2Settimana della 4 domenica dopo l’Epifania – giovedì – Beato A. C. Ferrari
La spiritualità di questa settimana
Dopo la solenne apertura di ieri sera, viviamo l’adorazione dell’Eucarestia in questo primo giorno di preghiera dinnanzi al Santissimo solennemente esposto.
La Parola di questo giorno
LETTURA
Lettura del libro del Siracide
Fortunato il marito di una brava moglie, il numero dei suoi giorni sarà doppio. Una donna valorosa è la gioia del marito, egli passerà in pace i suoi anni. Una brava moglie è davvero una fortuna, viene assegnata a chi teme il Signore. Ricco o povero, il suo cuore è contento, in ogni circostanza il suo volto è gioioso. Di tre cose il mio cuore ha paura, e per la quarta sono spaventato: una calunnia diffusa in città, un tumulto di popolo e una falsa accusa, sono cose peggiori della morte; ma crepacuore e lutto è una donna gelosa di un’altra, il flagello della sua lingua fa presa su tutti. Giogo di buoi sconnesso è una cattiva moglie, chi la prende è come chi afferra uno scorpione. Motivo di grande sdegno è una donna che si ubriaca, non riuscirà a nascondere la sua vergogna. Una donna sensuale ha lo sguardo eccitato, la si riconosce dalle sue occhiate. Fa’ buona guardia a una figlia sfrenata, perché non ne approfitti, se trova indulgenza. Guàrdati dalla donna che ha lo sguardo impudente, non meravigliarti se poi ti fa del male. Come un viandante assetato apre la bocca e beve qualsiasi acqua a lui vicina, così ella siede davanti a ogni palo e apre a qualsiasi freccia la faretra. La grazia di una donna allieta il marito, il suo senno gli rinvigorisce le ossa. È un dono del Signore una donna silenziosa, non c’è prezzo per una donna educata. Grazia su grazia è una donna pudica, non si può valutare il pregio di una donna riservata. Il sole risplende nel più alto dei cieli, la bellezza di una brava moglie nell’ornamento della casa.
SALMO Sal 127 (128)
Benedetta la casa che teme il Signore.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene. R
La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa. R
Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita! R
VANGELO Mc 6, 33-44
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Molti videro partire il Signore Gesù e gli apostoli e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
Una citazione
Nella stretta del dolore e dell’afflizione, nella tristezza dell’animo tribolato, il prostrarci con fede e con amore dinanzi all’Ostia Santa vuol dir essere ristorati e fortificati nel cammino, spesso difficile, della vita. Vorrei che non ci fosse chiesa alcuna in cui, nel pomeriggio verso sera, non accorresse un buon numero di persone a visitare Gesù Sacramentato. (beato Andrea Carlo Ferrari)
Certo erano tempi diversi. Certo era una Chiesa diversa. Eppure io credo che la profondissima spiritualità del Beato Andrea Carlo sia ancora utile e attuale ai nostri giorni. Mi piace tantissimo questa citazione per la quale il beato Arcivescovo chiedeva a tutti, dopo una giornata di lavoro, di entrare, tornando a casa, in chiesa, per salutare il Signore riposto nel tabernacolo. Forse oggi è davvero chiedere troppo. Forse oggi i tempi fanno sì che, quando qualcuno torna dal proprio lavoro, le chiese siano già chiuse. Tutte cose vere, per carità. Ma a me pare che quand’anche le chiese fossero aperte, quand’anche lo sono perché abbiamo anche celebrazioni in orario serale, non vedo tutto questo accorrere di fedeli! Piuttosto a me sembra che ciascuno vuole fare un po’ da sé, non vuole avere troppo a che fare con Dio. Questo è il vero male e il vero dolore che dovremmo provare non solo rileggendo queste parole ma anche il Vangelo.
