Settimana della 3 domenica dopo l’Epifania – giovedì – Santi Timoteo e Tito
La spiritualità di questo giorno
La sapienza e la luce della fede nella vita consacrata.
Come molti sanno, in questo giorno, si vive la giornata per la vita consacrata. Ci riferiamo, in questo modo, a tutte le forme di consacrazione possibile: maschile e femminile, monaci e monache, suore e frati, consacrate laiche e consacrate in istituti di vita secolari… le forze sono molteplici. La Chiesa oggi ci ricorda che la loro presenza è una benedizione.
La Parola di questo giorno
LETTURA Ml 3, 1-4a
Lettura del profeta Malachia
Così dice il Signore Dio: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore».
SALMO Sal 23 (24)
Entri il Signore nel suo tempio santo.
Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito. R
Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. R
Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria.
Chi è mai questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria. R
EPISTOLA Rm 15, 8-12
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, Cristo è diventato servitore dei circoncisi per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri; le genti invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto: «Per questo ti loderò fra le genti e canterò inni al tuo nome». E ancora: «Esultate, o nazioni, insieme al suo popolo». E di nuovo: «Genti tutte, lodate il Signore; i popoli tutti lo esaltino». E a sua volta Isaia dice: «Spunterà il rampollo di Iesse, colui che sorgerà a governare le nazioni: in lui le nazioni spereranno».
VANGELO Lc 2, 22-40
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio «una coppia di tortore o due giovani colombi», come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puòi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
L’atteggiamento di sapienza
Il riferimento biblico è molto evidente nel Vangelo. Nella festa della presentazione del Signore, come abbiamo ascoltato, due personaggi accolgono Cristo nel tempio: Anna e Simeone.
Simeone è un vecchio profeta. Ha vissuto tutta la sua vita per Dio. La sua vita è diventata preghiera, tanto da aver compreso in maniera misteriosa ma reale, che non sarebbe morto senza prima aver visto il Cristo di Dio. È esattamente quello che avviene quando Gesù entra nel tempio. Molti sono i presenti, ma solo due coloro che riconoscono, nel bambino, la presenza di Cristo. Solo Simeone, poi, aiuterà Maria, con la sua profezia, a comprendere quello che accadrà in lei proprio a causa di quel bambino.
Così è Anna, una donna sfortunata, potremmo dire. Ha avuto una vita da sposata, ma è rimasta vedova prestissimo, solamente dopo 7 anni di matrimonio. Questa donna non va in cerca di fortuna, non si rifà una vita, ma vive nel tempio, tutta dedita alla preghiera e tutta consacrata a Do. Anche lei tesse le lodi di Dio mentre prende il bambino tra le braccia. Anche lei gioisce per la presenza del Messia. Anche lei continua a lodare Dio per il privilegio che le è stato riservato.
Simeone, Anna, un uomo e una donna che hanno consacrato la propria vita a Dio, che hanno speso la propria vita in preghiera, vengono, in qualche modo premiati per tutto quello che hanno saputo fare, per quello a cui hanno saputo rinunciare, per tutto ciò che hanno saputo mettere in campo per il bene della loro anima e per il bene del loro popolo.
Il nostro cammino di fede
Per noi che senso ha la vita consacrata? Nella nostra vita, nel nostro mondo, nella nostra società, che peso ha la vita consacrata?
Noi veniamo da secoli dove le religiose erano un esercito e dove i frati, i monaci, erano una presenza di Chiesa cercata, sostenuta, ambita. Viviamo in un’epoca che non ha più nulla di tutto questo. Il senso della consacrazione è quasi del tutto sparito. Sono pochissime le ragazze, le donne che vedono, in un istituto di vita consacrata, la chiamata della loro vita, il bene dei loro giorni, l’esistenza benedetta che Dio promette a ciascuno. Così come è quasi del tutto svanito l’ideale di una vita comune nel monastero, il lavoro che diventa preghiera, la fraternità che diventa una gioia. Noi viviamo nell’epoca della dismissione, negli anni in cui le case religiose chiudono, si rinchiudono in sé stesse, per curare meglio i molti anziani che sono ancora presenti con un pugno di giovani frati, suore o monaci, che si prendono cura dei fratelli e delle sorelle anziani, certi che, quando a loro volta saranno anziani, nessuno farà così per loro. Perché dopo di loro non c’è nessuno. Che i carismi vadano e vengano è cosa nota. Che ogni epoca storica abbia le sue prerogative è chiaro. Ma siamo sicuri che alcuni carismi siano finiti? Abbiamo certezza del fatto che la vita fraterna non sia più una forma di vita per il giorno d’oggi? Siamo certi che, alcuni carismi, dopo secoli di gloriosa storia abbiano detto tutto quello che dovevano dire? Credo che occorra far parlare meglio questi segni.
Anzitutto il segno della verginità consacrata. Il fatto che le monache, le suore, siano nubili o il fatto che i frati e i monaci siano celibi, è un richiamo alla vita eterna, dove non si prende né moglie né marito. È la presenza del consacrato o della consacrata, al di là di quello che devono fare, che è già una ricchezza. Una ricchezza che dice a tutti la presenza di Dio. Una ricchezza che parla a tutti della vita eterna. Una ricchezza che dice a tutti che, in fondo, conta una cosa sola: piacere al Signore. Tutto il resto viene dopo o, comunque, in modo differente.
Credo che sia nostro preciso dovere educare i più giovani ad un discernimento vocazionale serio, che includa anche la prospettiva della consacrazione. Nel mondo di solitudine in cui viviamo oggi, io credo che la risorsa della vita fraterna sia un’opportunità. Nel mondo che non vive bene il rapporto con il lavoro, la soluzione della vita consacrata avrebbe molto da dire. Chiediamo al Signore, oggi, di aiutarci a riflettere su questo immenso dono per la vita personale, della Chiesa e del mondo intero.
Intenzioni di preghiera
Preghiamo per i giovani e le giovani, perché possano riscoprire, nell’ideale della vita consacrata, un ideale di vita.
Preghiamo per la Chiesa, perché la vita consacrata abbia sempre qualcosa da dire al mondo.
Preghiamo per le madri Canossiane, nel 120° anniversario della loro presenza a Cassano, perché siano sempre una risorsa di questa comunità per il molto bene lasciato in eredità.
Preghiamo perché il Signore continui a parlare alla sua Chiesa anche con questo segno.