Settimana della prima domenica di quaresima – sabato
La spiritualità di questo giorno di quaresima
Il sabato in Quaresima è un giorno particolare. Non leggiamo pagine del discorso della montagna, ma per volere di sant’Ambrogio stesso, si vive un itinerario che per i catecumeni è di iniziazione cristiana verso il Battesimo e, per i battezzati, è richiamo a quel Sacramento, a quell’evento che ha segnato la nostra prima decisione di appartenenza a Cristo. Questo itinerario sarà molto evidente da sabato prossimo, mentre questo primo sabato di Quaresima vuole essere un po’ una revisione della prima settimana di Quaresima, che ci interroga soprattutto sul nostro modo di guardare l’altro. Ce lo hanno detto sia la prima lettura che l’epistola, ma noi ci concentriamo, soprattutto, sul Vangelo.
La Parola di questo giorno
LETTURA Dt 24, 17-22
Lettura del libro del Deuteronomio
In quei giorni. Mosè disse: «Ascolta Israele. Non lederai il diritto dello straniero e dell’orfano e non prenderai in pegno la veste della vedova. Ricòrdati che sei stato schiavo in Egitto e che di là ti ha liberato il Signore, tuo Dio; perciò ti comando di fare questo. Quando, facendo la mietitura nel tuo campo, vi avrai dimenticato qualche mannello, non tornerai indietro a prenderlo. Sarà per il forestiero, per l’orfano e per la vedova, perché il Signore, tuo Dio, ti benedica in ogni lavoro delle tue mani. Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornare a ripassare i rami. Sarà per il forestiero, per l’orfano e per la vedova. Quando vendemmierai la tua vigna, non tornerai indietro a racimolare. Sarà per il forestiero, per l’orfano e per la vedova. Ricòrdati che sei stato schiavo nella terra d’Egitto; perciò ti comando di fare questo».
SALMO Sal 9 (10)
Il Signore non dimentica il grido degli afflitti.
Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
annuncerò tutte le tue meraviglie.
Gioirò ed esulterò in te,
canterò inni al tuo nome, o Altissimo,
perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa:
ti sei seduto in trono come giudice giusto. R
Il Signore sarà un rifugio per l’oppresso,
un rifugio nei momenti di angoscia.
Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché tu non abbandoni chi ti cerca, Signore. R
Egli chiede conto del sangue versato,
se ne ricorda, non dimentica il grido dei poveri.
Tu vedi l’affanno e il dolore,
li guardi e li prendi nelle tue mani. R
A te si abbandona il misero,
dell’orfano tu sei l’aiuto.
Tu accogli, Signore, il desiderio dei poveri,
perché sia fatta giustizia all’orfano e all’oppresso. R
EPISTOLA Rm 14, 1-9
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, accogliete chi è debole nella fede, senza discuterne le opinioni. Uno crede di poter mangiare di tutto; l’altro, che invece è debole, mangia solo legumi. Colui che mangia, non disprezzi chi non mangia; colui che non mangia, non giudichi chi mangia: infatti Dio ha accolto anche lui. Chi sei tu, che giudichi un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone. Ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di tenerlo in piedi. C’è chi distingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali; ciascuno però sia fermo nella propria convinzione. Chi si preoccupa dei giorni, lo fa per il Signore; chi mangia di tutto, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio; chi non mangia di tutto, non mangia per il Signore e rende grazie a Dio. Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.
VANGELO Mt 12, 1-8
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
Il Vangelo
Il fatto credo che sia noto a tutti. Nel tempio di Gerusalemme era previsto un altare sul quale si deponevano i pani sacri dell’offerta. Quando questo pane veniva offerto sull’altare, solo ai sacerdoti era lecito prenderne e cibarsene. Il singolo fedele non poteva assolutamente ricevere questo pane. Nella storia di Davide accade il contrario. Il sacerdote sa guardare alla momentanea povertà di Davide e del suo gruppo. Tutti questi uomini non hanno cibo e, avendo sentito che essi si sono “purificati” per il viaggio, diremmo noi con un linguaggio semplice per farci capire, poiché sono in uno stato di grazia, avendo già chiesto il perdono per le loro colpe, vengono ammessi a prendere in cibo quel pane dell’altare. Un fatto unico e singolare in tutta la Scrittura.
