Tutti i Santi
Per introdurci
- Cosa significa diventare santi?
- Chi di noi vuole diventare santo?
- Che santo abbiamo per amico?
La riflessione di oggi è la perfetta continuazione rispetto a quella di ieri, perché le scritture di oggi, ci aiutano a collocare la nostra dimensione di santificazione personale dentro quella universale chiamata alla salvezza sulla quale abbiamo meditato ieri.
Apocalisse
Ap 7, 2-4. 9-14
Lettura del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Nel giorno del Signore, io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio». E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele. Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello». E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen». Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».
Romani
Rm 8, 28-39
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati. Che diremo dunque di queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi! Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Come sta scritto: «Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore da macello». Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.
Vangelo
Mt 5, 1-12a
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Vedendo le folle, il Signore Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Apocalisse
Forse abbiamo un’idea un po’ strana della santità. Forse pensiamo che i santi siano, in qualche modo, dei perfetti. Forse pensiamo che siano coloro che, in vita, certo si sono dati da fare ma, tutto sommato, non hanno avuto grandi problemi. Di avviso contrario l’immagine dell’apocalisse. Di fronte alla domanda di Giovanni che domanda chi sono i salvati, la rivelazione afferma;: “essi sono coloro che sono passati attraverso una grande tribolazione”. Espressione che ci riporta alle cose della vita, alla complicazione che, spesso, essa assume. La santità dell’uomo, che è poi quella chiamata alla salvezza sulla quale abbiamo riflettuto ieri, altro non è se non il prendere parte attiva alle cose della vita. Spendendoci in esse con il gusto delle cose di Dio, anche se corrisponde ad una grande tribolazione, rende santi. Le reliquie, ovvero i frammenti ossei che oggi vediamo sugli altari, sono quelli di uomini e donne concreti come noi, sono quelli di uomini e donne che hanno lottato con le cose del proprio tempo, con le culture ostili alla fede, ed hanno vinto, hanno fatto trionfare il nome di Dio su di esse. Il santo è colui che è con Dio perché è passato attraverso grandi tribolazione e, in esse, ha avuto come compagno il Signore che lo ha sostenuto nei momenti difficili e di prova. Un’idea di santità che si sposa perfettamente con quella della nostra vita, sempre alle prese con qualche tribolazione.
Romani
Il vero capolavoro meditativo è quello che scrive San Paolo.
“Fratelli, tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”. San Paolo ha avuto una vita difficile ed avventurosa. Si rende però conto che il progetto di santità che Dio ha su di lui passa attraverso quelle cose della vita che egli ha dovuto affrontare o sopportare in prima persona. Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio: non c’è cosa della vita che si opponga al progetto di santificazione che Dio ha su ciascuno e di cui il Battesimo è l’inizio. Tutto è, sempre e comunque, per il bene di coloro che amano Dio. Anche le cose che non comprendiamo, anche le cose che ci risultano difficili, anche le realtà che ci sembrano più infinitamente provanti.
“Quelli che ha conosciuto li ha predestinati ad essere figli di Dio”. È una delle frasi più complesse di Paolo. Cosa significa essere dei predestinati? Ci sono anime destinate alla salvezza ed altre no? Ci sono degli eletti e degli esclusi? Assolutamente no! San Paolo chiama predestinazione il mistero di bene che, da sempre, dall’eternità, Dio pensa per tutti gli uomini. Essere dei predestinati significa sapere che, da sempre, Dio pensa alla salvezza dell’anima di tutti. Dietro le cose che accadono, dietro alle cose che possono anche costituire una grande tribolazione attraverso la quale bisogna passare, c’è sempre un destino di bene, un desiderio di bene e di salvezza che Dio pensa per ciascuno. Tutti sono predestinati alla santità, ovvero, come dicevamo anche ieri, tutti sono chiamati alla salvezza. Tutti, senza nessuna esclusione o senza nessuna predeterminazione.
“Quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati”. Cosa è la giustificazione? È l’essere resi giusti da Dio. Dio rende giusti, giacché le opere dell’uomo, per quanto buone e meritorie siano, non possono fare. Dio che ci ha chiamati alla sua conoscenza e alla sua amicizia, ci rende giusti, cioè è così dentro la nostra vita da rendere giuste le nostre opere, le nostre aspirazioni, i nostri desideri, anche se, di per sé non lo sono.
“Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?”. È il capolavoro di questo brano. Dio ci ha già dato tutto in Cristo Gesù! Dio ci ha già “predestinati” alla salvezza. Cosa mai potrà essere contro il disegno di Dio onnipotente? Ecco perché se noi permettiamo alla nostra anima di essere in Cristo, niente ci potrà distogliere da quel pensiero di santità che Dio ha per ciascuno di noi. dunque nessuna tribolazione della vita può vanificare ciò che Dio ha predisposto, dall’eternità, per ciascuno di noi.
“Dio giustifica, Dio non condanna, Dio intercede…”, parole che traducono quella tenerezza di Dio di cui Gesù è il rivelatore. Tutte queste cose sono già avvenute! Tutte queste cose sono già presenti nella storia della salvezza per opera di Gesù Cristo. Se Gesù intercede per noi presso il Padre, quale realtà potrà mai toglierci dalle sua mani, Lui che è il più forte di ogni cosa? Ecco perché “né la fame, né il pericolo, né la spada”, cioè nessuna di quelle realtà che sono una tribolazione per l’uomo, potranno mai distoglierci dalla salvezza operata per noi in Cristo Gesù.
“In tutte queste cose noi siamo più che vincitori”. Sentite ed ammirate il coraggio che Paolo infonde in ciascuno di noi: noi siamo più che vincitori nelle cose della vita se abbiamo fede! Noi siamo già partecipi della vittoria di Cristo, anche se dobbiamo lottare contro molte cose dell’esistenza umana. Il mistero della santità altro non è che la partecipazione piena a queste realtà della salvezza eterna che sono già attuali in Cristo. La santità non è il premio finale di chi resiste, ma la paziente costruzione nell’oggi della storia di quella partecipazione all’opera di Cristo che rende santi.
Vangelo
Santità che ha una via da proporre. Predestinazione che ha una sua concretezza. Accompagnamento di Cristo che significa, concretamente, saper ripercorrere la via delle beatitudini. Il santo è la persona che vive le beatitudini. La santità che è protetta da Dio in Cristo, la santità che nasce e si perfeziona nelle tribolazioni che si affrontano con Cristo, corrisponde a quella pace del cuore che prova chi si affida a Dio. Il santo, il beato è chi si fida di Dio; chi si lascia consolare da Dio; chi è mite; chi sente sempre una sete di eternità che lo pone sempre un passo più in là rispetto a tutte le cose della vita; chi è misericordioso; chi è operatore di pace; chi, perfino nella persecuzione non si perde d’animo, ma procede sicuro di quella protezione di Dio, che rende giusti. Il santo, il beato è chi vuole percorrere, nell’oggi della propria storia, la stessa via di Cristo e non si ferma davanti a nulla.
Per noi
Io credo che da questa Santa Messa, tutti dovremmo uscire molto rincuorati, molto confortati. Noi sappiamo che non c’è nulla che si potrà mai opporre al progetto di santità che Dio ha su ciascuno di noi, noi sappiamo che, nelle cose della vita, non c’è mai nulla che ci può separare dall’amore di Dio. Nemmeno la più tremenda esperienza di peccato ci può, di fatto, separare da Dio, perché Dio ci ha già salvati in Cristo e Dio non vuole altro che il nostro bene.
Conviene allora che oggi, mentre contempliamo anche le reliquie dei santi che sono esposte nella nostra Chiesa, pensiamo alla nostra personale santificazione, quella che consiste nel sapere che è passando attraverso le tribolazioni della vita in compagnia di Cristo che si salva l’anima.
In conclusione vorrei che ciascuno di voi si chiedesse: che santo ho per amico? Chi è il santo a cui mi riferisco? A chi voglio conformare la mia vita? Avere un santo per amico, che significa conoscere approfonditamente la sua storia, conoscere le sue parole, sapere quali tribolazioni ha vinto, sono occasioni che noi tutti abbiamo per rendere la nostra esperienza di fede ancora più forte e ancora più capace di farci percorrere quella via di salvezza che per ciascuno di noi è stata preparata. Potremmo anche prenderci questo impegno, per vivere bene l’anno pastorale che stiamo vivendo: impariamo a conoscere le storie dei santi. Torniamo a leggere la vita di qualche santo che può insegnarci come camminare nella via della compagnia di Cristo. Sarà magari il calendario dei santi ad aiutarci. Ogni giorno, infatti, può avere un santo per amico.