Settimana della prima domenica di quaresima – giovedì
La spiritualità di questo giorno di quaresima
Il concetto di giustizia. Oggi il Vangelo ci chiede di riflettere particolarmente su questo tema.
- Cos’è per me la giustizia?
- In che senso posso dirmi giusto?
La Parola di questo giorno
GENESI 5, 1-4
Lettura del libro della Genesi
Questo è il libro della discendenza di Adamo. Nel giorno in cui Dio creò l’uomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e diede loro il nome di uomo nel giorno in cui furono creati. Adamo aveva centotrenta anni quando generò un figlio a sua immagine, secondo la sua somiglianza, e lo chiamò Set. Dopo aver generato Set, Adamo visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie.
SALMO Sal 118 (119), 17-24
Mostrami, Signore, la via dei tuoi precetti.
Sii benevolo con il tuo servo e avrò vita,
osserverò la tua parola.
Aprimi gli occhi perché io consideri
le meraviglie della tua legge. R
Forestiero sono qui sulla terra:
non nascondermi i tuoi comandi.
Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi giudizi in ogni momento. R
Tu minacci gli orgogliosi, i maledetti,
che devíano dai tuoi comandi.
Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho custodito i tuoi insegnamenti. R
Anche se i potenti siedono e mi calunniano,
il tuo servo medita i tuoi decreti.
I tuoi insegnamenti sono la mia delizia:
sono essi i miei consiglieri. R
PROVERBI 3, 27-32
Lettura del libro dei Proverbi
Figlio mio, non negare un bene a chi ne ha il diritto, se hai la possibilità di farlo. Non dire al tuo prossimo: «Va’, ripassa, te lo darò domani», se tu possiedi ciò che ti chiede. Non tramare il male contro il tuo prossimo, mentre egli dimora fiducioso presso di te. Non litigare senza motivo con nessuno, se non ti ha fatto nulla di male. Non invidiare l’uomo violento e non irritarti per tutti i suoi successi, perché il Signore ha in orrore il perverso, mentre la sua amicizia è per i giusti.
VANGELO Mt 5, 20-26
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».
Il discorso della montagna
La riflessione del Signore parte da quello che già dicevamo ieri. Per gran parte dei credenti di allora, giusto era chi rispettava la legge di Mosè. Mettere in pratica la legge di Mosè era già occasione per essere giusti. Un’adesione formale alla legge di Mosè era quanto poteva essere considerato sufficiente per vivere la giustizia. Questa concezione è molto riduttiva, perché giusto, in sintesi estrema, è solamente colui che mette in pratica la legge di Mosè. Impostando così la questione, si rischia di vivere male una serie di realtà fondamentali della vita.
Gesù ha un altro modo di impostare la questione. La giustizia di un uomo non dipende dall’osservanza letterale della legge, quanto piuttosto dalla sua capacità di entrare in relazione con gli altri in modo significativo. “Chi si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto a giudizio”, come pure le evidenti esagerazioni: “chi gli dice stupido sarà sottoposto al sinedrio e chi dice pazzo sarà sottoposto al fuoco della Geenna”, sono immagini usate dal Signore per dire che la giustizia consiste nel modo con cui uno sa impostare o meno la relazione con gli altri. Quando un uomo è capace di impostare la relazione in modo autentico, significativo, dove brilla l’ascolto, dove l’interesse per l’altro – chiunque sia questo altro – è reale, allora si raggiunge la virtù della giustizia, che è la qualità grazie alla quale un uomo dà a ciascuno il suo. Viceversa, quando la relazione è viziata dall’ira, cioè dal desiderio di cancellare l’altro che, ovviamente, non porta a nessun ascolto, interesse, fattivo darsi da fare per il bene dell’altro; quando la relazione diventa insulto anziché capacità di comprensione; quando la relazione diventa un deridere l’altro, non ci può essere nessuna giustizia. Il cammino per essere giusti è, quindi, molto duro e faticoso. Non si tratta di svolgere bene un compito, di mettere in pratica una norma, ma di entrare in un sistema diverso di pensare il rapporto con gli altri. Quando uno è animato dal desiderio di vivere l’amore che Cristo vive con gli uomini, allora si raggiunge una vera giustizia.
Questa giustizia vale non solo nei confronti degli uomini, ma anche nei confronti di Dio. Ecco perché se un credente si accinge a pregare, detto con il linguaggio evangelico, se uno si accinge a “fare un’offerta nei confronti di Dio”, ma lì, presso l’altare, si ricorda che un fratello ha qualcosa contro di lui, è meglio lasciare lì la propria offerta e correre prima a riconciliarsi con il fratello. Credo che, alla luce di quanto abbiamo detto, questa seconda parte del Vangelo risulti molto più chiara. Se la giustizia è la capacità di curare le relazioni con gli altri, se la giustizia è il mettere al centro di ogni cosa il modo con cui viviamo in relazione agli altri uomini, a maggior ragione la relazione con Dio, creatore e padre di tutti, deve essere improntata alla giustizia. Se si avverte lontananza rispetto ad un fratello, non si può lodare il nome di Dio in verità se prima non si è fatto di tutto per ristabilire quella relazione in modo tale che possa essere vissuta correttamente e alla luce della giustizia.
Come si vede, Gesù va ben oltre il concetto, a questo punto limitato, “banale” del mettere in pratica una norma fredda in modo ottuso. Gesù, come sempre, chiede tutto! La mente per capire, l’intelligenza per vedere, il cuore per amare. Senza tutto questo non c’è conversione, non c’è cammino di fede, non c’è vero cammino verso la libertà.
Il nostro cammino di fede
Penso che tutti noi siamo un po’ attratti da quel concetto di giustizia antico che consiste nel mettere in pratica norme e regole senza farsi troppe domande. Credo che tutti ci sentiamo comunque attratti da una visione che sarà anche riduttiva, ma è molto più facile da vivere! È per questo che, a parole siamo tutti d’accordo nel dire che Gesù ha superato la legge di Mosè, ma poi anche noi ci rifugiamo in essa, nella sua essenza, per sentirci sollevati e sicuri. Così vorremmo un cammino di fede che esalti la libertà dei singoli, salvo poi invocare la norma quando comprendiamo la difficoltà di un cammino autentico per la libertà.
- Che idea abbiamo di questo compimento in Cristo della legge?
- Che idea abbiamo di giustizia?
- Cosa facciamo per muovere i nostri passi nella medesima direzione che ci ha insegnato il Signore?
Una buona conversione quaresimale potrebbe essere proprio quella che ci guida a rivedere il nostro concetto di libertà, di giustizia, di amore per la verità, di adesione a Cristo. Quaresima è tempo non solo per la formazione della coscienza, non solo per l’emendazione dal peccato, ma anche per la tensione alla giustizia. Tensione che ci deve far rivedere e ci deve far ripensare a tanti rapporti umani che, con il tempo, rischiano di logorarsi, di diventare poco significativi, di deteriorarsi. Solo allora, solo nella revisione di questi rapporti, troveremo la forza per vivere bene quella giustizia che ci fa offrire la nostra preghiera, le nostre rinunce a Dio in modo significativo, reale, serio.
- Siamo disposti a vivere questa fatica?
Intenzioni di preghiera
Credo che, oggi, tutti siamo invitati ad offrire a Dio una revisione di vita che parta dal concetto di giustizia. Chiediamo al Signore la forza e la grazia di essere sempre affascinati dalla sua Parola che libera la mente e il cuore e chiediamo la forza per vivere quel cammino difficile che ci deve portare prima alla riconciliazione e alla pace nelle relazioni per poi offrire a Dio un dono a lui gradito ed accetto.