Tutti i Santi
Per introdurci
- A cosa serve questa festa?
- Perché festeggiamo tutti i santi?
Credo che la risposta migliore venga dal Concilio Vaticano II che così si esorta:“ questa festa ci unisce a Cristo, dal quale, come dalla Fonte e dal Capo, promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso del Popolo di Dio”. Questa festa è data perché noi ci uniamo sempre più intimamente a Cristo, perché venga a noi quella grazia spirituale che sostiene, guida, sprona, esorta il nostro cammino di sequela personale ma, in realtà, anche quello di tutta la Chiesa. Mi stavo domandando, nella situazione concreta che stiamo vivendo, cosa significa celebrare la festa dei santi. Mi riferisco da un lato alla complessa situazione internazionale, per la quale ci lasciamo invadere dalle notizie e dalle immagini ma senza una riflessione critica, dall’altro al fatto che molti, sempre più, forse, vivono questa festa partecipando ad un carnevale in maschera o, comunque, approfittando del primo stop dopo le vacanze estiva per vivere momenti di distensione e svago. Forse noi che siamo qui siamo decisamente controcorrente. Cosa dice, dunque, a noi la Parola di Dio?
La Parola di Dio
LETTURA Ap 7, 2-4. 9-14
Lettura del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Nel giorno del Signore, io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio». E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele. Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello». E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen». Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».
SALMO Sal 88 (89)
Benedetto il Signore in eterno.
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà.
I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell’assemblea dei santi. R
Dio è tremendo nel consiglio dei santi,
grande e terribile tra quanti lo circondano.
Chi è come te, Signore, Dio degli eserciti?
Potente Signore, la tua fedeltà ti circonda. R
Tuoi sono i cieli, tua è la terra,
tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto. R
EPISTOLA Rm 8, 28-39
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati. Che diremo dunque di queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi! Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Come sta scritto: «Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore da macello». Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.
VANGELO Mt 5, 1-12a
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Vedendo le folle, il Signore Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Apocalisse
Vorrei che ci sentissimo tutti molto confortati dalla prima lettura che abbiamo ascoltato, il libro dell’Apocalisse, che, in effetti, come sa bene chi sta leggendo questo testo proprio nei giorni feriali di questa sezione del tempo liturgico, è dato proprio per la consolazione di tutti i fedeli. Cosa dice il testo? Ci dice, anzitutto, che, per tutti noi, anche nelle situazioni più difficili, anche nelle situazioni più drammatiche, c’è la preghiera dei santi. Essi sono “coloro che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello” e che stanno sempre davanti al suo trono ripetendo quella preghiera che abbiamo ascoltato: “Amen! Lode, gloria, onore, sapienza, azione di grazie e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli Amen”. È una preghiera complessa, difficile, una preghiera fatta da anime purificate dallo stesso mistero della Pasqua dell’Agnello. A che cosa serve questa preghiera? Serve ad ottenere che gli angeli incaricati non devastino più la terra, il mare, il cielo, le piante. Anche questa è un’immagine forte con al quale l’Apostolo intende dire che tutto è nelle mani di Dio. Anche gli sconvolgimenti che gli uomini sanno provocare, anche la divisione che porta l’odio, la guerra, la divisione tra gli uomini, è nelle mani di Dio, perché nulla accade fuori dalla sua volontà. Se sulla terra ci sono devastazioni, guerre, pestilenze e ogni altro genere di male, pur voluto dagli uomini, è però vero che nulla è fuori dalla volontà di Dio, che permette anche queste cose per la conversione degli uomini. Infatti gli angeli, mentre accadono tutte queste cose, devono segnare “col sigillo sulla fronte” coloro che non vengono meno nella fede, coloro che sono sempre rivolti a Dio e che lo invocano come giudice della storia. Di questa schiera fanno parte tutti coloro che, purificati dalle cose del tempo, stanno sempre davanti a Dio e dicono: “la salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello”. È questa una professione di fede autentica. Coloro che sono passati attraverso la “grande tribolazione “che ogni tempo porta con sé, vedono bene le cose, le vedono con l’occhio di Dio e soprattutto essendo diventati partecipi del suo amore. Purificati da Dio e immersi nel suo amore, ecco che i santi dicono apertamente quanto in vita hanno già detto con le loro opere e con il loro comportamento.
Ecco, dunque, chi sono i santi secondo San Giovanni: sono coloro che hanno vissuto bene il loro tempo, pregando e rivolgendosi a Dio; sono coloro che nel tempo hanno fatto la loro professione di fede in Dio sapendo che tutto è nelle sue mani e che nulla avviene al di fuori della sua volontà; sono coloro che, nel tempo della loro vita, hanno accettato anche il mistero della purificazione che li ha avvolti; sono coloro che hanno illuminato il loro tempo con le opere di bene che sono stati in grado di fare. I Santi, avendo fatto tutto questo nel corso della loro storia, partecipano, ora, della preghiera del paradiso, alla liturgia del paradiso, del mistero di Dio che li ha purificati nel sangue dell’Agnello.
Vangelo
Le medesime cose ci sono state dette dal Vangelo di Matteo ma in tutt’altra forma. Le beatitudini sono la regola di vita preziosa alla quale tutti i santi si sono attenuti, cercando di vivere per primi e di far vivere ad altri quella chiamata alla santità che il vangelo accende nel cuore di tutti coloro che si danno da fare per vivere bene la propria consacrazione battesimale. Soprattutto i santi, nei tempi diversi che hanno vissuto, sono stati operatori di pace, ora chiamati beati. Operatori di pace perché molti di loro hanno vissuto tempi di invasioni, di migrazioni, di guerre. Sono molti, se provate a pensare, i santi che sono sorti nella Chiesa nei tempi più bui e difficili, quando sembrava che nessuna luce potesse rischiarare alcun cielo. Come pure sono molti i santi che, pure in tempo di pace, si sono dati da fare per la riconciliazione tra gli uomini e per la concordia. In che cosa consiste la beatitudine della pace?