In tutt’altro contesto, secoli dopo, i discepoli del Signore vengono “sorpresi” a strappare spighe nel giorno di sabato, cosa non permessa, non lecita. Subito qualcuno di quelli che vive la legge come un’imposizione, uno di quelli che non sa leggere i segni e che, soprattutto, nulla sa della rivelazione che Cristo sta compiendo, grida allo scandalo. Scandalo che è per il fatto in sé, per il discepolo che è colpevole di non rispettare i costumi della fede, ma che in fondo riguarda Gesù. Che maestro è uno che non sa insegnare queste cose? Che maestro è uno che tollera di avere nel suo gruppo chi non sa rispettare la legge di Dio? È, ovviamente, un maestro falso, uno di cui diffidare.
Come vedete si passa presto dal richiamo della legge al giudizio sulla persona. Dal richiamo dei comandamenti si passa subito ad un giudizio malevolo sulle persone e, soprattutto, su Gesù. A non essere puro è il cuore di queste persone che giudicano secondo le apparenze e non secondo un giudizio vero.
Di qui il monito del Signore che rimanda alla storia di Israele per far capire che non è quando si interpreta la legge in modo stringente che si esercita la giustizia, ma quando si apre il cuore! Così questo episodio serve al Signore Gesù per educare il suo discepolo, ma anche chi lo ascolta in senso più generale, a capire che dal modo con cui si guarda all’altro dipende l’intensità della fede. Più uno è fedele a Dio, più il suo modo di fare, di vivere, di “giudicare”, consisterà in quello sguardo di amore, accoglienza, benevolenza che è il centro della rivelazione di Cristo. Questo Vangelo ci dice che chi si avvicina a Cristo, poi, deve guardare agli altri con quello stesso occhio con cui Cristo guarda all’uomo.
Il nostro cammino di fede
Questa premessa al recupero del senso battesimale dell’esistenza è essenziale e ci permette di capire anche tutto ciò che la rivelazione quaresimale del volto di Dio ci ha insegnato questa settimana.
- Con quale occhio guardiamo all’altro?
- Come giudichiamo le realtà che ci circondano?
- Poiché stiamo vivendo un itinerario di conversione quaresimale, come ci correggiamo su questo essenziale punto di vista?
Il modo di guardare agli altri di un battezzato, infatti, non dovrebbe essere uguale a quello di altri uomini, specie di chi non ha fede. Un battezzato guarda all’altro come ad un fratello, come ad un’anima per la quale Cristo si è immolato, come ad un uomo che Cristo vuole salvare. Quante volte, se avessimo questo sguardo, sapremmo agire diversamente! Quante volte, se avessimo questo sguardo, sapremmo agire in modo innovativo, fedele alla Parola di Dio, se vogliamo anche provocatore rispetto al mondo.
Intenzioni di preghiera
Alla fine di questa prima settimana di Quaresima preghiamo per la nostra conversione. Credo che il discorso della montagna ed anche questa “lezione” che abbiamo ricevuto oggi, ci facciano prendere in seria considerazione il fatto che tutti noi siamo assolutamente molto distanti da quello che il Vangelo ci vuole ricordare e insegnare. Credo che questa percezione sia qualcosa che aiuta davvero la nostra coscienza. Noi, infatti, non dobbiamo sentirci già buoni cristiani che, al limite, possono aggiungere qualcosa al loro cammino già buono! Noi dobbiamo percepire la nostra distanza da Cristo se vogliamo convertirci! Il discorso della montagna ce lo permette, ma noi abbiamo davvero voglia di fare la fatica di convertirci?