La Samaritana
Per introdurci
- Abbiamo scritto la nostra regola di vita per la quaresima?
- Come l’abbiamo vissuta?
Se abbiamo fatto questo primo passo di revisione quaresimale, allora possiamo essere pronti per il secondo passo: pregare con una persona che si ama. Che vuol dire, certamente, un’autentica riscoperta della preghiera di coppia, ma non solo. Sono molte le persone che possiamo amare e con le quali, magari, non preghiamo mai.
Perché questo passo?
La Parola di Dio
LETTURA Es 20, 2-24
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato. Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. Non ucciderai. Non commetterai adulterio. Non ruberai. Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo». Tutto il popolo percepiva i tuoni e i lampi, il suono del corno e il monte fumante. Il popolo vide, fu preso da tremore e si tenne lontano. Allora dissero a Mosè: «Parla tu a noi e noi ascolteremo; ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!». Mosè disse al popolo: «Non abbiate timore: Dio è venuto per mettervi alla prova e perché il suo timore sia sempre su di voi e non pecchiate». Il popolo si tenne dunque lontano, mentre Mosè avanzò verso la nube oscura dove era Dio. Il Signore disse a Mosè: «Così dirai agli Israeliti: “Voi stessi avete visto che vi ho parlato dal cielo! Non farete dèi d’argento e dèi d’oro accanto a me: non ne farete per voi! Farai per me un altare di terra e sopra di esso offrirai i tuoi olocausti e i tuoi sacrifici di comunione, le tue pecore e i tuoi buoi; in ogni luogo dove io vorrò far ricordare il mio nome, verrò a te e ti benedirò”».
SALMO Sal 18 (19)
Signore, tu solo hai parole di vita eterna.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. R
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. R
Ti siano gradite
le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore. R
EPISTOLA Ef 1, 15-23
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore. Egli la manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni Principato e Potenza, al di sopra di ogni Forza e Dominazione e di ogni nome che viene nominato non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.
VANGELO Gv 4, 5-42
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete ». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Efesini
A suggerirmi questo possibile passo per la nostra quaresima in questo anno della preghiera è l’epistola di oggi, la lettera agli Efesini. “Avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle preghiere”. Così diceva l’apostolo. L’amore verso i santi è l’amore cristiano, l’amore fraterno con cui i battezzati nel nome del Signore si conoscono, si amano, si rispettano. Paolo sta dicendo che tutti coloro che hanno fede e che hanno ricevuto il battesimo formano una nuova famiglia: la famiglia dei battezzati che è la chiesa. In questa famiglia il primo compito, il primo dovere, è il pregare gli uni per gli altri. San Paolo stesso dice di pregare per la comunità di Efeso, perché ha avuto testimonianza della loro fede, perché ha visto, proprio da loro, come ci si ama pregando insieme. È, dunque, tipico del battezzato pregare insieme con gli altri e pregare per gli altri. Continuava poi l’apostolo descrivendoci alcune conseguenze di questa preghiera comune.
La prima si riassume in queste parole di San Paolo: “perché Dio vi conceda uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di Lui”. Qual è lo scopo della preghiera fatta insieme a coloro che si amano per coloro che si amano? Non è immediatamente il sostegno reciproco, non è immediatamente la condivisione di qualche cosa, ma è la più profonda conoscenza del Signore. Quando si prega insieme a tutti i battezzati si conosce meglio il mistero di Dio, quando si prega insieme alle persone che si amano, lo Spirito di Dio lavora dentro di noi e ci permette di arrivare ad una conoscenza sempre più profonda e sempre più perfetta del suo mistero.
La seconda: “”Egli illumini gli occhi del vostro cuore, per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati”. Chi prega insieme con gli altri, ottiene questo dono dello Spirito: l’illuminazione degli occhi del cuore, ovvero chi prega insieme con gli altri impara ad amare come Cristo ama. Imparare ad amare non è questione di esperienza, ma questione di illuminazione, dice il Signore attraverso l’apostolo. Più tu ti immergi nel mistero di Dio, che è amore, più impari ad amare in modo disinteressato, gratuito, libero, come ama Dio. La preghiera è, quindi, sempre fonte di amore, scuola di amore, modalità per imparare ad amare come Cristo ci ha amati.
E concludeva: “Egli è la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose”. Con queste parole San Paolo ci invita a guardare alla vita eterna, pienezza della rivelazione di amore del Signore, pienezza e compimento della vita del credente, perché noi tutti siamo in cammino verso questo compimento. La quaresima è pensiero alla vita eterna, momento in cui tutti possiamo riflettere sulla chiamata alla risurrezione che è ciò che dà speranza ai nostri giorni ma anche ciò che attira i nostri cuori all’incontro con Lui.
Vangelo
Sulla scorta di queste indicazioni possiamo rileggere il noto Vangelo della Samaritana.
