Sabato 02 marzo

Settimana della seconda domenica di Quaresima – sabato

La spiritualità di questa settimana

La seconda settimana, in questo giorno di sabato, ci permette di ripensare ad un gesto molto importante del Battesimo ma anche di altri sacramenti: l’imposizione delle mani. È questo un gesto antichissimo, attestato in moltissime parti della Scrittura e che la liturgia ha saputo valorizzare come simbolo di benedizione, invocazione dello Spirito, atto di affidamento a Dio.

La Parola di questo giorno

LETTURA Is 6, 8-13
Lettura del profeta Isaia

In quei giorni. Isaia disse: «Io udii la voce del Signore che diceva: “Chi manderò e chi andrà per noi?”. E io risposi: “Eccomi, manda me!”. Egli disse: “Va’ e riferisci a questo popolo: Ascoltate pure, ma non comprenderete, osservate pure, ma non conoscerete. Rendi insensibile il cuore di questo popolo, rendilo duro d’orecchio e acceca i suoi occhi, e non veda con gli occhi né oda con gli orecchi né comprenda con il cuore né si converta in modo da essere guarito”. Io dissi: “Fino a quando, Signore?”. Egli rispose: “Fino a quando le città non siano devastate, senza abitanti, le case senza uomini e la campagna resti deserta e desolata”. Il Signore scaccerà la gente e grande sarà l’abbandono nella terra. Ne rimarrà una decima parte, ma sarà ancora preda della distruzione come una quercia e come un terebinto, di cui alla caduta resta il ceppo: seme santo il suo ceppo».

SALMO Sal 25 (26)

Signore, amo la casa dove tu dimori.

Scrutami, Signore, e mettimi alla prova,
raffinami al fuoco il cuore e la mente.
La tua bontà è davanti ai miei occhi,
nella tua verità ho camminato. R

Non siedo con gli uomini falsi
e non vado con gli ipocriti;
odio la banda dei malfattori
e non siedo con i malvagi. R

Giro attorno al tuo altare, o Signore,
per far risuonare voci di lode
e narrare tutte le tue meraviglie.
Signore, amo la casa dove tu dimori
il luogo dove abita la tua gloria. R

EPISTOLA Eb 4, 4-12
Lettera agli Ebrei

Fratelli, si dice in un passo della Scrittura a proposito del settimo giorno: «E nel settimo giorno Dio si riposò da tutte le sue opere». E ancora in questo passo: «Non entreranno nel mio riposo!». Poiché dunque risulta che alcuni entrano in quel riposo e quelli che per primi ricevettero il Vangelo non vi entrarono a causa della loro disobbedienza, Dio fissa di nuovo un giorno, oggi, dicendo mediante Davide, dopo tanto tempo: «Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori!». Se Giosuè infatti li avesse introdotti in quel riposo, Dio non avrebbe parlato, in seguito, di un altro giorno. Dunque, per il popolo di Dio è riservato un riposo sabbatico. Chi infatti è entrato nel riposo di lui, riposa anch’egli dalle sue opere, come Dio dalle proprie. Affrettiamoci dunque a entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza. Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.

VANGELO Mc 6, 1b-5
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo. Il Signore Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì.

L’imposizione delle mani

Rileggendo il Vangelo scopriamo il valore dato a questo gesto, in questo caso, dal Signore Gesù. Egli “impose le mani” ad alcuni malati. È un gesto di trasmissione dello spirito e della forza, è un gesto di vicinanza e di benedizione, è un gesto che comunica la presenza di Dio. In effetti, come abbiamo sentito, il gesto di Gesù diventa immediatamente efficace e guarisce le persone che lo ricevono. È uno dei tanti casi di guarigione che il Signore compie. Lo Spirito di Dio che entra nelle persone per le quali il Signore lo sta invocando, sana le ferite umane, del fisico, del corpo, dello spirito e permette a queste persone di avere nuova vita, nuova forza, futuro.

Il gesto non è citato nella prima lettura che, come si comprende anche ad una prima e veloce lettura, è un brano di vocazione. Il profeta si propone per andare nel nome del Signore ad annunciare a tutti la sua presenza, la sua vicinanza, il richiamo alla fede. È un testo che lascia intuire che tutti ricevono una chiamata. Quella chiamata alla fede che è, per tutti noi cristiani, il Battesimo. È nel Battesimo che riceviamo quel nome cristiano che porteremo per tutta la vita e che non dice solo la nostra storia umana, ma tutta la nostra storia di fede.

Infine la lettera agli Ebrei che ci ha ricordato che il Battesimo, primo sacramento della fede, viene dato in vista di un riposo: il riposo eterno. Essere battezzati significa scendere nella morte di Cristo e risalire con Lui alla vita di grazia. Il testo è molto difficile da capire per tutti noi, eppure, se proviamo a pensare, è proprio nella sepoltura del Battesimo che noi tutti riceviamo quella speranza di vita immortale che ci guiderà per il resto dei nostri giorni, in tutta la nostra esistenza, fino a quando entreremo in quel riposo eterno che ci farà gustare la profonda e vera intimità con Dio.

L’importanza di una benedizione – invito alla riflessione

Se proviamo a rimettere in ordine gli spunti della Parola di Dio, scopriamo che anche per noi è così. Noi tutti, nel Battesimo, abbiamo ricevuto non solo l’inizio della vita cristiana, ma molto di più. Nel Battesimo è anche compresa la nostra vocazione, qualsiasi essa sia. Vocazione e Battesimo che sono “confermati” nel sacramento della Confermazione o Cresima, dove il gesto è forte e parte del rito medesimo. Nella scelta vocazionale, poi, è compresa l’imposizione delle mani. Nel sacramento dell’Ordine essa è molto evidente e solenne, ma anche il matrimonio conosce l’imposizione delle mani mentre il sacerdote prega con quel testo bellissimo che è la benedizione degli sposi. Se poi vogliamo anche notare, l’imposizione delle mani sul pane e sul vino è il gesto che accompagna la nostra liturgia eucaristica, sacramento della presenza di Cristo e alimento a sostegno della vita e della fede dell’uomo. Senza contare poi che il gesto accompagna anche il momento dell’assoluzione nel sacramento della Penitenza, quasi a sottolineare che quel gesto ripete quello del Signore stesso. Come egli riservò cura ed attenzione a tutti i malati, così nel sacramento della Penitenza, noi che siamo peccatori e, quindi, malati nello spirito, riceviamo la “medicina” rispetto ad ogni peccato e mancanza della vita, memori della misericordia che il Signore usa a tutti coloro che sanno accostarsi a Lui con animo veramente pentito. Speriamo poi di ricevere il gesto dell’imposizione delle mani nel sacramento dell’Unzione dei malati, magari in prossimità della nostra morte. Speriamo poi che qualcuno chiami per noi il sacerdote ad accompagnare, con questo gesto, anche quell’ultimo e definitivo viaggio.

In questo sabato ci è chiesto, quindi, di sottolineare con fede il gesto dell’imposizione delle mani e di riceverlo davvero con quella fiducia dei figli che sanno che tutto proviene dalle mani di Dio. Il Signore ci guidi alla riscoperta piena di questo gesto e ci accompagni sempre con la sua benedizione.

Per noi e per il nostro cammino

  • Ho mai pensato seriamente a questo gesto?
  • In quali occasioni posso valorizzarlo?
  • Mi sento anche io benedetto e protetto da Dio in tutte le occasioni della mia vita?
2024-03-01T12:33:53+01:00