Settimana della 4 domenica dopo il martirio – Venerdì
Vangelo
Lc 20, 1-8
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Mentre il Signore Gesù istruiva il popolo nel tempio e annunciava il Vangelo, sopraggiunsero i capi dei sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui dicendo: «Spiegaci con quale autorità fai queste cose o chi è che ti ha dato questa autorità». E Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una domanda. Ditemi: il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?». Allora essi ragionavano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché non gli avete creduto?”. Se invece diciamo: “Dagli uomini”, tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni sia un profeta». Risposero quindi di non saperlo. E Gesù disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
La richiesta di Gesù circa la presa di posizione che i Giudei dovrebbero prendere alla sua domanda, mette anche noi, immediatamente, nella posizione di chi si sente interpellato allo stesso modo. Noi cosa diciamo del mistero di Cristo? Cosa diciamo del mistero della Chiesa? Cosa diciamo delle realtà della fede? La posizione di fronte a queste domande deve essere personale. Quando si incomincia a pensare cosa sia conveniente dire, cosa dice il nostro gruppo, come è nel caso narrato dal Vangelo, si perde di vista la fede ed ecco che si prendono posizioni di comodo. Gesù ricorda che la fede deve essere sempre qualcosa di scomodante. Senza una fede che scomoda, infatti, non ci può essere alcun rinnovamento di vita. È proprio questo il “caso” di Giovanni il Battista. Un uomo che ha saputo scomodare la sua vita ben prima di scomodare quella degli altri. Un uomo che ha capito che solo quando la fede scomoda, rinnova davvero la vita!
2 Petri
2Pt 3, 10-18
Lettura della seconda lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta. Dato che tutte queste cose dovranno finire in questo modo, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno! Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo «nuovi cieli e una terra nuova», nei quali abita la giustizia. Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia. La magnanimità del Signore nostro consideratela come salvezza: così vi ha scritto anche il nostro carissimo fratello Paolo, secondo la sapienza che gli è stata data, come in tutte le lettere, nelle quali egli parla di queste cose. In esse vi sono alcuni punti difficili da comprendere, che gli ignoranti e gli incerti travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina. Voi dunque, carissimi, siete stati avvertiti: state bene attenti a non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall’errore dei malvagi. Crescete invece nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo. A lui la gloria, ora e nel giorno dell’eternità. Amen.
Anche oggi concentriamo la nostra attenzione sulla seconda lettera di Pietro.
“Carissimi, il giorno del Signore verrà come un ladro!”. Nella prima chiesa era molto forte il senso di attesa per il ritorno del Signore ed era convinzione diffusa che il mondo non dovesse durare a lungo dopo la Pasqua del Signore. San Pietro sposa questa visione delle cose e richiama i suoi fedeli a questa verità. Verità per la quale Gesù ha spiegato che nessuno conosce il giorno e l’ora, se non il Padre. Ecco perché occorre risvegliare il senso di attesa del ritorno del Signore.
“Cercate la santità della vita nella condotta e nelle preghiere”. Questo senso di attesa si mantiene desto solo in questo modo: cercando la santità della vita che parte dalla preghiera e che coinvolge poi ogni azione. San Pietro si pone come uomo spirituale a dare consigli spirituali per chi vuole vivere con fede il proprio cammino. Senso di vigilanza e preghiera sono direttamente proporzionali l’uno con l’altro.
“State ben attenti a non venir meno alla vostra fermezza”. San Pietro, dopo aver ricordato la bellezza e la profondità delle lettere che vengono dal “fratello Paolo”, cioè dall’apostolo delle genti, richiama tutti a questo atteggiamento di fermezza nella fede. Ed è proprio questo ciò che bisogna fare. Solo quando un cammino diventa “stabile”, si può attingere a quella santità della vita che diventa sempre maggiore quanto più il cammino si fa intenso e profondo.
Per noi
Credo che anche noi riceviamo da entrambi i testi alcune provocazioni utili per il nostro cammino. Da un lato, infatti, siamo anche noi tra coloro che faticano a vivere bene il proprio cammino perché ci lasciamo condizionare da tutti coloro che vivono accanto a noi. Molto spesso anche noi non sappiamo vivere alcuni comportamenti di fede o non sappiamo dare alcune risposte di fede proprio perché ci lasciamo condizionare da chi è intorno a noi, temendo di urtare la sensibilità degli altri. Il Vangelo ci ha ricordato che non si turba la sensibilità di nessuno quando si vive un itinerario vero ed intenso. Caso mai si dà testimonianza!
In secondo luogo credo che la provocazione alla fermezza di cui ci ha parlato San Pietro sia davvero molto utile per noi: noi non siamo stabili per i condizionamenti del tempo che viviamo! Il nostro tempo è proprio il tempo dell’emotività e, quindi, della instabilità per eccellenza. È difficile recuperare il senso della chiamata alla stabilità in un momento come questo! Eppure tocca noi farlo! Tocca noi cercare di essere attenti ai richiami che Dio ci dona, per vivere un cammino di fede che ci faccia andare controcorrente, seguendo il Vangelo di Gesù.
Sia questa la preghiera che affidiamo anche all’intercessione dell’Angelo custode che invocheremo domani!