Settimana della prima domenica di quaresima – venerdì
La spiritualità di questo giorno di quaresima
Come sappiamo, per antichissima tradizione, il venerdì, nel rito ambrosiano e a differenza di quello romano, non si celebra la Messa. È un giorno nel quale noi non ci cibiamo del corpo di Cristo per sottolineare come anche questo “digiuno eucaristico” ci spinga alla conversione del cuore. In compenso abbiamo la tavola della Parola che si vive a questa celebrazione del vespero che è sempre molto abbondante e che ci aiuta a riflettere. Poiché negli anni scorsi ho presentato queste letture nel loro senso proprio e nel loro accostamento, quest’anno, tutto dedicato alla preghiera, vorrei che traessimo da esse dei temi sui quali riflettere.
La Parola di questo giorno
I LETTURA Dt 1, 3-11
Nel quarantesimo anno Mosè iniziò a spiegare la Legge.
Lettura del libro del Deuteronomio
Nel quarantesimo anno, l’undicesimo mese, il primo giorno del mese, Mosè riferì agli Israeliti quanto il Signore gli aveva ordinato per loro, dopo avere sconfitto Sicon, re degli Amorrei, che abitava a Chesbon, e Og, re di Basan, che abitava ad Astaròt, a Edrei. Oltre il Giordano, nella terra di Moab, Mosè cominciò a spiegare questa legge: «Il Signore, nostro Dio, ci ha parlato sull’Oreb e ci ha detto: “Avete dimorato abbastanza su questa montagna; voltatevi, levate l’accampamento e dirigetevi verso le montagne degli Amorrei e verso tutte le regioni vicine: l’Araba, le montagne, la Sefela, il Negheb, la costa del mare – che è la terra dei Cananei e del Libano – fino al grande fiume, il fiume Eufrate. Ecco, io ho posto davanti a voi la terra. Entrate e prendete possesso della terra che il Signore aveva giurato ai vostri padri, ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe, di dar loro e alla loro stirpe dopo di loro”.
In quel tempo io vi ho parlato e vi ho detto: “Io non posso da solo sostenere il peso di tutti voi. Il Signore, vostro Dio, vi ha moltiplicati ed eccovi numerosi come le stelle del cielo. Il Signore, Dio dei vostri padri, vi aumenterà mille volte di più e vi benedirà come vi ha promesso”». PdD
II LETTURA 1Sam 12, 1-11
Samuele, guida retta e disinteressata del popolo.
Lettura del primo libro di Samuele
In quei giorni. Samuele disse a tutto Israele: «Ecco, ho ascoltato la vostra voce in tutto quello che mi avete detto e ho costituito su di voi un re. Ora, ecco che il re procede davanti a voi. Quanto a me, sono diventato vecchio e canuto e i miei figli eccoli tra voi. Io ho camminato dalla mia giovinezza fino ad oggi sotto i vostri occhi. Eccomi, pronunciatevi a mio riguardo alla presenza del Signore e del suo consacrato. A chi ho portato via il bue? A chi ho portato via l’asino? Chi ho trattato con prepotenza? A chi ho fatto offesa? Da chi ho accettato un regalo per chiudere gliocchi a suo riguardo? Sono qui a restituire!». Risposero:«Non ci hai trattato con prepotenza, né ci hai fatto offesa,né hai preso nulla da nessuno». Egli soggiunse loro: «È testimone il Signore contro di voi, ed è testimone oggi il suo consacrato, che non trovaste niente in mano mia». Risposero: «Sì, è testimone». Allora Samuele disse al popolo: «È il Signore che ha stabilito Mosè e Aronne, e che ha fatto salire i vostri padri dalla terra d’Egitto. Ora fatevi avanti, perché voglio giudicarvi davanti al Signore a causa di tutti i benefici che il Signore ha operato con voi e con i vostri padri. Quando Giacobbe andò in Egitto e i vostri padri gridarono al Signore, il Signore mandò loro Mosè e Aronne, che li fecero uscire dall’Egitto e li fecero risiedere in questo luogo. Ma essi dimenticarono il Signore, loro Dio, ed egli li consegnò in potere di Sìsara, capo dell’esercito di Asor, e in mano dei Filistei e in mano del re di Moab, che mossero loro guerra. Essi gridarono al Signore e dissero: “Abbiamo peccato, perché abbiamo abbandonato il Signore e abbiamo servito i Baal e le Astarti! Ma ora liberaci dalle mani dei nostri nemici e serviremo te”. Allora il Signore vi mandò Ierub-Baal e Barak e Iefte e Samuele, e vi liberò dalle mani dei nemici che vi circondavano e siete vissuti tranquilli». PdD
III LETTURA Es 3, 1-12
Dal roveto ardente il Signore rivela il Nome a Mosè e lo invia per liberare il popolo.
