Giovedì 01 ottobre

Settimana della 5 domenica dopo il martirio – Giovedì

Vangelo

Lc 20,41-44
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai Giudei: «Come mai si dice che il Cristo e figlio di Davide, se Davide stesso nel libro dei Salmi dice: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi”? Davide dunque lo chiama Signore; perciò, come può essere suo figlio?».

Le tracce della sapienza di Dio si rivolgono direttamente a Gesù. La domanda posta nella predicazione ha una soluzione semplice: Gesù appartiene alla genealogia di Davide e, quindi, è suo “figlio”, ma, per la sua divinità, è “Signore”, colui al quale anche il grande e sapiente Re Davide deve dare il suo onore. Ecco perché il Signore Gesù può assommare in sé entrambi questi titoli importanti e teologicamente molto rilevanti.

2 Timoteo

2Tm 1,13 – 2,7
Seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo

Carissimo, prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti e stato affidato. Tu sai che tutti quelli dell’Asia, tra i quali Figelo ed Ermogene, mi hanno abbandonato. Il Signore conceda misericordia alla famiglia di Onesiforo, perché egli mi ha più volte confortato e non si è vergognato delle mie catene; anzi, venuto a Roma, mi ha cercato con premura, finché non mi ha trovato. Gli conceda il Signore di trovare misericordia presso Dio in quel giorno. E quanti servizi egli abbia reso a Efeso, tu lo sai meglio di me. E tu, figlio mio, attingi forza dalla grazia che è in Cristo Gesù: le cose che hai udito da me davanti a molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali a loro volta siano in grado di insegnare agli altri. Come un buon soldato di Gesù Cristo, soffri insieme con me. Nessuno, quando presta servizio militare, si lascia prendere dalle faccende della vita comune, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato. Anche l’atleta non riceve il premio se non ha lottato secondo le regole. Il contadino, che lavora duramente, dev’essere il primo a raccogliere i frutti della terra. Cerca di capire quello che dico, e il Signore ti aiuterà a comprendere ogni cosa.

Le vere tracce della sapienza sono, però, più facilmente rintracciabili nella prima lettura che abbiamo ascoltato.

Custodisci il bene prezioso che ti è stato affidato”. Il bene prezioso che è stato affidato a Timoteo è la fede. È questo il primo bene ricevuto, quello indispensabile per la vita, quello a cui tutto deve fare riferimento, perché è l’unico valore dell’esistenza di interpretare tutte le cose. Timoteo è invitato da San Paolo a ricollegare sempre tutto alla sua fede. Una fede non teorica ma incarnata, quella fede che, come dicevamo ieri, è stata trasmessa da persone concrete che nella loro esistenza hanno saputo vivere i valori del Vangelo.

Tu sai bene che tutti quelli dell’Asia mi hanno abbandonato”. Paolo è in una situazione di vera sofferenza. Sente come dolore bruciante l’abbandono di coloro che lo hanno accompagnato nella fede per un tratto di strada ma, poi, si sono distaccati dall’apostolo, se non proprio dalla via della fede. Paolo soffre perché è venuto meno il dono della comunione, che, invece, dovrebbe essere sempre salvaguardato sopra ogni cosa. Eppure San Paolo non si perde d’animo. La sofferenza che prova per il distaccarsi di tanti non diventa impedimento a vivere il Vangelo, anzi, diventa richiamo ad una maggiore coerenza di fede, per entrare in una comunione sempre più profonda con tutti coloro che vivono la propria fede come un dono.

Come un buon soldato di Cristo, soffri insieme con me”. Qui è tutta la sapienza di Paolo ad esprimersi. Certamente il cammino della fede conosce diversi momenti, conosce diverse situazioni. Tra le altre c’è anche quella della sofferenza per diversi motivi: quello del distacco appena richiamato non è l’unico motivo di fede dell’apostolo. È sapienza della fede saper offrire la propria sofferenza a Dio, ben conoscendo che anche da questa sofferenza potrà arrivare qualcosa di buono, se il Padre lo concede. È sapienza di vita saper rimettere la propria sofferenza nelle mani di Dio, saper sopportare le controversie e le difficoltà. Il mistero di Dio, infatti, passa anche attraverso queste cose.

Il Signore ti aiuterà a comprendere ogni cosa”. Paolo conclude così il suo discorso, ricordando che non sempre si riesce a capire tutto, non sempre si riesce a vedere bene ogni cosa. È sapienza anche rimettersi nelle mani del Signore, da cui proviene ogni cosa, per diventare capaci di vedere il mondo, le cose, gli eventi, dal suo punto di vista.

Per noi

  • Abbiamo questa sapienza di saper rimettere ogni cosa nelle mani di Dio?
  • Ci sentiamo protetti e accompagnati da Dio, anche quando non riusciamo a capire il perché delle cose che viviamo?
  • Quando viviamo momenti di sofferenza, sappiamo donarli al Signore perché ci faccia crescere anche attraverso di essi?

Ci aiuti Santa Teresina, che oggi veneriamo coma patrona di questo mese di ottobre e anche di tutte le missioni. Lei che ha sofferto offrendo tutto per il bene della Chiesa, lei che ha voluto essere l’amore nel centro della chiesa, lei che è stata capace di vivere ogni cosa in modo tale da rimettere tutto nelle mani di Dio aiuti anche noi ad acquisire la medesima sapienza di vita.

2020-09-25T22:15:56+02:00