Settimana della 4 domenica dopo l’Epifania – venerdì
La spiritualità di questo giorno
La famiglia e la sua cura.
La Parola di questo giorno
LETTURA Sir 30, 2-11
Lettura del libro del Siracide
Chi corregge il proprio figlio ne trarrà vantaggio e se ne potrà vantare con i suoi conoscenti. Chi istruisce il proprio figlio rende geloso il nemico e davanti agli amici si rallegra. Muore il padre? È come se non morisse, perché dopo di sé lascia uno che gli è simile. Durante la vita egli gioisce nel contemplarlo, in punto di morte non prova dolore. Per i nemici lascia un vendicatore, per gli amici uno che sa ricompensarli. Chi accarezza un figlio ne fascerà poi le ferite, a ogni grido il suo cuore sarà sconvolto. Un cavallo non domato diventa caparbio, un figlio lasciato a se stesso diventa testardo. Vezzeggia il figlio ed egli ti riserverà delle sorprese, scherza con lui, ti procurerà dispiaceri. Non ridere con lui per non doverti rattristare, e non debba alla fine digrignare i denti. Non concedergli libertà in gioventù, non prendere alla leggera i suoi errori.
SALMO Sal 50 (51)
Signore, nel segreto del cuore m’insegni la sapienza.
Tu gradisci la sincerità nel mio intimo,
nel segreto del cuore mi insegni la sapienza.
Aspergimi con rami d’issòpo e sarò puro;
lavami e sarò più bianco della neve. R
Fammi sentire gioia e letizia:
esulteranno le ossa che hai spezzato.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo. R
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno. R
VANGELO Mc 7, 1-13
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Si riunirono attorno al Signore Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è ‘korbàn’, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».
L’atteggiamento di sapienza
Anche oggi possiamo per lo meno tentare di rileggere le Scritture da un punto di vista unitario che è quello della famiglia.
La prima lettura, il Siracide, ci ha dato consigli che, forse, noi in un’altra epoca e in un altro atteggiamento educativo rispetto ai ragazzi non solo non comprendiamo ma nemmeno siamo troppo concordi con queste parole. Eppure gli atteggiamenti educativi suggeriti sono, credo, quelli di sempre ed esprimono una loro sapienza. In fondo il Siracide ci ha detto di vigilare sui figli, sui giovani, di essere attenti al modo con il quale essi apprendono come usare della propria libertà, di essere attenti a non creare dei figli testardi. In positivo il sapiente ci ha detto di trasmettere loro quell’attenzione che deve nascere proprio in ogni famiglia rispetto agli altri, o di saper dosare bene l’uso delle parole verso i figli, per non creare degli esaltati. Così come il sapiente ci ha detto di essere sempre vigilanti sui figli: non si sa mai bene dove possano arrivare con i modi di fare di una generazione che è sempre in evoluzione.
Anche Gesù si soffermava su questo tema, ricordando il vero valore del quarto comandamento. La quarta parola, infatti, non è detta per i bambini perché obbediscano ai genitori, come molti pensano e come, del resto, ci è stato insegnato. Piuttosto nella legge di Mosè essa è detta per figli ormai divenuti adulti, per uomini, donne che devono farsi carico dei genitori divenuti anziani e che, invece, cercano stratagemmi di ogni tipo per non vivere questa dimensione di responsabilità. Compresa quella di vincolare il patrimonio pur di non spendere per il fabbisogno degli anziani! Certo un modo per verificare che l’istruzione, l’educazione, non sono andati poi nel verso giusto…
Il nostro cammino di fede
Credo proprio che queste Scritture siano non solo profondissime, ma che anche ci aiutino a vivere bene una nostra possibile riflessione.
Intanto sulla cura dei giovani e sul criterio, sul metodo educativo che il cristiano vive. Proprio perché il cristiano crede fermamente nella famiglia, egli educa i più giovani secondo i criteri del Vangelo e secondo quelli della sapienza della fede. Criteri che spronano anche alla vigilanza corretta, alla guida che sa lasciare liberi ma che, al tempo stesso, diventa un punto di riferimento sicuro. La famiglia credente trasmette valori con il suo modo di essere, con il suo modo di fare, ancora prima che con gli insegnamenti teorici. Giustamente il genitore, come per altro ci ha detto il sapiente, non è né l’amico né il confidente del figlio. Certamente egli si comporta anche da amico e raccoglie le confidenze del figlio che diventa grande, ma lo fa con la sapienza e con la responsabilità del genitore che sa come intervenire per il bene di coloro che ha generato. Così come il genitore cristiano educa alla libertà un figlio, promuove la sua crescita ma anche sa vigilare perché essa non diventi un pretesto per coprire ciò che non è bene per la crescita e per un ragazzo che diventa uomo.
In secondo luogo credo che le Scritture ci aiutino a comprendere bene il richiamo alla cura degli anziani. Certo oggi abbiamo molti strumenti che al tempo non c’erano e siamo alle prese con problemi di cui, al tempo, non ci si sognava nemmeno: il prolungarsi della vita, l’insorgere di nuove malattie, un contesto di vita e di concezione della famiglia profondamente mutato rispetto a quello evangelico… Non deve venire però meno il dovere e, soprattutto, l’amore per la cura degli anziani, per riconoscenza rispetto a quanto abbiamo ricevuto e per sostegno alle età della vita nelle quali diventa sempre più evidente la fragilità e la paura delle cose che possono capitare.
Intenzioni di preghiera
Il richiamo a queste due realtà è fondamentale per tutti. Per voi presenti a Messa credo che ci sia una viva preoccupazione per la vostra età della vita, per le incertezze che la accompagnano, per i problemi che iniziano a sorgere. Non meno, però, che la preoccupazione per figli e, soprattutto, nipoti che vedete crescere molto lontano dai valori che hanno segnato e contraddistinto la vostra vita.
Credo che oggi ci sia data l’occasione di pregare. Preghiamo perché possiamo vivere questa età della vita con profonda saggezza. Preghiamo perché possiamo occuparci degli altri con quell’amore che è necessario ma anche con quel richiamo alla verità che dobbiamo esprimere. Preghiamo per i giovani di oggi, perché la loro crescita si lasci ispirare dalla sapienza degli anziani. Preghiamo per gli adulti, perché sappiano trattare il mondo degli anziani con quella capacità di rispetto e anche con quella attenzione che merita, lasciando che tutti gli altri nostri interrogativi siano nelle mani di Dio.