La confusione sentimentale della donna è prodotta dalla sua confusione di fede. Ella non sa più chi è Dio, non prega più, perché non sa nemmeno dove pregare e, soprattutto, con chi pregare. È Gesù che la illumina. Il mistero della preghiera è un mistero interiore, non è questione di “luogo”, non è questione di “modo”. Tutti i luoghi sono adatti per adorare Dio, tutti i modi possibili, possono essere modi buoni per pregare. L’importante è mettersi in ascolto di Dio e poi parlare con Lui, in quella medesima modalità che avviene al pozzo di Giacobbe, ovvero la semplicità, la spontaneità. Gesù insegna alla Samaritana che il primo modo di pregare, il modo giusto di pregare è quello per cui un’anima si rimette nelle mani di Dio così per quello che è, senza nascondersi, senza vergognarsi, dicendo solamente il proprio bisogno di comprensione e di amore, ovvero di perdono. È questo modo di pregare che accende una nova possibilità di amare. Lo sentiamo dal testo. Così illuminata dal Signore la Samaritana riesce a ricostruire la sua vicenda affettiva e giunge a scoprire che quello che sta facendo non la sta portando verso la felicità. Si accompagna a molto uomini, ma con nessuno sta costruendo qualcosa. Così illuminata la samaritana riesce a ricostruire la relazione con gli altri, con gli uomini e le donne del suo villaggio. Proprio quelli che la scherzavano, proprio loro che l’avevano isolata tanto che ella doveva andare al pozzo nell’ora più calda del giorno e non con le altre donne al mattino presto, sono coloro che vanno dal Signore per suo tramite, perché sentono dalle sue parole e capiscono dai sentimenti di cui ella parla, che c’è per tutti un modo di amare diverso, più vero, più profondo. Essi vanno a conoscere quella “sorgente di acqua viva” che è il Cristo per scoprire che è la preghiera uniti che salva, per scoprire che è la preghiera vicendevole che sa rinnovare ogni capacità di amare degli uomini. Non solo. Sia la Samaritana che gli abitanti del villaggio, comprendono che guardare al modo con cui ama Gesù e imitare il suo modo di amare, apre una prospettiva nuova, che è quella dell’eternità. È così che tutti quegli uomini invitano Gesù a stare con loro perché Egli sa rispondere a quel bisogno di speranza che è scritto nei loro cuori.
Esodo
Così, con questa nuova regola di vita, si capiscono anche i comandamenti. Tutti i comandamenti trovano la loro forza e il loro fondamento nella prima tavola, che è quella che mira a costruire e a conservare il rapporto con Dio. Senza questo fondamento, senza questa capacità di guardare a Dio, anche tutti i comandamenti della seconda tavola si spengono, si chiudono, non si illuminano. Con questa radice in Dio, invece, anche tutti i rapporti della seconda tavola, specie quello in famiglia, quello nella copia, quello nella società, si illuminano e traggono nuova forza e nuovo vigore. Nella radice della fede, tutto si illumina e tutto acquista nuova vitalità. Questo a condizione di non fare del comandamento una legge sterile, una realtà asettica, statica, fissa, ma a condizione di fare di esso un’indicazione, una illuminazione per la propria fede, e una chiara indicazione per la propria libertà. A queste condizioni il comandamento rimane perennemente valido e la libertà dell’uomo viene istruita. È così che lo spirito cresce nella direzione voluta da Dio.
Per il nostro cammino
In questo anno preziosissimo della preghiera, realtà che non ci stancheremo mai di richiamare, possiamo prendere tutte queste indicazioni per fare un secondo tratto di revisione quaresimale e per continuare a verificare quella regola di vita che noi stessi ci siamo dati e abbiamo assunto. Per una seria revisione di vita io proporrei di chiederci:
- Come battezzati attingiamo forza dalla preghiera comune?
- Questa forza illumina i nostri rapporti e il nostro modo di amare?
- La preghiera rimane punto di riferimento anche quando le relazioni umane sono difficili?
Cedo che questa revisione quaresimale lasci spazio ad una proposta positiva per il nostro cammino spirituale. In questa seconda settimana di quaresima vorrei che tutti imparassimo il valore, la bellezza, la fondamentalità della preghiera con gli altri. Altri che, anzitutto, soni i vicini, cioè le persone con cui vivete, la famiglia. Penso alle coppie, magari anche di anziani e penso alle famiglie più giovani, quelle in cui la presenza dei figli nella casa è ancora attuale. Potremmo poi allargare alla famiglia dei credenti. Ci sono le diverse forme di preghiera comunitaria, che, a partire dalla Messa, possono essere scelte per non pregare da soli. Quando faremo questo o tanto meglio faremo questo, riusciremo a capire meglio quella radice che il vangelo ha proposto per tutti noi e cioè riusciremo a capire che l’amore che possiamo vivere, scambiare, testimoniarci in tutte le nostre relazioni, ha questa origine: la preghiera fatta con fede, la preghiera, come l’ha chiamata San Paolo, da santi e per i santi, e cioè da battezzati e per i battezzati. Scoprendo poi che i confini della preghiera non esistono, sono universali e, quindi, noi nella preghiera possiamo pregare per qualsiasi intenzione.
In quest’ottica acquista senso la preghiera della coppia, nella coppia. Come si tiene viva la propria relazione? Come si continua ad attingere quella forza che permette il cammino della stabilità e della perseveranza? Nella preghiera fatta con fede e che diventa quella “sorgente di acqua zampillante”, di acqua viva di cui parlava il Signore nel Vangelo. La custodia gli uni per gli altri fatta con fede, la custodia che nasce dalla preghiera, è sempre una forza inesauribile per i nostri giorni.
Ecco, allora, le due direzioni nelle quali vorrei che ci esercitassimo tutti nella prossima settimana. Da un lato riprendiamo in mano la preghiera comunitaria per pregare per le intenzioni che ci stanno più a cuore, dall’altro preghiamo nella coppia e per le coppie in modo del tutto singolare. Ricorderemo a noi stessi, testimonieremo ed insegneremo agli altri che, senza questa radice, non ha senso nessun’altra cosa. Tutto perde senso, valore, anche l’amore tra un uomo e una donna che è il luogo proprio dove brilla quell’essere fatto ad “immagine e somiglianza di Dio” che tutti condividiamo. Riscopriamo questa radice. Aiuteremo le coscienze, a partire dalla nostra, a crescere.