Settimana della 4 domenica dopo l’Epifania – venerdì – Presentazione del Signore
La spiritualità di questa settimana
La festa della Presentazione del Signore è una solennità alla quale siamo tutti molto legati. Forse per questo rito delle candele, forse per il palpitare delle fiammelle che crea sempre un clima interiore di gioia, forse per il legame intrinseco con il Natale, fatto sta che tutti siamo commossi di fronte a questa celebrazione. Quest’anno, poi, la concomitanza con le giornate eucaristiche la rende ancora più solenne e più sentita.
La Parola di questo giorno
LETTURA Ml 3, 1-4a
Lettura del profeta Malachia
Così dice il Signore Dio: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore».
SALMO Sal 23 (24)
Entri il Signore nel suo tempio santo.
Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito. R
Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. R
Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria.
Chi è mai questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria. R
EPISTOLA Rm 15, 8-12
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, Cristo è diventato servitore dei circoncisi per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri; le genti invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto: «Per questo ti loderò fra le genti e canterò inni al tuo nome». E ancora: «Esultate, o nazioni, insieme al suo popolo». E di nuovo: «Genti tutte, lodate il Signore; i popoli tutti lo esaltino». E a sua volta Isaia dice: «Spunterà il rampollo di Iesse, colui che sorgerà a governare le nazioni: in lui le nazioni spereranno».
VANGELO Lc 2, 22-40
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio «una coppia di tortore o due giovani colombi», come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Vangelo
Di cosa ci parla il Vangelo di oggi? Credo di due realtà fondamentali che ci aiutano anche a vivere meglio il nostro legame con l’Eucarestia.
Essere consacrati al Signore. Anzitutto credo che il Vangelo ci dica la bellezza dell’essere consacrati al Signore. Il riferimento è alle due grandiose figure che sono il centro della narrazione. Anzitutto il vecchio Simeone, un profeta, un saggio, un uomo di preghiera che sta nel tempio e prega. È vecchio, oltremisura se stiamo all’età media del tempo eppure, nonostante sia molto vecchio, è un uomo che attende ancora qualcosa. Non attende semplicemente la morte: egli attende una consolazione prima di morire. La consolazione di vedere il Messia, la consolazione di non aver consacrato invano la vita, la consolazione di sapere che Dio cammina ancora con il suo popolo, la consolazione di stare sempre con il proprio Dio. Ecco perché quando prende tra le braccia il Signore Gesù, subito esulta di gioia, subito comprende che tutta la sua preghiera e quella vita tremendamente lunga hanno avuto un senso. Simeone esprime il suo cantico, che non è una richiesta di morire, ma è l’espressione di gioia di un uomo che ha atteso tutta la vita di vedere il Messia e ora ha coronato il suo desiderio. Avendo così scoperto nuovamente la vicinanza e la benedizione che Dio ha accordato alla sua vita, Simeone afferma di non avere altro scopo per la sua esistenza. Tutto quello che desiderava si è avverato. La sua consacrazione non è stata inutile. Ecco perché si dichiara pronto ad entrare nella vita eterna con Dio.
Così anche Anna, questa bellissima figura, così lontana dal nostro modo di pensare. Lo abbiamo sentito: è stata sposata sette anni. Un matrimonio senza figli. Poi è rimasta vedova. Potremmo dire una brutta storia, una storia di dolore, una storia di sfortuna. Invece di rifarsi una vita, invece di trovarsi un parente con il diritto di riscatto, questa donna vive un’altra consacrazione del cuore. Ella rimane fedele al suo ideale e rimane attaccata a Dio. Anche lei abita il tempio, vive di qualche elemosina, di qualche donazione di parenti, amici, conoscenti. Diventa una donna di contemplazione, una donna di preghiera. Non si rifà una vita secondo quello che umanamente è pensabile, ma cerca di essere fedele solo a Dio. In questo non solo trova la sua gioia, ma anche la forza di aspettare quell’incontro con Lui che è preludio di vita eterna. Non sappiamo altro, non sappiamo se di queste cose discorreva con Simeone, non sappiamo quali altri furono i suoi discorsi e le sue preghiere. Sappiamo solo che quella preghiera segreta che questa donna aveva fatto per anni, al pari di quella di Simeone viene esaudita. Così anche lei si addormenta con la pace nel cuore, la pace di chi, essendosi consacrato a Dio, non trova altra gioia se non l’addormentarsi in Lui.
Un uomo e una donna che, essendosi consacrati a Dio, trovano la gioia dei loro giorni in questa consacrazione.
Vedere Dio. Il secondo grande desiderio: vedere Dio. Simeone, Anna, al pari di quello che diranno, poi, alcuni discepoli, hanno un forte desiderio nel cuore: vedere il volto di Dio. Tutta la loro vita, abbiamo detto, non esprime altro che questo. Essi sanno che l’eternità che li attende, la vita in Dio che li attende, non è altro che questo. Per questo non hanno cercato altro. Un desiderio che si corona perché hanno una fiamma nel cuore: quella della loro fede.
Per noi e per il nostro cammino
- Come ci regoliamo noi su questi desideri?
- Fanno parte del nostro percorso di fede?
- Come ci stanno aiutando queste giornate eucaristiche?
Credo che sia molto bello che, in questi giorni, la contemplazione dell’Eucarestia possa farci tornare su questi temi. Anzitutto su quello della consacrazione. Oggi è anche la giornata per la vita consacrata e, quindi, preghiamo particolarmente per le consacrate. La maggior parte di voi non vive questa realtà sacramentale, eppure anche noi tutti siamo consacrati. Consacrati nel Battesimo. Vorrei osare dire, però, di più. Noi possiamo anche essere consacrati mediante l’Eucarestia e grazie all’Eucarestia. Sarebbe certamente molto bello se noi tutti potessimo esprimere in questi giorni, il nostro attaccamento all’Eucarestia, la nostra devozione al Sacramento, il nostro desiderio di riceverlo quanto più è possibile. Questa “consacrazione” all’Eucarestia può aprire la porta del nostro cuore a tutti quei desideri spirituali che, poi, culminano con il desiderio di vedere Dio.
Così come pure direi che è bene ed utile verificarci proprio sul nostro desiderio di vedere il volto di Dio. È contemplando l’Eucarestia che noi siamo chiamati a vivere in familiarità con Dio, affrontando anche il discorso sempre difficile della morte. È proprio contemplando l’Eucarestia che dovrebbe nascere in noi tutti il desiderio di stare per sempre con Dio. Ecco perché, come diciamo anche spesso, l’Eucarestia è in tutti noi sostegno per la buona morte, viatico, sostegno per quell’ultimo viaggio, che non sappiamo quando compiremo, ma per il quale sarebbe molto bene giungere carichi di quell’unica realtà che ci immetterà definitivamente nell’incontro con Dio.
Chiediamo questa grazia mentre contempliamo l’Eucarestia e disponiamoci a vivere sempre nel desiderio di conoscere il Signore, quel Dio che ora contempliamo celato sotto i sacri veli e che, un giorno, potremo conoscere in pienezza.