro che perseverano in te, i tuoi profeti siano trovati degni di fede. Ascolta, Signore, la preghiera dei tuoi servi, secondo la benedizione di Aronne sul tuo popolo, e riconoscano tutti quelli che abitano sulla terra che tu sei il Signore, il Dio dei secoli.
SALMO Sal 32 (33)
Retta e la parola del Signore e fedele ogni sua opera.
Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto. R
Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni. R
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini. R
Dal trono dove siede
scruta tutti gli abitanti della terra,
lui, che di ognuno ha plasmato il cuore
e ne comprende tutte le opere. R
VANGELO Mc 6, 1-6a
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Il Signore Gesù partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Vangelo
Anche oggi possiamo rileggere il Vangelo alla luce di quello che il Papa ci dice.
Naturalmente per tutti i concittadini di Gesù era facile poter pensare di avere con lui una conoscenza che nasce dalla familiarità. In un piccolo paese ci si conosce tutti. Figuriamoci a Nazareth 2000 anni fa! Per un ebreo si conosce veramente una persona quando si conoscono i suoi legami di famiglia. Quando si conosce la famiglia a cui uno appartiene, i suoi genitori, i suoi nonni, i suoi parenti più prossimi, allora si può dire di conoscere veramente una persona. È quello che dicono i concittadini di Gesù: “non è costui il figlio del falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, Ioses, di Giuda e di Simone?”. Sono i nomi dei cugini di Gesù. La gente crede che, per questo motivo, si possa anche dare per scontata la conoscenza di Gesù. Si sente che, a parlare, è l’invidia. Chi non vorrebbe avere un figlio come lui, che sa fare parlare bene di sé? A quale mamma non piacerebbe avere un figlio che parla in sinagoga, che dice cose sensate, che viene apprezzato più del rabbino di turno? A Nazareth, almeno in quelle persone che fanno questi ragionamenti e dicono queste parole, manca quell’amore che diviene rispetto, attenzione, benevolenza, capacità di gioire per il bene degli altri. Questa incapacità di gioire per il bene che c’è nella famiglia di Maria, diventa chiusura ostile e, di fatto, mancata conoscenza di Gesù. Chissà quante persone, nei giorni del ministero di Gesù, hanno guardato con invidia Maria e quell’esperienza che lei andava facendo accanto a suo Figlio. Un’invidia che blocca e che non permette di fare nessun passo significativo nella conoscenza di Lui.
L’invidia, la gelosia, sono il contrario dell’amore. Il Vangelo lo dice con assoluta chiarezza.
Per noi
Credo che anche oggi possiamo vivere la nostra meditazione sulla base della parola del Papa e del Vangelo. Credo che, magari senza giungere ad eccessi evidenti, abbiamo provato invidia per il bene che capita agli altri. Può anche essere che questa invidia abbia preso posto in noi e si sia radicata nel nostro cuore. Potrebbe anche essere che questa invidia è stata non arginata, non controllata, e potrebbe essere accaduto anche a noi di non amare qualche persona posta al nostro fianco o che, in qualche modo, abbiamo incontrato. Non dobbiamo vergognarcene. Sono moti dell’animo che possono essere sgorgati in noi senza quasi che ce ne accorgessimo. Se è impossibile prevenire del tutto questi moti dell’animo, è invece possibile ed è responsabilità nostra educare questi moti, dare una evoluzione dignitosa a quello che, spontaneamente, si forma nel cuore. Il controllo delle emozioni non è un male, se è indirizzato a creare quell’ordine interiore grazie al quale ad ogni persona viene concesso di essere sé stessa. Il Signore ci chiede questo. Il cammino di fede che andiamo facendo ci provoca seriamente su questo punto e ci chiede di verificare se davvero abbiamo questa libertà interiore che è, come sempre, cosa grande. Oggi tutti dobbiamo domandarci:
- Io so gioire del bene dell’altro?
Tutti, in generale. Poi, siccome siamo nella settimana di particolare preghiera e attenzione al tema della famiglia, dobbiamo chiederci:
- So gioire del bene del mio coniuge?
- So gioire del bene dei miei fratelli?
- So gioire del bene dei miei figli?
Credo che questa gioia della famiglia per il bene che capita in ogni famiglia, potrebbe aiutarci moltissimo. Se noi saremo capaci di gioire per il bene degli altri, diventeremo davvero generosi, altruisti, adulti nella fede. Se non sapremo gioire per il bene degli altri, saremo piccoli, egoisti, chiusi.
Gioire per il bene che c’è negli altri, è sempre occasione di crescita nella libertà e nella fiducia per ogni uomo.