Come tutte le beatitudini essa è anzitutto, un’opera. L’operatore di pace è un uomo o una donna che si dà da fare in concreto per la pace. Parla di pace, opera per la pace, traccia trame di riconciliazione e di concordia, vive esempi di pace, si mette a disposizione di tutte quelle cose che, concretamente, servono per vivere e per far vivere la pace.
Questa beatitudine non è solo un’opera. Suppone un’apertura trascendente. L’uomo di pace è, dunque, un credente, uno che si mette davanti a Dio per pregare per la pace, uno che contempla la pace di Dio, ne fa esperienza nella preghiera, propone a tutti di entrare in questa logica di apertura trascendente per avere la pace che non può essere solo un’opera dell’uomo. L’operatore di pace chiede questo a tutti gli uomini. Per operare la pace egli si pone come un uomo che adora Dio e chiede a tutti di mettersi davanti all’Altissimo, anche in forme diverse, ma coltivando l’unica apertura al trascendente. Convinto della contemplazione del volto di Cristo come volto di pace, egli opera nel nome di Cristo chiedendo che tutti i cuori si aprano al mistero di Dio. come diceva Benedetto XVI: “Precondizione della pace è lo smantellamento della dittatura del relativismo e dell’assunto di una morale totalmente autonoma, che preclude il riconoscimento dell’imprescindibile legge morale naturale scritta da Dio nella coscienza di ogni uomo. La pace è costruzione della convivenza in termini razionali e morali, poggiando su un fondamento la cui misura non è creata dall’uomo, bensì da Dio”. Questo è quello che hanno richiamato i santi ed è quello che ci manca. Immersi nella dittatura del relativismo etico e forti di una morale che vuole essere assolutamente autonoma, noi perdiamo anzitutto la pace, come ben si vede, ma, poi, soprattutto la santità, quella santità cui tutti noi cristiani partecipiamo in Cristo.
Epistola
Infine, ci diceva San Paolo, l’operatore di pace è colui che sa che tutto ciò che viene nella storia degli uomini può avvicinare a Dio: il credente, il battezzato, sa che niente lo può separare da Dio, nemmeno le cose che sembrano avere una portata infinita e una potenza inaudita. Il credente rimane nella storia per ricordare, con la sua professione di fede, proprio quel Bene sommo che è Dio al quale tutti dovrebbero sentirsi diretti e al quale tutti dovrebbero richiamarsi. L’operatore di pace non perde mai la speranza, ma sempre si comporta come figli di Dio che ama cercare il volto del Padre.
Per il nostro cammino
Le risposte che voglio sottolineare in questa festa particolare sono quindi molteplici e forti. Non vorrei però che fossero solo un commento alla scrittura, ma desidererei che tracciassero una linea molto precisa e forte con la quale tutti possiamo confrontarci. In concreto, dunque, cosa bisogna fare?
- Partecipare alla S. Messa, soprattutto domenicale perché è lì che si partecipa a quella scuola di santità che apre i cuori e forma gli spiriti. Ci viene incontro ancora il Concilio che afferma: “Nei vari generi di vita e nelle varie professioni un’unica santità è praticata da tutti coloro che sono mossi dallo Spirito di Dio e … seguono Cristo povero, umile e carico della croce, per meritare di essere partecipi della sua gloria”. Il concilio ci dice che la vita dell’uomo può avvenire, concretamente, nelle forme più disparate, ma se c’è quella ricarica continua che è la celebrazione dei sacramenti in genere e della Messa in particolare, c’è quel cammino di santità che rende vera la vita dell’uomo. Quindi noi dovremmo già dire che adesso, stiamo partecipando alla scuola della santità di Cristo. Ma se vogliamo che questa scuola porti i suoi frutti, se vogliamo che l’apertura al trascendente sia vera, dobbiamo operare perché questa dimensione sia vissuta da tutti. Ecco il richiamo a tutta la comunità e il richiamo che io vorrei foste voi a portare a ciascuno dei vostri famigliari che non vengono più a Messa. Se vogliamo essere operatori di pace indirizzati verso la santità abbiamo bisogno di partire da qui. E, difatti, tutti i santi hanno avuto una particolare devozione per la S. Eucarestia.
- Vivere quella espressione di carità che è amore e che può brillare nelle diverse opere. Come diceva Sant’Agostino: “ama e fa ciò che vuoi”. I santi hanno fatto le opere più disparate. Operando in diversissimi settori sono giunti tutti all’unica santità con il Padre perché hanno amato. È questa la dimensione nella quale dovremmo sentirci tutti partecipi. Una dimensione che ci spinge ad amare, ad operare per il bene, con la forza che riceviamo dall’Eucarestia, nelle forme che sappiamo sostenere, tutti convinti che questo è l’unico modo per essere operatori di pace nel nostro mondo.
- Fare memoria dei santi. In questo senso credo che le celebrazioni dell’anno liturgico, come ci dice il nostro Vescovo, servano proprio a questo, a farci vivere e a farci sperimentare la bellezza del cammino di altri del quale noi ci rendiamo partecipi nella grazia. Conoscere la vita dei santi, celebrare i santi, rende anche noi uomini, donne in cammino verso al santità.
Partecipiamo dunque a questa festa con l’animo di chi vuole aprirsi alla dimensione della preghiera, per cercare di contemplare al santità di Dio dalla quale proviene la pace da immettere, in ogni opera fatta con amore, nelle realtà più disparate della nostra esistenza. È così che santificheremo noi stessi, è così che parteciperemo alla santificazione universale.