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l’Ittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo. Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono. Perciò va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!». Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli Israeliti
dall’Egitto?». Rispose: «Io sarò con te. Questo sarà per te il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete Dio su questo monte». PdD
IV LETTURA 1Re 3, 5-14
Nel sogno il Signore parla a Salomone e gli accorda il dono della sapienza per governare il popolo.
Lettura del primo libro dei Re
In quei giorni. A Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte. Dio disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda». Salomone disse: «Tu hai trattato il tuo servo Davide, mio padre, con grande amore, perché egli aveva camminato davanti a te con fedeltà, con giustizia e con cuore retto verso di te. Tu gli hai conservato questo grande amore e gli hai dato un figlio che siede sul suo trono, come avviene oggi. Ora, Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?». Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Dio gli disse: «Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te. Ti concedo anche quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria, come a nessun altro fra i re, per tutta la tua vita. Se poi camminerai nelle mie vie osservando le mie leggi e i miei comandi, come ha fatto Davide, tuo padre, prolungherò anche la tua vita». PdD
Le scritture
Il tema
Le Scritture di oggi possono essere rilette alla luce di questo tema: tra cielo e terra.
Mosè
A suggerirmi questo tema è la grande figura di Mosè, profeta, legislatore, uomo di Dio che vive sempre con i piedi ben piantati per terra, ma con il suo sguardo perennemente rivolto al cielo. Così ci è stato presentato nella terza lettura, che, in ordine cronologico, va prima della prima lettura che pure parlava di lui. Mosè, nel tempo della sua vocazione, è un uomo con i piedi ben piantati per terra. È un uomo pratico, un uomo che ha dovuto fuggire dall’Egitto, un uomo che, ora, sta vivendo come pastore con la tribù di suo suocero. Un uomo che sa bene come vanno le cose della vita, un uomo che pensa alle piccole realtà della sua tribù e alla famiglia che egli ha costituito. Eppure Mosè non sa vivere solo di queste cose, e, per questo, ha sempre un occhio rivolto al cielo. Così che, quando gli si manifesta quel prodigio che noi chiamiamo “il roveto ardente”, in qualche modo egli è pronto ad entrare in dialogo con Dio e a scoprire il senso della propria vocazione.
Così Mosè vive la sua vocazione di guida, punto di riferimento, profeta, “capo” di Israele, sempre con una grandissima attenzione alle cose della terra, ma sempre con un occhio diretto al cielo, in un perenne dialogo con Dio. Dialogo che permette a lui di portare il popolo di Israele fuori dall’Egitto, ma anche di dire a Dio le sue difficoltà, anche di esprimere la preoccupazione per le tante realtà da affrontare e, da ultimo, come sentivamo nella prima lettura, anche la sua sopravvenuta incapacità di continuare a guidare un popolo numeroso, a causa dell’età e del venir meno delle forze. Mosè è un uomo che guarda con molta schiettezza e molta verità alle cose della vita, ai problemi del suo tempo ed anche alla sua situazione personale, rimettendo nelle mani di Dio anche il suo invecchiamento che lo rende sempre meno adatto a guidare il popolo di Dio.
Se Mosè è così, se Mosè è l’uomo con i piedi piantati per terra e gli occhi rivolti al cielo, è perché anche Dio è così! Dio non è astratto, non è nel suo paradiso beato, ma guarda alla storia degli uomini, si mischia con essa, fa in modo che la sua luce divina entri nei meandri della storia, anche in quelli che sembrano più difficili, più complessi, più lontani da Lui. Dio entra ed illumina tutto, anche quelle vicende della storia che sembrerebbero essere più difficili in assoluto. Dio che vede dalla sua eternità le cose degli uomini e le giudica con l’occhio della sua misericordia, insegna agli uomini a non soccombere nelle cose del tempo, nelle cose della storia, e ad elevare il proprio sguardo alle cose del cielo. Letture bellissime che invitano anche noi a fare altrettanto.
