Mercoledì 02 febbraio

Presentazione del Signore

Introduzione / la Parola del Papa

Da oggi e per i prossimi giorni vorrei davvero che fosse l’Eucarestia il centro della nostra preghiera. Oggi, poi, è giorno solenne, il giorno della presentazione del Signore. Vorrei che potessimo partecipare a questa festa e a questa celebrazione con il suo rituale, partendo, come sempre, dalla parola del giorno, e dalla parola del Papa. Oggi scelgo l’espressione RALLEGRARSI PER GLI ALTRI e ci lasciamo ispirare dalle parole di Amoris Laetitia che dicono: “Quando una persona che ama può fare del bene a un altro, o quando vede che all’altro le cose vanno bene, lo vive con gioia e in quel modo dà gloria a Dio, perché «Dio ama chi dona con gioia» (2 Cor 9,7), nostro Signore apprezza in modo speciale chi si rallegra della felicità dell’altro. Se non alimentiamo la nostra capacità di godere del bene dell’altro e ci concentriamo soprattutto sulle nostre necessità, ci condanniamo a vivere con poca gioia, dal momento che, come ha detto Gesù, «si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35). La famiglia dev’essere sempre il luogo in cui chiunque faccia qualcosa di buono nella vita, sa che lì lo festeggeranno insieme a lui”. (110)

La Parola di Dio per questo giorno

LETTURA Ml 3, 1-4a
Lettura del profeta Malachia

Così dice il Signore Dio: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore».

SALMO Sal 23 (24)

Entri il Signore nel suo tempio santo.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito. R

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. R

Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria.
Chi è mai questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria. R

EPISTOLA Rm 15, 8-12
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, Cristo è diventato servitore dei circoncisi per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri; le genti invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto: «Per questo ti loderò fra le genti e canterò inni al tuo nome». E ancora: «Esultate, o nazioni, insieme al suo popolo». E di nuovo: «Genti tutte, lodate il Signore; i popoli tutti lo esaltino». E a sua volta Isaia dice: «Spunterà il rampollo di Iesse, colui che sorgerà a governare le nazioni: in lui le nazioni spereranno».

VANGELO Lc 2, 22-40
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio «una coppia di tortore o due giovani colombi», come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puòi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Vangelo

Vedo in Simeone e Anna due esempi splendidi di quello che diceva il Papa. Un uomo e una donna vecchi, vecchissimi per l’epoca. Eppure, nonostante la loro vecchiaia, un uomo e una donna capaci di gioire per le grandi cose che Dio ha in serbo per la storia e che rivela solo a chi è umile di cuore. Anna, una donna abituata a vivere di niente. Una vedova giovane, senza figli, da chi sarà stata aiutata? Solo da qualche parente o da qualche persona di buon cuore. Del resto Anna non cerca nulla, se non di piacere al Signore. Per tutta la vita Anna ha fatto solo questo: ha cercato con il suo esempio, con la sua preghiera, in una parola, con tutta la vita, di piacere al Signore. Per questo è diventata esempio. Per questo è diventata capace anche di profezie, cioè di intuire cosa Dio ha in serbo per il futuro.

Ugualmente Simeone. Un uomo che ha passato tutta la vita nel tempio. Un uomo che non desidera altro che vedere “la redenzione di Israele”, cioè la salvezza per l’uomo. Simeone vive così, pensando al bene altrui, rallegrandosi per il bene di tutti, non solo per le cose che andavano bene nella sua vita o che sarebbero state a lui gradite. Simeone e Anna sono il segno di una umanità che non è egoista, che non guarda a sé stessa e al proprio tornaconto. Simeone, Anna, sono segno di una umanità che sa rallegrarsi in Dio, gioire nello Spirito. Simeone ed Anna si rallegrano di poter tenere in braccio quel bambino che è la salvezza di Israele e di tutto il mondo. Simeone, Anna, si rallegrano con Giuseppe e Maria, si rallegrano con tutto Israele. Simeone intuisce anche il destino del bambino e il dolore della madre. Non sarebbe il momento di parlarne, non è questo il momento per anticipare ciò che sarebbe avvenuto e che Simeone porta solo nel segreto del cuore. Ora è il momento di gioire per ciò che sarà, per quella salvezza che irradierà su tutto e su tutti. Simeone, Anna, un uomo e una donna incapaci di provare qualsiasi sentimento di invidia. Un uomo e una donna capaci solo di gioire in Dio per Dio. Un uomo e una donna che, proprio per questo, possono non solo attendere, ma anche invocare la morte. Dopo aver realizzato il sogno di vedere “il conforto di Israele”, cosa c’è da attendere ancora? Cosa ancora sperare? Un uomo e una donna che dicono, con la vita, quanto hanno nel cuore.

Per noi

Simeone ed Anna insegnano anche a ciascuno di noi, intanto ad attendere cose grandi, cose sante, poi ad interrogarci.

  • Sappiamo gioire per il bene degli altri? Sappiamo rallegrarci con gli altri?

Il Papa ha detto che la famiglia deve essere il luogo dove chiunque fa qualcosa di buono, lì si festeggia insieme. Chissà se nelle nostre famiglie viviamo così! Chissà se siamo capaci di educare, fin da piccoli, a gioire gli uni per le conquiste degli altri. Chissà se siamo capaci di saper insegnare che solo una gioia condivisa è una gioia che si duplica. È curioso che ad insegnarci queste verità siano un vecchio e una vedova. Non sappiamo bene come sia stata la famiglia di Simeone, ma sappiamo certamente che Anna era una donna sola. Sappiamo però che tutti e due frequentavano il tempio, erano sempre immersi nel contesto del tempio, nella preghiera del tempio. Il che significa che non è solo la famiglia di cui facciamo parte a dover gioire per le gioie dell’uno o dell’altro componente. A gioire è anche la famiglia dei figli di Dio, la famiglia che è una comunità, la famiglia che è la Chiesa. Credo proprio che nella Chiesa siamo invitati a gioire per il bene che vediamo tra noi, per il bene che vediamo nel mondo, per il bene che Dio ci dona.

Oggi iniziamo anche le giornate eucaristiche, siamo cioè invitati, nei prossimi giorni, a cercare un modo per stare davanti all’Eucarestia. Credo che anche questo sia un bene per noi. Il tempo che noi daremo per il Signore è, in qualche modo, un tempo che tornerà in nostra benedizione. Anche i minuti di adorazione che avremo questa sera, ci aiutino a pensare al bene per il quale dobbiamo ringraziare Dio. Soprattutto vi invito a vivere questi prossimi giorni come un tempo di gioia. Un tempo nel quale impariamo che la felicità che tutti desideriamo viene dallo stare con il Signore. Solo se staremo con il Signore, avremo poi la forza di valorizzare tutti i componenti delle nostre famiglie nel bene che sanno fare.

Ci aiutino Simeone ed Anna a vivere questa gioia che sa valorizzare il bene che già è presente in mezzo a noi!

2022-01-27T14:20:39+01:00