Settimana della 7 domenica di Pasqua – mercoledì
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Ct 1, 5-6b. 7-8b
Lettura del Cantico dei Cantici
Bruna sono ma bella, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Kedar, come le cortine di Salomone. Non state a guardare se sono bruna, perché il sole mi ha abbronzato. Dimmi, o amore dell’anima mia, dove vai a pascolare le greggi, dove le fai riposare al meriggio, perché io non debba vagare dietro le greggi dei tuoi compagni? Se non lo sai tu, bellissima tra le donne, segui le orme del gregge.
SALMO Sal 22 (23)
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Oppure Alleluia, alleluia, alleluia.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome. R
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. R
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. R
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. R
EPISTOLA Ef 2, 1-10
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste, alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle Potenze dell’aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli. Anche tutti noi, come loro, un tempo siamo vissuti nelle nostre passioni carnali seguendo le voglie della carne e dei pensieri cattivi: eravamo per natura meritevoli d’ira, come gli altri. Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.
VANGELO Gv 15, 12-17
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Efesini
“Fratelli, anche voi eravate morti per le vostre colpe e per i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo…”. Le parole di San Paolo della lettera agli Efesini ci permettono di continuare la meditazione di ieri. Noi siamo proprio così! Noi siamo proprio quelli che vivono secondo le opere della carne, secondo lo “spirito del mondo”. Per natura noi tutti siamo portati a fare così, a vivere come vivono tutti, a fare quello che fanno gli altri, ad avere una vita certamente poco alternativa sotto ogni profilo e da ogni punto di vista. “Ma Dio ricco di misericordia, da morti che eravate a causa del peccato…”. Cosa ci trae verso una prospettiva diversa? Cosa ci può permettere di cambiare? Solo la misericordia di Dio! Dio che è “ricco di misericordia” e che non lascia nessuno privo di questa sua grazia, concede di cambiare vita, prospettiva, punto di giudizio, a tutti coloro che si fidano di Lui e che vogliono vivere secondo lo Spirito di Dio.
“Ciò è dono di Dio e non viene dalle opere”. San Paolo, infine, rilancia il discorso. La salvezza delle nostre anime non viene dalle nostre azioni, non viene dalle nostre opere, ma viene solo dalla fede che accende anche le opere, ma senza le quali le opere sono morte. È esattamente parte di quel mistero che abbiamo contemplato ieri. Le opere di Maria e di Elisabetta sono diventate opere eterne perché sono tutte state pervase dall’amore di Dio, dallo Spirito di Dio, dalla fede di queste due donne. Senza questa fede sarebbero state solamente opere umane che, probabilmente, nessuno avrebbe ricordato, come noi non ricordiamo le visite di carità che sono compiute da moltissimi e che non fanno certo notizia.
Vangelo
Questo è esattamente quello che vediamo raccontato nel Vangelo di oggi, con queste parole che tutti conosciamo sul comandamento dell’amore. Il comandamento non esprime un generico volersi bene, un generico cercare di operare per il bene, senza porsi interrogativi e senza accedere al mondo della fede. Il comandamento, piuttosto, dice che il vero amore è quello di Dio che si manifesta in Gesù Cristo. Ogni amore che si radica in questo Amore trova eternità e diviene manifestazione, da parte degli uomini, di qualche raggio di quell’amore di Dio che riempie l’universo. Se gli uomini vogliono radicare le proprie opere nell’amore di Dio hanno sempre bisogno di guardare a Cristo. Solo il continuo riferirsi a Lui permette alle opere di tutti di diventare eterne, opere di amore che, poiché radicate in Dio, non passano. Il comandamento dell’amore chiede, quindi, un’adesione della fede a Dio che rimanda, poi, ad altri uomini perché ci si leghi a loro con quel bene che nasce nel cuore di chi ama Dio.
Per noi
Oggi, mentre stiamo proseguendo la nostra novena allo Spirito, possiamo chiedere un dono particolare e fondamentale: capire che noi siamo salvati per grazia. Molto spesso noi non pensiamo affatto così e pretendiamo quasi di salvarci attraverso qualche opera buona che siamo in grado di compiere. Se è vero che le nostre opere buone hanno un merito, acquistano una grazia, è però vero che nessuno si salva da solo né, tantomeno, che è in forza delle opere buone che acquistiamo la vita eterna. Noi ci salviamo per mezzo della fede, come ci ha detto San Paolo, la quale, poi, certo accende l’amore per le opere buone, ma non sono queste da sole a salvarci. Forse dovremmo essere tutti un po’ meno presuntuosi e un po’ più capaci di aderire a quell’opera di salvezza che Cristo apre a ciascuno di noi. Chiediamo questa grazia allo Spirito Santo, perché, da un lato non dobbiamo “presumere di salvarci senza merito”, dall’altro non dobbiamo confidare troppo nelle opere che noi stessi possiamo compiere da soli. Chiediamo allo Spirito il dono di un santo equilibrio, per capire che solo quando Lui è presente in noi si apre alla dimensione del nostro cuore quella ricchezza di fede che diventa, poi, occasione per accedere alla salvezza che Dio opera, in sincerità e sicurezza di vita.