Vangelo
La scena del Vangelo è molto simile a quella descritta da queste parole. È sera, siamo dopo una giornata di lavoro e di predicazione. La gente è andata a lavorare e poi è andata a sentire Gesù. Gesù ha camminato, ha radunato la gente, ha predicato. Sono tutti stanchi. Sarebbe davvero ora di tornare a casa, mangiare, anche perché nessuno ha ancora mangiato, riposarsi, godersi un po’ gli affetti della famiglia. Gesù, invece, ha un altro piano. Non vuole queste cose che, in sé, sono bellissime e sa che allietano il cuore dell’uomo ogni giorno. Vuole qualcosa di più, vuole qualcosa di diverso, vuole qualcosa di meglio. Ecco il miracolo dei pani e dei pesci, che è un simbolo dell’Eucarestia, un segno che dice già ciò che tutti potranno sperimentare da quando quel Sacramento sarà istituito. Ecco che quegli uomini, che erano descritti come “pecore senza pastore” trovano una sosta riposante, non solo per il corpo, ma per lo spirito. Ecco che quegli uomini che vagavano un po’ qua e un po’ là, come senza una meta, arrivano ad una meta precisa: l’incontro con il Signore, con la sua parola, con quel cibo misterioso che ridona loro il coraggio, la forza, la fede.
Il vero miracolo, infatti, non è quello di una moltiplicazione che si spiega solo per l’intervento del Signore, ma è la fede che rinasce nel cuore di ciascuno, nel cuore di questi uomini, di queste donne, di questi bambini che mangiano di quel pane chiedendosi sempre chi è colui che hanno davanti, colui che parla, che educa i cuori e gli affetti della vita, che dà un ordine alle cose. Il Signore, con questo Sacramento, diventa principio di forza in ciascuno. Forza fisica, per affrontare il ritorno nelle case. Forza spirituale, per affrontare le cose del vivere comune.
Per noi e per il nostro cammino
- Che cos’è per noi l’Eucarestia?
- Come la viviamo?
Credo che le domande da portare nel cuore in questa giornata siano queste. Anche noi dobbiamo avere la consapevolezza di venire davanti al Signore essendo come pecore senza pastore. È per questo che, ogni giorno, vogliamo ascoltare la sua parola. È per questo che, ogni giorno, vogliamo stare alla sua scuola. Ma l’Eucarestia dovrebbe anche essere un luogo degli affetti, un luogo nel quale anche noi possiamo parlare a Cristo della nostra vita, della nostra giornata, delle nostre gioie come dei nostri dolori, delle nostre difficoltà, delle nostre attese, dei nostri desideri, dei nostri insuccessi… il Vangelo ci sta dicendo che l’Eucarestia è tutto questo: è un sacramento del cuore. Lo sapeva molto bene il beato Andrea Carlo che, per questo, esprimeva il suo suggerimento. Alla gente povera, semplice, per lo più contadina, quindi legata, per modo di vivere, ai ritmi della terra, il cardinale suggeriva di parlare con il Signore, di presentare a Lui le difficoltà del vivere, le crisi del tempo, le cose belle come anche le cose difficili dell’esistenza. Egli educava la gente ad avere un dialogo con il Signore, non un dialogo qualsiasi, ma un dialogo di fronte alla sua presenza. È esattamente quello che vorremmo sperimentare noi in questi giorni. Noi siamo qui esattamente per questo: per imparare a stare alla presenza del Signore, per contemplare il suo essersi dato in questo sacramento, ma anche per parlare delle nostre cose. E, ben venga, anche il silenzio. Quel silenzio che diventa accompagnamento, quel silenzio che diventa certezza di una presenza, quel silenzio che diventa occasione di una parola, di un confronto, di un sostegno. Ecco perché è così importante ritrovare questa disciplina del cuore che aiuta ciascuno di noi ad avere una disciplina degli occhi. Chiediamo oggi, insieme, al beato Andrea Carlo di accendere in noi questo desiderio, chiediamo di essere noi tra i primi che vogliono parlare con il Signore. Chiediamo di essere noi tra coloro che desiderano rivolgere al Signore la propria preghiera, il proprio affetto, il proprio sentimento. Facciamo questo non solo ora, ma anche nell’adorazione che, spero, nelle prossime ore ci vedrà coinvolti.