Settimana della ottava domenica dopo Pentecoste – Sabato
Il tono di questo sabato è dato, come ben si capisce anche ad una prima lettura dei testi, dal simbolo della tromba.
Numeri
Nm 10, 1-10
Lettura del libro dei Numeri
In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Fatti due trombe d’argento; le farai d’argento lavorato a martello e ti serviranno per convocare la comunità e per far muovere gli accampamenti. Quando si suonerà con esse, tutta la comunità si radunerà presso di te all’ingresso della tenda del convegno. Al suono di una tromba sola, si raduneranno presso di te i prìncipi, capi delle migliaia d’Israele. Quando le suonerete a squillo disteso, gli accampamenti che sono a levante si metteranno in cammino. Quando le suonerete a squillo disteso una seconda volta, si metteranno in cammino gli accampamenti posti a mezzogiorno. A squillo disteso si suonerà per i loro spostamenti. Per radunare l’assemblea, suonerete, ma non con squillo disteso. I sacerdoti figli di Aronne suoneranno le trombe; sarà per voi un rito perenne di generazione in generazione. Quando nella vostra terra entrerete in guerra contro l’avversario che vi attaccherà, suonerete le trombe a squillo disteso e sarete ricordati davanti al Signore, vostro Dio, e sarete salvati dai vostri nemici. Nel vostro giorno di gioia, nelle vostre solennità e al principio dei vostri mesi, suonerete le trombe durante i vostri olocausti e i vostri sacrifici di comunione. Esse saranno per voi un richiamo davanti al vostro Dio. Io sono il Signore, vostro Dio».
Nel libro dei Numeri si specificava molto bene il ruolo che il suono di tromba aveva nella comunità di Israele. Essa doveva servire a radunare il popolo di Israele. Lo radunava per la lode di Dio, lo radunava per l’assemblea, lo radunava per la guerra, per la conquista che doveva essere comunque compiuta nel nome del Signore. Erano suoni diversi per occasioni diverse e il popolo, dal modo con cui la tromba veniva suonata, sapeva se era il caso di correre per una cosa o per l’altra. Questa pagina ha un sapore eminentemente storico, ci spiega ciò che era in uso al tempo dei grandi profeti e che rimase un costume invariato per secoli.
Vangelo
Mt 24, 27-33
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Dovunque sia il cadavere, lì si raduneranno gli avvoltoi. “Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte”. Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno “il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo” con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli, con una grande tromba, ed essi raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte».
Nella sua predicazione Gesù utilizza lo stesso simbolo ma per dire ben altro. Il suono della tromba diventa simbolo del ritorno di Dio alla fine dei tempi, diventa simbolo dello stesso venir meno del concetto di tempo. Il suono della tromba compiuto dagli angeli indica all’uomo che è terminato il tempo che Dio ha fissato per la sua creazione e che inizia un altro tempo, un tempo nuovo, un tempo diverso: l’eternità che è l’assenza dei giorni e del fluire del tempo. Gesù utilizza questo simbolo per dire che, fin dalle origini, tutta la creazione attende il suo compimento, quel compimento che viene da Dio, e che risulta essere la pienezza di ogni cosa.
Tessalonicesi
1Ts 4, 15-18
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi
Fratelli, sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore. Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.
Anche San Paolo, utilizzando lo stesso simbolo, lavora sul medesimo tema. Ovviamente il discorso sulla fine del tempo non viene posto nei termini di minaccia, quasi ad incutere terrore all’uomo, ma come fonte di speranza. Poiché chi vive la fede cristiana attende la piena manifestazione di Cristo, San Paolo conforta tutti i credenti, ricordando loro che, effettivamente compito dell’uomo è vivere ed interpretare la vita come un progressivo avvicinamento a quel giorno, il giorno del giudizio. Giudizio che non fa paura, perché segna la definitiva Signoria di Cristo, quella in cui si è sperato nella vita presente, quella in cui si è creduto attraverso il proprio itinerario di fede.
Per noi
Siamo nel mezzo dell’estate, forse ci sembra molto impegnativo riflettere sulla vita eterna, sull’apparire di Cristo, sul senso dei nostri giorni. Eppure è più che mai utile, dal momento che oggi ricorre anche il giorno nel quale noi celebriamo il perdono di Assisi. Oggi la Chiesa ci ricorda il valore dell’indulgenza, cioè del perdono di tutti i peccati, ed è come se Dio stesso ci dicesse che è il suo amore che ci viene incontro nel tempo, per fare sì che la nostra vita attenda quella piena manifestazione della sua gloria che diventa la consolazione degli uomini tutti. Il perdono che San Francesco volle chiedere al Papa per tutte le anime in questo giorno, ricorda a ciascuno di noi che tutti siamo chiamati alla bellezza della vita eterna e che, se da un lato c’è la nostra responsabilità perché si possa giungere a questa meta, dall’altro c’è la misericordia di Dio che sovviene i nostri bisogni e che ci introduce nell’eternità beata del cielo.
Oggi, pensare alla vita eterna, pensare alla fine del tempo, ci risulta più facile dal momento che Dio ci attira a sé con il suo perdono e la sua grande misericordia. Lasciamoci conquistare anche noi da questa benevolenza di Dio e cerchiamo di vivere sempre in piena concordia con tutti, perché possiamo testimoniare la forza che viene nel cuore di chi, amando e rimettendo il proprio peccato in Dio, cerca di incamminarsi all’incontro con Dio.