La meditazione continua con Samuele, il profeta, che vive allo stesso modo di Mosè. Egli è continuamente richiamato dagli uomini alle cose della storia, è continuamente richiamato alle vicende difficili che, nel tempo, si vivono, è continuamente sollecitato a venire incontro a tutte quelle cose che fanno parte anche dei pasticci che gli uomini creano con la propria libertà. Eppure Samuele è l’uomo radicato nel mistero di Dio, l’uomo incorruttibile, l’uomo che non accetta regali, cioè non accetta tangenti per piegare, in qualche modo, la volontà di Dio a quella degli uomini. Samuele è l’uomo che interviene nella storia con tutta la sua integrità perché il suo cuore e la sua mente sono in Dio. Samuele, anzi, interviene con tutto il suo “peso” nella storia degli uomini, proprio perché vede le cose con il cuore di Dio e proprio perché le giudica con il suo occhio misericordioso e pietoso.
Così come anche il re Salomone, che vive il suo mandato come uomo di fede. Eletto re, prima ancora di occuparsi delle cose del regno, delle preoccupazioni della politica, dei molti bisogni del suo popolo, egli si reca al tempio, in atteggiamento di preghiera, per chiedere il dono della sapienza. Quella sapienza che viene da Dio e che gli deve permettere di vedere le cose non solo dal punto di vista umano, ma dal punto di vista di Dio. Salomone chiede questo cuore per vivere bene anche il suo mandato politico, egli vuole essere ricordato non perché re intelligente, non perché capace di prendere posizioni decise, ma perché re saggio, re illuminato dalla stessa saggezza di Dio che è quella che gli permette di vedere tutte le cose dal punto di vista della misericordia di Dio.
Il nostro cammino di fede
Credo che questo modo di illuminare la nostra coscienza, da parte di queste Scritture, sia davvero unico. Noi rischiamo di essere attivi solo su un fronte, quello che ci immette nelle cose del tempo. Noi tutti siamo pieni di attenzione o di preoccupazione per le cose da fare, per le cose che viviamo, per le situazioni attraverso le quali passiamo… Siamo così pieni di tutte queste cose che, spesso, non sappiamo illuminarle con la Parola di Dio, con la sapienza di Dio e, per questo, spesso rischiamo di soccombere sotto tutte queste cose che, di fatto, costituiscono per noi un peso. In Quaresima, in questa Quaresima di questo anno dedicato alla preghiera, mi piace che il primo richiamo dei venerdì sia quello a sollevare lo sguardo, a non soccombere nelle cose del tempo, a chiedere a Dio una illuminazione intensa, vera, precisa, perché impariamo a vedere le cose con tutta quella grazia di Dio che viene infusa in chi cerca il suo mistero.
Il modo proprio dei cristiani di guardare alle cose del mondo, del tempo, della storia, è quello di chi giudica tutto alla luce della Croce di Cristo. Alla luce della misericordia che emana da essa, alla luce del perdono di cui ci parla il Cristo sofferente, alla luce che proviene dalla morte di Cristo, noi dovremmo sottomettere ogni cosa, perché tutto sia inquadrato dalla luce del mistero di Dio. Questo dovrebbe essere il nostro modo specifico e proprio di interpretare le cose e di vivere la storia. Esercizio che, molto spesso, non facciamo e ci lasciamo trascinare nelle cose del tempo, sulle quali esprimiamo pareri e giudizi, senza esserci interrogati a fondo su come la fede illumini tutte queste situazioni.
Il richiamo del venerdì
Il richiamo di queste Scritture è, allora, quello perché noi tutti possiamo certamente vivere bene il nostro tempo, prendendo parte alle cose del tempo, alle discussioni, ai problemi, alle realtà più diversificate sia personali, che comunitarie, che sociali, che nazionali, che mondiali… ma con lo sguardo proprio di chi illumina tutto alla luce di Cristo morto e risorto. Questo sguardo ci permette di essere umili come Mosè e di capire che non potremo mai essere presenti nelle cose del tempo come super eroi solitari, ma abbiamo necessariamente bisogno degli altri; ci aiuterà ad avere l’umiltà e la forza di Samuele, che sa non lasciarsi corrompere, ma sa conservare la sua dirittura morale per tutta la vita; ci permetterà di essere sapienti come Salomone, che vive le cose del tempo con quella sapienza che viene da Dio.
Il cristiano che celebra la Pasqua del Signore chiede questa grazia e vive così le realtà del tempo.
Revisione quaresimale
- Chiedo questo dono di sapienza per vedere le cose come le vede Dio?
- Ho la stessa dirittura morale di Samuele?
- Vivo l’umiltà che mi ha dimostrato Mosè?
- Cerco di interpretare le cose della storia con gli occhi fissi al cielo e la mente sprofondata in Dio?
- La mia preghiera serve a questo?